Macedonia: Bernays Propaganda, fuori dal coro
Un gruppo dal sound potente, emerso dall’"aria inquinata" di Skopje, con alle spalle più di 400 live. E che non teme di dire delle cose
Di fronte a una band come i Bernays Propaganda è sempre difficile stabilire un genere di riferimento. Ma è un fatto positivo, perché significa che il gruppo ha davvero qualcosa da dire, mostrando di sapersi svincolare da schemi prefissati e stereotipi musicali proponendo qualcosa di originale e mai sentito.
Si possono tuttavia fissare dei paletti all’universo dell’ensemble, ricordando alcune inequivocabili realtà alle quali da sempre si appellano, come Gang of Four, Fugazi, Submission Hold, Shellac, Joy Division, Husker Du. Si tratta di una proposta musicale a metà strada fra la new wave, il post punk e il post-hardcore, incentrata su solidi beats contrassegnati da riff taglienti di chitarra elettrica, linee di basso tiratissime e dall’acida e intrigante voce della cantante.
I Bernays Propaganda si formano a Skopje, Macedonia, nel 2007, città che ultimamente sta dando i natali a molte band interessanti. Alla voce c’è Kristina Gorovska, algida e carismatica frontwoman; alla chitarra elettrica Vasko Atanasoski, ex membro dei Forever Positively Obsessed (FPO); al basso Nenad Trifunovski; alla batteria Dzano Kuc.
Prendono il nome dall’opera di Edward Bernays, fra i primi a mettere in relazione la psicologia del subconscio alla strumentalizzazione dell’opinione pubblica. Non a caso uno dei suoi testi più celebri, risalente al 1928, si intitola Propaganda. Il primo disco dei musicisti di Skopje è Happiness Machines e arriva dopo una serie di collaborazioni con l’eclettica label slovena Moonlee Records, nel cui parterre figurano brillanti gruppi come Repetitor (di cui parleremo il prossimo mese) e Bilk. Comprende dieci tracce di cui la prima eccitante "Ubij me!" (Uccidimi!). Spinge al ballo, al pogo, con un ritmo conturbante che incalza fin dall’inizio e si fa incandescente con l’entrata dell’affascinante voce di Kristina. Ottima la sezione ritmica e l’amalgama musicale che trapela dai suoni dei singoli strumenti. La sorta di nichilismo lirico che pulsa nella traccia apripista, viene ripreso anche nella sesta "Ne sakam da znam" (Io non voglio conoscerti), con una linea di basso che rimanda ai Sonic Youth (qui durante un live a Plovdiv, in Bulgaria). Dopo la pubblicazione dell’album segue un lungo tour in tutta Europa, Italia compresa. Nel 2009 si esibiscono in più di cento concerti, consacrando il loro nome in gran parte dei Balcani.
Il secondo appuntamento in studio è con My personal holiday, nel 2010. Esplicita la proposta politico-letteraria, che spinge a ricalcare le tematiche punk più care all’immaginario collettivo, contrarie a molte tendenze sociali moderniste, evolutesi – stando al parere della band – solo per manipolare il libero pensiero e decontestualizzare la volontà di esprimersi in modo eticamente corretto.
Anche in questo caso l’invito è a muovere anche i bacini e a lasciarsi andare al ritmo di canzoni "spumeggianti" e piene di groove. "E’ un disco che fa ballare anche i morti", si legge sul sito della band. Il lavoro è ancora sponsorizzato dalla Moonlee e masterizzato da Carl Saff, famosissimo nel suo campo, e già collaboratore di moltissime band fra cui Urge Overkill e Norfolk & Western. E rimanda ad altisonanti nomi dell’establishment musicale mondiale, come Gossip e LCD Soundsystem. Una curiosità: la copertina – rappresentante una surreale e coloratissima donna al telefono – è realizzata dalla cantante Kristina, affiancata dall’abile disegnatrice Caci Chavdarovska. Il disco in Italia (come quasi sempre accade con le migliori proposte artistiche proventi dai paesi della ex Jugoslavia), non è distribuito, ma sul sito della Moonlee Records è possibile scaricarlo integralmente. Fra le canzoni più interessanti si possono citare "Ovoj den da pomine", con un sound che rimanda addirittura ai Klaxons, gruppo synth rock inglese attivo dal 2005, e "Namesti frizura i gladuvaj", dove il rimando è soprattutto alle conturbanti atmosfere dei Gang of Four.
Esce nel 2011 Tango Revolucioner, un disco degli Xaxaxa (in pratica i Bernays Propaganda senza Kristina), e un EP con brani della band macedone remixati. E nel 2013 è la volta di Zabraneta Planeta, terza fatica del gruppo (qui è possibile ascoltare l’intero disco). "Sono nove nuove canzoni, nove nuove storie, nove nuovi manifesti che invocano un cambiamento radicale della società", pubblicizzano i responsabili della label slovena. Pare diverso dagli altri lavori, più curato, più maturo, ma altrettanto suggestivo: parte piano, con la voce quasi sussurrata, poi cresce prepotentemente, metaforizzando la volontà di combattere "il sistema" dall’interno, e scardinare luoghi comuni e falsi moralismi.
"E’ un disco paragonabile a una caramella con un sasso al centro: succhi dolcemente la parte esterna e quando arrivi al nocciolo ti ritrovi con i denti sfasciati", è l’eloquente definizione del disco fornita dagli stessi membri dell’ensemble. Qualche critico l’ha definito il migliore album dei Bernays. Di fatto, non mancano brani assolutamente ben riusciti e seducenti, segno di una consolidata abilità nel ricamare testi e melodie, a partire dalla prima traccia, "Pogresno zname", un rock acido e ipnotico, supportato da ottimi disegni chitarristici e da una sezione ritmica molto efficace. Il resto lo fa la voce di Kristina, sempre più sicura di sé, e passaggi pentagrammati tutt’altro che banali. Ottimi anche "Makedonski son", al limite dell’hardcore, e la "misticheggiante" "A bone to the dog".
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