Luci e tappeti volanti: benvenuti a Baku 2015
In pieno svolgimento in Azerbaijan i Giochi olimpici europei, che sin’ora non sembrano aver portato la buona pubblicità che si attendevano le autorità. Un commento
Nella cerimonia inaugurale della prima edizione dei Giochi olimpici europei – che si dice sia costata 95 milioni di dollari – c’era di tutto: dai tappeti volanti ai tori volanti, coreografie realizzate da centinaia di ragazze vestite di costumi speciali, fuochi d’artificio, lezioni sulla letteratura e musica azera, e poi nuovamente fuochi d’artificio, a seguire un’esibizione a sorpresa di Lady Gaga e la sua interpretazione di “Immagine” di John Lennon per chiudere poi… con altri fuochi d’artificio.
Per l’apertura dei giochi il nuovo stadio da 68.000 spettatori era colmo. I commentatori hanno allora con orgoglio annunciato l’avvio della prima edizione dei Giochi olimpici europei. Giorni prima dell’inaugurazione migliaia di atleti erano arrivati nella capitale azera in rappresentanza di 50 stati e pronti a competere in 20 discipline.
Ma mentre gli spettatori si godevano la cerimonia inaugurale il paese era sotto la pressione dei media internazionali che si ponevano domande non solo sull’importanza effettiva di questo nuovo evento sportivo ma anche su chi l’ospitava. Come poteva un paese con a suo carico violazioni crescenti di diritti umani, prigionieri politici ed elezioni truccate ospitare delle Olimpiadi? Non era contro la carta olimpica?
Giochi europei non olimpici
L’apertura dei giochi è stata officiata dalla first lady Mehriban Aliyeva, moglie del presidente azero e anche presidente del Comitato olimpico nazionale e dal presidente del Comitato olimpico europeo (EOC) Patrick Hickey, una delle figure chiave dietro a questi giochi.
La Aliyeva, con un viso teso e serio, ha dato il benvenuto agli ospiti e agli atleti. Hickey si è rivolto al pubblico con più entusiasmo: dopotutto il suo progetto stava venendo alla luce, nonostante tutte le critiche che si portava appresso. Hickey successivamente ha sottolineato che la cerimonia di apertura era stata “straordinaria”. Qualche mese prima dell’avvio dei giochi il presidente del Comitato olimpico europeo aveva anche affermato che “Baku 2015 ha visto la luce grazie agli sforzi di un intero paese. E’ stato un piacere assoluto lavorare assieme alla leadership dell’Azerbaijan. La vostra dedizione e determinazione non ha mai mancato di impressionarci”.
Certo, una cerimonia da 95 milioni di dollari non può che impressionare. In particolare poi se vede coinvolti nomi come quello di James Hadley, tra gli storici direttori artistici del Cirque du Soleil e Libby Hyland, direttore creativo che in passato ha lavorato nello stesso ruolo per il Giochi panamericani.
Ma i Giochi europei non debbono essere confusi con i Giochi olimpici. E le voci dicono che sono stati messi in piedi solo per ammorbidire la sconfitta azera nell’aggiudicarsi le Olimpiadi del 2016 e del 2020.
La decisione di organizzare a Baku la prima edizione dei Giochi olimpici europei è stata presa nel dicembre 2012, poco dopo che l’Azerbaijan aveva ospitato un’edizione annuale di Eurovision. Uno degli ospiti di quel festival fu proprio Patrick Hickey: ne rimase impressionato.
Il Comitato olimpico europeo stava coltivando da un po’ di anni l’idea dei giochi. La decisione di puntare sull’Azerbaijan è stata poi relativamente semplice: era l’unico paese che si era candidato per ospitarli. All’inizio, a onor del vero, Hickey aveva puntato sulla Bielorussia. C’era lui, nel 2008, dietro al riconoscimento consegnato al leader bielorusso Alexander Lukashenko per il suo “grande contributo al movimento olimpico”. Ma la Bileorussia non si è offerta di pagare anche il conto per i giochi, l’Azerbaijan sì.
Giochi europei e valori alla Aliyev
Non tutti però sono felici come Hickey nel lavorare assieme alle autorità azere. Dopotutto questa stessa leadership è nota non solo per l’organizzazione di grandi eventi ma anche per aver marginalizzato e silenziato sistematicamente chi critica le decisioni e le politiche del governo, come è accaduto a 12 giornalisti e blogger che sono attualmente dietro alle sbarre. Fanno parte di una lista di circa 80 prigionieri politici attualmente detenuti nel paese.
E’ da un po’ che le autorità azere stavano covando l’idea di un giro di vite contro quella che definiscono “la mobilitazione anti-Azerbaijan”. La repressione è partita già nel 2014 e si è accentuata man a mano che ci si avvicinava all’inaugurazione dei Giochi: il campo è stato ripulito da attivisti, critici, difensori dei diritti umani, rappresentanti di Ong, giornalisti. Inoltre ci si è assicurati che gli inviati di BBC, The New York Times, The Guardian, la tedesca ARD TV e Radio France non entrassero nel paese durante Baku 2015. A fare loro compagnia anche una serie di rappresentanti di Watchdog internazionali tra cui Amnesty International, Human Rights Watch e The Platform.
Queste istituzioni sono state accusate di essere membri di un esercito “anti-Azerbaijan”, impegnato a screditare la gloria del paese. O come espresso recentemente da un quotidiano filo-governatvio: “Il mondo intero è felice del fatto che l’Azerbaijan ospiti i Giochi olimpici europei […] sfortunatamente alcune organizzazioni straniere e media sotto l’influenza di circoli pro-armeni stanno facendo ombra al successo dell’Azerbaijan”.
Il fatto che giornalisti ed organizzazioni stranieri sotto influenza della propaganda pro-armena screditino l’Azerbaijan è una pietra miliare della strategia diffamatoria azera. Lo stesso avviene nei confronti degli oppositori interni, colpevoli di atti similmente disdicevoli. Alcuni di loro sono dietro le sbarre accusati proprio di legami con l’Armenia.
Tra di loro vi è l’attivista Leyla Yunus, arrestata l’anno scorso e accusata, tra le altre cose, di tradimento. Suo marito, Arif Yunus, è anch’esso in prigione, in custodia cautelare, in attesa si avvii un processo a suo carico. Custodia cautelare da più di un anno anche per il giornalista Rauf Mirkadirov, che prima dell’arresto lavorava nella capitale turca Ankara, ma che è stato consegnato alle autorità azere dalle autorità turche per motivi ancora sconosciuti. E’ accusato di alto tradimento, come gli altri due: se le accuse vengono confermate, rischiano l’ergastolo.
I giochi termineranno il 28 giugno. Ci si aspetta quel giorno un’altra grande cerimonia. Con la possibilità che un’altra grande star internazionale vi prenda parte. Due milioni di dollari come cachet per cantare una canzone non sono male. Anche se implica starsene rinchiusi all’interno di una stanza d’hotel per tre giorni.
Ma la gloria dell’ospitare grandi eventi sportivi non finisce qui. Baku ospiterà infatti nel 2016 le Olimpiadi degli scacchi e un Gran Premio di Fomula Uno; poi Islamiad – competizioni sportive per stati islamici – nel 2017 e quattro quarti di finale degli Europei di calcio Euro 2020.
Sino ad ora i Giochi olimpici europei sembrano aver portato all’Azerbaijan solo pubblicità negativa, al contrario di quanto programmavano le autorità azere. Ciononostante il governo sembra proseguire convinto nella sua politica, colmando la sua agenda di eventi internazionali e silenziando i critici in patria.
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