L’UE e le nuove forme di incitamento all’odio
Le tensioni tra l’Unione europea e la Russia stanno cambiando i modi in cui l’UE definisce e contrasta l’hate-speech. Cresce l’attenzione sul ruolo delle tv russe nell’Europa orientale
Lo scorso 17 febbraio la Commissione europea ha approvato la sospensione delle trasmissioni del canale russo RTR Planeta in Lituania. Si tratta del canale internazionale della televisione pubblica russa VGTRK, che trasmette in tutto il mondo. Nel novembre 2016 le autorità lituane lo avevano accusato di incitamento all’odio: in alcuni programmi era stato minacciato un intervento militare russo contro alcuni stati, comprese le repubbliche baltiche, ed erano state invocate violenze contro numerosi paesi. L’Unione europea ha ora effettivamente riscontrato «prove convincenti» che giustificano la sospensione del canale per tre mesi.
Tutte le televisioni che trasmettono nell’UE devono rispettare le norme previste dalla direttiva sui servizi di media audiovisivi del 2010, che consente alle autorità nazionali di sanzionare coloro che promuovono i discorsi d’odio (hate speech), cioè gli incitamenti pubblici all’odio e alla violenza contro individui e gruppi per le loro caratteristiche etniche, nazionali o religiose oppure per il loro genere. Restrizioni alle trasmissioni sono però consentite solo in caso di violazione esplicita, seria e grave delle norme.
Proprio in queste settimane il Parlamento europeo sta discutendo la revisione di quella direttiva, che dovrebbe tener conto di alcuni cambiamenti intervenuti negli ultimi anni – dedicando ad esempio molta attenzione ai contenuti trasmessi attraverso YouTube e altre piattaforme digitali. Per quanto riguarda i discorsi d’odio, la nuova direttiva dovrebbe allargarne la definizione e includere anche i casi di incitamento all’odio e alla violenza contro persone o gruppi per il loro orientamento sessuale, le loro disabilità o la loro età.
I precedenti
Nel 2015 la Lituania aveva già sospeso RTR Planeta per alcuni mesi, e anche in quel caso la sanzione era stata approvata dalla Commissione europea. Quello lituano non è però un caso isolato: negli ultimi anni sono stati numerosi i casi di sospensione di canali russi nell’Europa orientale. Ad esempio, RTR Planeta era stato bandito per alcuni mesi anche dalla Lettonia, mentre nel 2015 la Moldavia aveva sospeso Rossiya 24, appartenente allo stesso gruppo editoriale, e aveva multato vari altri canali in lingua russa; anche le autorità ucraine hanno vietato le trasmissioni di molti canali russi negli ultimi anni.
In tutti questi paesi, le televisioni sospese sono state accusate di diffondere propaganda russa e di incitare all’odio e alla violenza. Facendo circolare informazioni parziali, distorte o false, avrebbero cercato di manipolare l’opinione pubblica e fomentare tensioni tra le comunità russofone e le altre comunità dei paesi in questione. I russi costituiscono circa il 26% della popolazione in Lettonia, il 6% in Lituania e il 10% in Moldavia, e la presenza di consistenti comunità russe o russofone è stata utilizzata dalla Russia per giustificare le sue attività in Ucraina e Transnistria.
La sospensione di intere testate da parte delle autorità non avviene certo solo in Europa, ma la sospensione dei canali russi in Lituania e Lettonia costituisce un inedito per l’Unione europea, che rivendica con forza la difesa del pluralismo dell’informazione. Uno dei pochi precedenti fu la sospensione di Al Manar, una televisione legata a Hezbollah, decisa in modo autonomo da alcuni stati UE prima che venisse introdotta la direttiva europea che proibisce i discorsi d’odio e violenza in televisione.
Cosa c’è di nuovo
Negli ultimi anni l’azione europea contro i discorsi d’odio aveva sempre lasciato piuttosto ai margini i mezzi di comunicazione tradizionali. Si era invece concentrata sulla diffusione di messaggi d’odio e violenza su internet e sui social media in particolare, e infatti il codice di condotta sull’incitamento all’odio del maggio scorso è stato elaborato dall’UE assieme alle grandi compagnie digitali, non assieme alle testate giornalistiche e televisive.
Nel novembre 2016 la Commissione europea ha dedicato il suo convegno annuale sui diritti fondamentali al pluralismo dei mezzi di informazione: in quella e in altre occasioni le testate e i singoli giornalisti sono stati visti come obiettivi dei discorsi d’odio, non tanto come loro possibili promotori. E del resto l’UE ha spesso criticato la repressione dei giornalisti e la chiusura o sospensione di intere testate nei paesi autoritari o semi-autoritari. Proprio per scoraggiare possibili abusi, la nuova direttiva europea sui servizi di media audiovisivi prevede che le sanzioni contro le testate che incitano all’odio vadano comminate da autorità indipendenti, non da organismi politici.
La sospensione di RTR Planeta in Lituania segna anche un’altra novità nell’azione europea di contrasto ai discorsi d’odio. L’UE finora guardava soprattutto agli attacchi contro individui e minoranze etniche o religiose: se osserviamo l’attività del Parlamento europeo, dei discorsi d’odio si sono occupati soprattutto gli intergruppi parlamentari per la lotta al razzismo e la diversità (ARDI), per il contrasto all’antisemitismo (WGAS) e per i diritti delle persone LGBT. Al contrario, nel caso delle repubbliche baltiche gli obiettivi dell’incitamento all’odio promosso dalle televisioni russe erano interi stati o maggioranze etniche.
Una svolta condivisa?
Resta da capire quanto sia condivisa la decisione europea di iniziare a colpire la propaganda russa trasmessa attraverso la televisione. Date le loro caratteristiche, è naturale che le repubbliche baltiche siano particolarmente preoccupate e attive su questo fronte. La stessa approvazione della sospensione di RTR Planeta è venuta dal commissario europeo dell’Estonia, Andrus Ansip. E la netta maggioranza dei parlamentari europei di Estonia, Lettonia e Lituania ha votato a favore della risoluzione del 23 novembre 2016 mirata a denunciare e contrastare la propaganda contro l’UE, prevalentemente di origine russa.
Quella stessa risoluzione ha però visto una chiara spaccatura all’interno dell’Europa: la maggioranza dei parlamentari di ciascun paese dell’Europa centro-orientale ha votato a favore (con l’eccezione della Bulgaria), mentre nel resto d’Europa hanno prevalso i contrari. Delle divergenze chiaramente esistono, ma a livello europeo il dibattito sui discorsi d’odio promossi dai mezzi di informazione tradizionali rimane in buona parte ancora da svolgere. Una prima occasione potrà essere la discussione sulla nuova direttiva sui servizi di media audiovisivi, di cui si occuperà il Parlamento europeo in una delle sue prossime sessioni plenarie.
A confermare l’apertura e la complessità del dibattito in corso è intervenuta una dichiarazione della Federazione europea dei giornalisti (EFJ), che ha criticato nettamente la risoluzione parlamentare del 23 novembre. Secondo il suo segretario generale, "è irresponsabile assimilare gli organi di informazione russi ai gruppi terroristici come lo Stato Islamico. È irresponsabile mischiare i mezzi di informazione russi coi mezzi controllati dal Cremlino. Il rapporto crea confusione tra la comunicazione strategica, la propaganda di stato, la propaganda terroristica, la contro-propaganda e l’informazione indipendente".
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