L’Ucraina colpita dall’influenza suina
Un sistema sanitario al collasso che, in particolare nelle aree di Donetsk e Luhansk, non riesce a far fronte all’ennesima sciagura per la popolazione dell’Ucraina: l’influenza suina
Secondo gli ultimi dati ufficiali, sarebbero 83 le vittime dell’influenza dall’inizio dell’anno. Ma il capo della commissione parlamentare per la Salute, Olga Bogomolets, ha dichiarato qualche giorno fa all’agenzia stampa russa Tass che si sarebbe già arrivati a 122: “Solo questa settimana 21 persone sono morte di influenza”, ha specificato la deputata della Rada.
Il ministero della Salute in un comunicato ha fatto sapere che almeno nell’85% dei casi si tratterebbe del virus H1N1, ossia influenza suina. Queste cifre però non tengono conto delle aree controllate dai separatisti, dove si concentrerebbe il numero maggiore di vittime. Nelle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk il sistema sanitario è al collasso e le condizioni generali di vita rendono più difficile la prevenzione. La triste realtà è che dopo la guerra e l’emergenza dei diritti umani, una nuova sciagura si sta abbattendo sul Donbass.
Situazione disastrosa
Intanto, le autorità sanitarie di Kiev hanno ordinato la chiusura delle scuole a tempo indeterminato, da quando l’aumentare dei casi di morte per influenza ha fatto scattare l’allarme per un concreto pericolo di epidemia. L’area più colpita, però, è fuori dal controllo del governo ucraino e non è chiaro, sia per la mancanza di informazioni che per l’assenza di una riconosciuta autorità di riferimento, se e quali misure di prevenzione siano state prese per arginare la diffusione del virus nelle regioni separatiste.
Il ministro della Salute Alexander Kvitashvili ha detto che “la situazione nelle regioni occupate dell’est è tremenda, sia per quanto riguarda le medicine che le infrastrutture. Bisogna capire che, sfortunatamente, gli ottimi centri all’avanguardia che erano stati costruiti lì non sono più funzionanti, quando addirittura non sono stati fatti saltare in aria o saccheggiati”. Secondo il ministero della Difesa, i morti in quelle zone potrebbero essere all’incirca 300.
Kramatorsk
Il piccolo ospedale della cittadina di Kramatorsk, a un’ottantina di chilometri da Donetsk, è stato preso d’assalto dai malati provenienti dalle zone al di là del fronte. Fonti dell’ospedale citate da Current Time TV hanno detto che nel solo mese di gennaio circa 250 persone sono state ricoverate.
“Ci sono pazienti sistemati nei corridoi, persino nei reparti operatori”, ha dichiarato alla tv Lyudmila Lema, una dipendente dell’ospedale locale.
I medici a Kramatorsk hanno grandi difficoltà ad identificare il ceppo del virus e a confermare si tratti di influenza suina. Il laboratorio virologico più vicino è infatti a Donetsk, nell’autoproclamata repubblica separatista e le comunicazioni tra i due ospedali sono interrotte dalla linea del fronte che li separa. Intanto, l’ospedale di Kramatorsk è diventato una specie di centro regionale.
Mancanza di cure
Il sistema sanitario nei territori controllati dai separatisti è in una condizione disastrosa. Oltre un anno di guerra ha causato danni gravissimi, dalla distruzione di strutture mediche alla fuga di personale, dalla mancanza di medicinali a quella di attrezzature soprattutto per terapie specialistiche, come antiretrovirali, insulina, cure per la tubercolosi e macchinari per la dialisi. Tutte le poche risorse disponibili sono state destinate alla cura dei feriti di guerra, causando l’interruzione del trattamento di malattie gravi, come per esempio l’Aids.
Secondo un recente rapporto dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni unite (OHCHR), qualcosa come 150 strutture sanitarie sono state distrutte dai bombardamenti indiscriminati. Ospedali e mezzi di soccorso sono stati bersagliati dall’artiglieria. Il governo di Kiev ha da più di un anno sospeso ogni finanziamento e fornitura di attrezzature e medicinali agli ospedali nelle aree fuori dal proprio controllo. Ora che l’emergenza dei feriti in guerra è passata, gli ospedali di Donetsk e Luhansk continuano la loro attività quasi esclusivamente grazie agli aiuti delle organizzazioni umanitarie.
In un quadro così tetro, lo scoppio di un’epidemia di influenza suina sarebbe difficilmente arginabile.
Nessun vaccino
Fuori dalle zone controllate dai separatisti, la situazione non è però rosea. Il piano di prevenzione è piuttosto blando e sembra che l’unica misura presa, oltre alla chiusura delle scuole, sia un ordine generalizzato di indossare mascherine. Mentre il ministro della Salute minimizza l’impatto sul paese, affermando che “non c’è ragione di farsi prendere dal panico, visto che l’Ucraina è nelle stesse condizioni degli altri paesi dell’Europa centrale e orientale”, il direttore del servizio di immunologia di Kiev è più drastico. “Dal nostro punto di vista, quello dei medici, il problema è grave”, ha dichiarato il dottor Fyodor Lapiy alla Bbc. “Il numero dei contagi sta aumentando e risultano colpiti anche moltissimi giovani. Manca del tutto una cultura delle vaccinazioni e il numero dei medici che consigliano ai propri pazienti di vaccinarsi è estremamente basso. La percentuale dei vaccinati è pari a zero”.
L’ondata di influenza che sta colpendo l’Ucraina ha già fatto vittime anche in altri confinanti paesi ex sovietici. In Russia si sono registrati casi di infezione in almeno 17 regioni. Nella sola San Pietroburgo ci sono stati almeno cinque decessi per l’influenza suina e più di 310 persone ricoverate.
Non è la prima volta che l’Ucraina è investita da un’epidemia di influenza H1N1. Secondo stime del ministero della Salute ucraino nel 2009 – durante la diffusione mondiale del virus e nei due anni successivi , finché il virus non fu debellato – morirono circa mille persone.
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