Lungo la sponda
Ha preso il nome dai profughi bosgnacchi insediativisi dopo l’annessione della Bosnia Erzegovina all’Impero Austroungarico. E’ Bošnjačka mahala, quartiere multietnico di Mitrovica. Le sue vicende negli ultimi drammatici dieci anni
Traduzione per Osservatorio Balcani e Caucaso: Maria Elena Franco
Da anni il quartiere multietnico di Bošnjačka mahala, nei pressi del principale ponte sull’Ibar, a Mitrovica viene citato nei media internazionali esclusivamente come "luogo problematico" a causa dei frequenti incidenti e conflitti che vi avvengono.
Anche se originariamente il nome "mahala" in turco significa "strada", "via", per Bošnjačka mahala oggi si intende un’area che si estende per settecento metri lungo le sponde del fiume Ibar, tra il ponte principale e l’immissione della Sitnica nell’Ibar, nella parte settentrionale della città.
Da sempre questo è un luogo in cui le culture si mescolano. Fino alla fine degli anni ’60 vi vivevano principalmente musulmani e serbi, insieme a qualche famiglia turca. Gli albanesi hanno cominciato ad arrivare in massa alla Bošnjačka mahala negli anni ’70 e’80, gli stessi anni in cui molti serbi emigravano. Le famiglie musulmane se ne sono poi andate in gran numero negli anni ’90 e dopo il ’99.
Gli anziani di Mitrovica si ricordano che Bošnjačka mahala veniva chiamata così già all’inizio del XX secolo, con l’arrivo di molte famiglie musulmane spostatesi in seguito all’annessione della Bosnia Erzegovina nel 1908 da parte dell’Impero austroungarico.
Il pittoresco quartiere di case tipiche, con i frutteti e i bei giardini sulle sponde del fiume, da tempo ha però perduto il fascino del tranquillo villaggio balcanico.
Incuneata tra i ponti sul fiume Ibar, che divide geograficamente e politicamente la città in due parti, con i suoi incroci di stradine strette e tortuose, i cortili con pericolosi parapetti e alte mura, Bošnjačka mahala, per la sua particolarità e la sua locazione, nei momenti di agitazione si trova nel punto strategico più sensibile e importante della città. Chi riesce a controllare questa sponda del fiume può controllare le porte del Kosovo settentrionale.
Nell’ultimo decennio, in questa parte mista della città, si sono verificati molti gravi incidenti, alcuni dei quali con conseguenze fatali. Gli abitanti della parte settentrionale di Mitrovica conservano ancora oggi degli amari ricordi del tentativo delle forze internazionali di costituire le cosiddette "zone di riconciliazione", nel 2000. A seguito della costituzione di una di queste zone a Bošnjačka mahala, nel tentativo di allargare questa zona poi a tutto il territorio settentrionale, vi furono diversi scontri che per più giorni videro confrontarsi la popolazione serba locale e i soldati francesi. Molti i feriti da entrambe le parti. In un’occasione, in seguito allo scoppio di una bomba, a due ragazzi serbi vennero amputate le gambe.
Nello stesso anno, ai margini settentrionali del quartiere Bošnjačka mahala, in un’esplosione in un caffè serbo rimasero feriti più di venti giovani, e una ragazza perse una gamba. Questo attacco, insieme ad uno precedente, che provocò morti tra i passeggeri di un autobus UNHCR che trasportava dei serbi all’interno dell’enclave, diedero il via ad una violenta reazione serba, la stessa notte, nella parte nord della città. Centinaia di albanesi furono cacciati dalle loro case e otto uccisi (fonti albanesi sostengono siano morte 13 persone).
Nei primi anni dopo il conflitto del ’99 è stata fatta una notevole pressione sui serbi affinché permettessero il ritorno della popolazione albanese. In realtà, subito dopo l’intervento delle forze internazionali, nel 1999, molti albanesi sono tornati nella regione, insediandosi anche nella parte settentrionale di Mitrovica. Con l’aumentare del flusso di albanesi verso i tre punti al confine tra Mitrovica Nord e Sud, Tri Solitera, Bošnjačka mahala e Mikro naselje, in seguito all’istituzione della zona di riconciliazione, agli albanesi insediatisi qui è stato dato l’epiteto di "enclave albanese del nord di Mitrovica".
Mancano dati ufficiali in merito agli abitanti della città nel dopoguerra. Ciononostante secondo alcune stime delle agenzie internazionali negli anni 2002 e 2003 a Bošnjačka mahala vi erano circa 1500-1600 abitanti albanesi.
Negli stessi anni iniziano però i primi acquisti di case e proprietà albanesi in questa parte della città da parte dei serbi. Si dice che l’allora vicepresidente del governo serbo e presidente del Centro di coordinamento per il Kosovo, Nebojša Čović, abbia acquistato i primi immobili albanesi per cifre strabilianti, allo stesso modo in cui, decenni addietro, agivano gli albanesi kosovari comprando i beni serbi nella regione. Da allora hanno iniziato ad insediarsi nel quartiere profughi serbi provenienti da altre parti del Kosovo, giovani coppie con tre o più figli, cosa che ha suscitato il fastidio dell’opinione pubblica albanese e che ha provocato frequenti incidenti e violenze.
Il maggiore spostamento della popolazione serba verso questo quartiere è avvenuto dopo il 2006. Durante il governo nazionalista del Partito Democratico Serbo (DSS) e dell’allora premier Vojislav Koštunica, grazie ad ingenti investimenti da Belgrado, a Bošnjačka mahala si sono aperte le porte all’edilizia. Sono stati costruiti sette blocchi abitativi, di cui 5 sono già occupati. E’ stato rinnovato il palazzo amministrativo in cui ora si trova la sede del Ministero per il Kosovo, ed è stato costruito l’edificio del nuovo municipio serbo. E’ inoltre continuata la corsa all’acquisto di proprietà albanesi e di vecchie proprietà serbe. Si stima che ora, nella Bošnjačka mahala, vivano circa mille serbi e che il rapporto in questo quartiere sia di 60:40 a favore della popolazione serba.
Nonostante tutto e nonostante i continui spostamenti di popolazione in questo quartiere si sentono le voci dei bambini che giocano per le strade vicino al fiume e negli ultimi anni la gente si reca in questa parte della città dove è fiorito spontaneamente un mercato multietnico: gli albanesi vendono e i serbi comprano.
Tuttavia, nell’ultima ondata di violenze in questo quartiere, durante le feste di Natale, il commercio ha subito un forte arresto. La serie di incidenti protrattisi per più giorni è iniziata con un attacco al comando di polizia kosovara. Sono stati arrestati due albanesi kosovari, in seguito rilasciati. Gli incidenti sono continuati con un giovane serbo accoltellato e un locale – proprietà di un serbo ma gestito da cittadini della comunità albanese – dato alle fiamme. Aggrediti anche i vigili del fuoco serbi che tentavano di spegnere l’incendio. Due pompieri hanno riportato gravi ferite. In questi disordini sono stati colpiti anche un giornalista e un cameraman di una tv locale.
Gli albanesi kosovari hanno accusato i serbi per gli ultimi incidenti nella Bošnjačka mahala. Dall’altra parte, il presidente serbo Boris Tadić si è rivolto al segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon per chiedere "l’immediata protezione dei serbi in pericolo" a Mitrovica.
A causa della più recente ondata di violenza nella Bošnjačka mahala, dopo molto tempo sono comparsi nuovamente per le strade i militari delle forze internazionali. Oltre ai francesi, nei controlli si alternano i carabinieri e i militari italiani, e l’intera città è sorvolata dagli elicotteri.Nei primi giorni di quest’anno, in un clima di insicurezza e paura, a nord di Mitrovica sembra essere tornati indietro di quasi dieci anni.
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