Locarno, cinema e sostenibilità
Alla 76° edizione del Locarno Film Festival, dal 2 al 12 agosto, sarà presentato “Čuvari formule” (I custodi della formula) del serbo Dragan Bjelogrlić. Una produzione Serbia, Slovenia, Montenegro e Macedonia del Nord in concorso per il pardo verde destinato al “miglior film sulla sostenibilità”
Lo schermo all’aperto di Piazza Grande a Locarno è il più grande e prestigioso d’Europa e costituisce il cuore del Locarno Film Festival. È accaduto rare volte che il potente proiettore si accendesse per proiettare un film dai Balcani, ma per la 76° edizione della rassegna svizzera succederà. La sera del 4 agosto, a seguire “La bella estate” di Laura Luchetti, sarà presentato “Čuvari formule – Guardians Of The Formula” del serbo Dragan Bjelogrlić. Il film è basato sul romanzo “Slučaj Vinča – The Vinča Case” di Goran Milašinović ed è una produzione Serbia, Slovenia, Montenegro e Macedonia del Nord. Una storia ambientata nel 1958, in piena Guerra fredda in un istituto di ricerca con sullo sfondo la paura del nucleare. Il nutrito cast è composto da Alexis Manenti, Radivoje Bukvić, Lionel Abelanski, Jérémie Laheurte, Olivier Barthélémy, Ognjen Mićović, Jovan Jovanović, con la partecipazione anche del grande Miki Manojlović. La pellicola sarà poi in corsa per il Pardo verde destinato al “miglior film sulla sostenibilità”.
In Piazza Grande saranno proiettati anche due dei più bei film dell’ultimo Festival di Cannes: la Palma d’oro “Anatomie d’une chute” di Justine Triet e il commuovente “The Old Oak” di Ken Loach.
Nel concorso internazionale del Festival, che inizia mercoledì 2 per terminare sabato 12, spicca “Nu Aștepta Prea Mult De La Sfârșitul Lumii – Do Not Expect Too Much Of The End Of The World” del romeno Radu Jude. Uno dei nomi di punta del cinema di Bucarest (da non perdere “Animali selvatici” del suo connazionale Cristian Mungiu ora nelle sale) che ha in bacheca pure l’Orso d’oro di Berlino vinto nel 2021 con la grottesca critica sociale “Sesso sfortunato o follie porno”. Il nuovo film è una coproduzione Romania, Lussemburgo, Francia e Croazia e ha tra i protagonisti l’attrice tedesca Nina Hoss (nota soprattutto per i lavori girati con Christian Petzold, come “Yella” e “La scelta di Barbara”). L’altro nome di primo piano in lizza per il Pardo d’oro è il prolifico filippino Lav Diaz con “Essential Truths of the Lake”.
In gara anche “Animal” della greca Sofia Exarchou, una coproduzione tra Grecia, Austria, Romania, Cipro e Bulgaria, e “Sweet Dreans” del bosniaco Ena Sendijarević (noto per “Take Me Somewhere Nice”, vincitore del Sarajevo Film Festival pochi anni fa), una produzione Olanda, Svezia, Indonesia e Réunion. Infine dall’Ucraina arriva l’opera prima “Stepne” di Maryna Vroda, produzione Ucraina, Germania, Polonia e Slovacchia.
L’altro concorso Cineasti del presente, riservato alle opere prime, include “Ekskurzija – Excursion” opera prima di Una Gunjak, produzione Bosnia Erzegovina, Croazia, Serbia, Francia, Norvegia e Qatar.
Tra i cortometraggi Pardi di domani, nel concorso Pardi d’autore, c’è “I mitera mou ine agia – My Mother is a Saint” del greco Syllas Tzoumerkas, già noto per i lungometraggi “Homeland” e “A Blast”.
Da notare che “Animal” sarà poi anche in concorso al Sarajevo Film Festival dall’11 al 18 del mese, mentre “Ekskurzija” e “Čuvari formule” saranno presentati fuori gara nella capitale bosniaca.
Mostra del cinema di Venezia
Pure l’80° Mostra del cinema di Venezia, in programma dal 30 agosto al 9 settembre, prevede una buona presenza dal sud-est Europa.
Tra i 23 in concorso per il Leone d’oro figura “Poor Things”, produzione inglese diretta dal lanciatissimo greco Yorgos Lanthimos.
Nella sezione competitiva Orizzonti figurano “Domakinstvo za pocetnici – Lavori di casa per principianti” del macedone Goran Stolevski e “Yurt” esordio della regista turca Nehir Tuna. L’altra sezione Orizzonti Extra, che prevede un premio assegnato dal pubblico, comprende il kosovaro “Bota jone” di Luana Bajrami (giovane attrice e regista rivelatasi con “The Hill Where Lionesses Roar”) e l’ucraino “Nazavzhdy-Nazavzhdy – Forever-Forever” di Anna Buryachkova.
Molto ricca e interessante la sezione Venezia Classici con i film restaurati, giudicati da una giuria di studenti presieduta dal regista trentino Andrea Pallaoro. Su tutti il capolavoro “Andrej Rublev – Director’s Cut” (1966) del russo Andrej Tarkovskij, ma pure “Tini zabutykh predkiv – Le ombre degli avi dimenticati” (1965) dell’armeno Sergej Parajanov, entrambi osteggiati dal regime sovietico. Da riscoprire un caposaldo del cinema bosniaco come “Slike iz života udarnika – Life of a Shock Force Worker” (1972) di Bahrudin Bato Čengić, regista de “Il ruolo della mia famiglia nella rivoluzione mondiale” (1971) e “Gluvi barut” (1990).
Infine, nello spazio che la Mostra dedica alle serie, ci sono i primi due episodi della bosniaca “Znam kako dišeš – Conosco la tua anima”, ideata da Jasmila Žbanić e diretta da Alen Drljević e Nemin Hamzagić con grande cast: Jasna Đuričić, Lazar Dragojević, Ermin Bravo, Emir Hadžihafizbegović, Selma Alispahić, Boris Isaković, Jasna Žalica, Jelena Kordić, Boris Ler e molti altri.
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