L’opera in Azerbaijan
L’Azerbaijan difficilmente viene considerato una tipica destinazione operistica, tuttavia il paese caucasico ha molto da offrire agli amanti della lirica
La storia dell’opera in Azerbaijan è collegata alle tradizioni musicali dell’impero russo e, in seguito, dell’Unione Sovietica. I russi hanno ottenuto i loro primi teatri d’opera nel 18° secolo, e, poco a poco, questa tradizione tipicamente occidentale viene diffusa nelle zone più periferiche dell’impero. In Azerbaijan, la prima recita d’opera documentata ha avuto luogo nel 1889: Tomba di Askold, un’opera di Alexey Verstovsky.
Il primo teatro d’opera nel paese, tuttavia, viene inaugurato solo nel 1911. La sua costruzione è narrata da una leggenda urbana che comprende amore, scommesse e amicizia: la soprano russa Antonina Nezhdanova, durante il tour a Baku, disse che non sarebbe tornata in quella città prima che un vero e proprio teatro, dove i cantanti potessero mostrare tutto il loro talento, fosse stato costruito. Daniel Mailov, che si era interessato a lei, quindi la invitò a tornare entro un anno, all’inaugurazione di un nuovo teatro dell’opera in suo onore. Il barone del petrolio e filantropo Haji Zeynalabdin Taghiyev, che aveva costruito molti edifici a Baku, mise in dubbio la fattibilità di questo progetto, e scommise che, se Mailov fosse riuscito a finire l’opera entro un anno, avrebbe coperto tutte le spese. Dieci mesi dopo, dovette farlo, visto che il teatro era pronto davanti ai suoi occhi. Il teatro, costruito dall’architetto Nikolai Bayev, distrutto da un incendio nel 1985 e successivamente ricostruito, è stato il fulcro della vita culturale del paese fin dalla sua inaugurazione. Dall’esterno, sembra più simile a una moschea che a un teatro, in una miscela di stili, forse in previsione di ciò che lo spettatore ascolterà.
Per quanto riguarda il repertorio, molte celebri opere occidentali e russe sono state eseguite nel paese dall’inaugurazione del teatro, e sono presenti nel repertorio di ogni anno. La stagione di opera a Baku, nel 2016, ha visto, per esempio, opere di Puccini e balletti di Tchaikovsky. Ma la stagione ha presentato anche opere di compositori locali, che tuttavia rimangono praticamente sconosciute ai molti amanti dell’opera occidentali.
Opera azera
L’Azerbaijan può essere fiero di aver composto la prima opera nel mondo islamico: "Leyli e Majnun", scritta nel 1908 da Uzeyir Hajibeyov (1885-1948). [Ascoltatela qui.] Inoltre, la prima opera nel mondo islamico scritta da una donna è stata composta da una azera: Shafiga Akhundova, che ha finito di comporre "Galin gayasi" (Roccia della Sposa) nel 1972.
Gli azeri sono considerati i pionieri del genere nella regione, non solo per esser stati i primi a comporre un’opera, ma anche per proporre combinazioni uniche di tradizioni musicali, timbri e sistemi. Molte opere azere sono caratterizzate da una miscela di tradizioni vocali locali con arie e recitativi occidentali. Mentre la combinazione di diverse tradizioni musicali non è nulla di nuovo e può essere vista anche in opere molto famose, come Turandot di Puccini (il cui libretto è basato, tra l’altro, su un racconto di Nizami Ganjavi, scrittore di Ganja, la seconda città più grande dell’Azerbaijan) e Madame Butterfly, le composizioni azere ci portano a una sonorità più insolita, inserendo nuovi timbri e nuovi sistemi musicali in ciò che noi riconosciamo come "opera tradizionale".
Così, un’orchestra eseguendo un’opera azera può avere, oltre agli strumenti tipici dell’orchestra (cordofoni, aerofoni, ottoni e percussioni), gli strumenti locali, come il tar (uno strumento a corde la cui forma ricorda una chitarra) e la zurna (uno strumento a fiato di amplissima gamma). Questo mix musicale si basa anche su l’utilizzo di diversi sistemi musicali e accordature contemporaneamente: sistemi occidentali basati sul temperamento equabile e sistemi orientali di microtonalità, tipici del Medio Oriente, Turchia, India e Asia centrale. Questo è vero non solo per le parti strumentali, ma anche per le linee vocali, in cui i personaggi cantano arie con parti sia tonali che microtonali. Il risultato è una forma affascinante e unica di teatro musicale, dimostrando che, almeno quando si tratta di musica, il cliché che definisce il Caucaso e l’Azerbaijan come il "luogo dove Occidente e Oriente si incontrano" è vero.
Questo è particolarmente vero quando le opere azere sono combinate con una tradizione orale in specifico: il mugham, che impiega scale modali per creare melodie riconoscibili e frammenti, insieme con l’improvvisazione. La tradizione è stata nominata patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO nel 2003, riconoscendone l’importanza come manifestazione culturale locale. Quando combinato con l’opera, il genere si chiama opera mugham. In effetti, le più famose opere azere rientrano in questa tipologia, anche se ci sono diverse opere azere che seguono rigorosamente le tradizioni musicali occidentali.
Una delle più famose opere mugham azere è Köroğlu (1937), dal pioniere Uzeyir Hajibeyov. [Guardala qui.] La sua ouverture fu considerata una sorta di "inno nazionale" per l’Azerbaijan: in passato, rappresentava la sua lotta per l’indipendenza dall’Unione Sovietica, probabilmente ispirato alla propria leggenda di Köroğlu. L’eroe azero, il cui nome significa "il figlio di un cieco", ha cercato vendetta sul sovrano tirannico che ha accecato suo padre. Era una specie di Robin Hood locale, che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Un simbolo perfetto per l’Azerbaijan, che ha combattuto per l’indipendenza contro la dominazione sovietica e aveva bisogno di un eroe nazionale per consolidare la propria identità e il nuovo stato.
Altre famose opere azere sono: Asli e Kerem (1912), sempre di Uzeyir Hajibeyov, Shah Ismayil (1919), e Nargiz (1935) [un frammento qui], da Muslim Magomayev (da non confondere con il suo nipote e omonimo, un famoso baritono azero – vedi sotto), e Natavan (2003) di Vasif Adigozalov.
Interpreti d’opera azeri
L’Azerbaijan ha prodotto non solo opere interessanti, ma anche alcuni ottimi cantanti d’opera.
Tradizionalmente, cantanti lirici provenienti dall’Azerbaijan possono essere ordinati in tre gruppi: cantanti che si sono specializzati in mugham, quelli che cantano opere classiche azere e quelli che cantano repertori europei e russi. Tuttavia, ci sono anche cantanti che eseguono più di un tipo di repertorio o addirittura tutti.
La più famosa voce maschile del passato è stata probabilmente quella del baritono Muslim Magomaev (1942-2008), il quale riprende il nome di suo nonno, un compositore classico che ha anche scritto opere (vedi sopra). Era noto per le sue interpretazioni di opere classiche occidentali e canzoni pop, essendo a volte indicato come il "Sinatra sovietico". Carismatica la sua interpretazione di Figaro Largo al Factotum, del Barbiere di Siviglia, di Rossini.
Rappresentando le voci femminili del passato, Sona Aslanova (1924-2011) fu una soprano che si è distinta per le sue interpretazioni di opere classiche nazionali. Da ascoltare la sua interpretazione di Asya, dall’opera "Arsin Mal Alan", di Uzeir Hajibekov. Altri cantanti di primo piano che erano popolari durante il periodo sovietico furono le sorelle Gasimova, Khuraman e Fidan. Segnaliamo l’interpretazione di Kuraman dall’opera Tosca, di Puccini, qui, e Fidan cantando Pietà signore, qui.
Oltre a stelle sovietiche, ci sono diversi cantanti lirici azeri contemporanei che si avviano verso la Hall of Fame. Tra le voci maschili, abbiamo il baritono Elchin Azizov, che ha debuttato all’acclamata Metropolitan Opera lo scorso anno, e il tenore Yusif Eyvazov, che ha debuttato in una seria di teatri importanti nella stagione 2015-2016 (Metropolitan Opera, Staatsoper di Vienna, Arena di Verona), quest’ultimo inoltre è sposato con un diva dell’opera, la soprano russa Anna Netrebko, e canta regolarmente con lei. Da ascoltare Elchin che canta Toreador, della Carmen di Bizet, qui, e Yusif che canta Kalaf, dalla Turandot di Puccini, qui.
Tra le donne abbiamo la mezzosoprano Fidan Haciyeva, che ha eseguito ruoli d’opera importanti, come la Carmen di Bizet, e musica popolare azera, insieme alla soprano Dinara Alieva, che ha cantato ruoli famosi in molti teatri importanti in tutto il mondo (Deutsche Oper di Berlino, Carnegie Hall e Wiener Staastoper). Merita l’interpretazione di quest’ultima di Violetta, dalla Traviata di Verdi, al Teatro Bolshoi.
L’Azerbaijan, in tal modo, presenta alcune sorprese operistiche anche per gli amanti dell’opera più scettici, ed è più che degno di qualche considerazione seria in questo campo.
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua