Locarno, al via il festival
Si inaugura domani la 66ma edizione del Festival del film di Locarno. Tanta Romania, la Grecia di Vinicio Capossela, una sezione sul cinema del Caucaso del sud e il premio alla carriera al grande regista georgiano Otar Iosseliani
Un film romeno molto atteso in concorso, il Pardo alla carriera al grande regista georgiano Otar Iosseliani, una sezione aperta sul cinema del Caucaso meridionale tra produzione degli ultimi anni e i progetti in lavorazione, la Grecia in crisi vista e ascoltata attraverso il cantautore Vinicio Capossela. Questo e altro il 66° Festival del film di Locarno in programma nella cittadina svizzera dal 7 al 17 agosto che darà parecchio spazio all’area balcanica e caucasica.
La Romania
A correre per il Pardo d’oro in un concorso ci sarà Corneliu Porumboiu (“A est di Bucarest”, “Politist, Adjectiv – Police, Adjective”) con “When Evening Falls On Bucharest Or Metabolism – Când se lasă seara peste Bucureşti sau metabolism”, che ha come interpreti Bogdan Dumitrache, Diana Avramut, Mihaela Sirbu e Alexandru Papadopol.
Un film metacinematografico, protagonista Paul, un regista che ha una storia con Alina, attrice impegnata in una parte secondaria. Alla vigilia dell’ultimo giorno di riprese della giovane, Paul ha l’idea di girare con lei una scena di nudo, ma presto viene preso dai dubbi finché arte e vita si mescolano.
Nella competizione Cineasti del presente c’è “Roxanne” di Valentin Hotea, coproduzione tra Romania e Ungheria con Șerban Pavlu, Diana Dumbravă, Mihai Călin, Adrian Văncică e Valeria Seciu. Qui un quarantenne scopre dagli archivi dell’epoca comunista di avere un figlio dalla fidanzata dell’epoca.
Caucaso del sud
In altri contesti risulterebbe un raro film dall’Azerbaigian (in coproduzione con Francia e Russia) “Uqələmun – Chameleon” di Elvin Adigozel e Ru Hasanov, ma Locarno dedica in questa occasione uno spazio molto significativo al Caucaso del sud con la sezione Open Doors.
Tra i cortometraggi in gara il romeno di Svezia “6 stora fiskar – 6 Big Fish” di Stefan Constantinescu, il romeno “Plimbare – The Walk” di Mihaela Popescu e il bulgaro “Pride” di Pavel G. Vesnakov.
Per il Pardo alla carriera a Sergio Castellitto sarà proiettato il discusso “Venuto al mondo” (2010), dal romanzo di Margareth Mazzantini, con Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Jane Birkin, Pietro Castellitto in parte ambientato nella Bosnia della guerra.
Rebetiko
Il primo giorno, al pomeriggio alle 15.45, prima dell’inaugurazione vera e propria con “Cani sciolti” di Baltasar Kormakur con Denzel Washington, ci sarà “Indebito” scritto da Vinicio Capossela e Andrea Segre con la regia di Andrea Segre e la fotografia di Luca Bigazzi. Un viaggio seguendo uno dei musicisti e cantanti italiani più interessanti e curiosi dentro la cultura, nella musica e nella società greca al tempo della crisi.
Il filo conduttore è il rebetiko, il ritmo della ribellione, musica tradizionale che incita a cambiare le cose, già al centro dell’ultimo disco di Capossela, che alla Grecia ha dedicato anche il libro “Tefteri. Il libro dei conti in sospeso” pubblicato da Il Saggiatore. “Indebito” sarà nelle sale italiane in autunno in data unica, che sarà comunicata su www.nexodigital.it.
Open Doors
La sezione Open Doors, che da alcuni anni sostiene e fa conoscere registi e film di paesi del sud e dell’est del mondo, è dedicata quest’anno ad Armenia, Azerbaijan e Georgia. Da un lato si presentano i progetti in lavorazione all’attenzione di coproduttori, distributori e festival: tra i 12 selezionati i georgiani “Khibula” di George Ovashvili, “Madona” di Nino Gogua e “Sleeping Lessons” di Rusudan Pirveli, l’azero “Naked in Baku” di Arzu Gulijeva e gli armeni “Territoria” di Nora Martirosyan e “The Second Journey” di Lévon Minasian.
Dall’altro lato, Open Doors Screenings presenta un’ampia selezione di opere rappresentative della cinematografia dei paesi coinvolti, con una presenza molto forte di regie femminili.
Tra i più recenti da vedere la curiosa opera prima georgiana “A Fold In My Blanket” di Zaza Rusadze, presentato al Festival di Berlino nella sezione Panorama. E altri tre film di donne, le armene “Saroyanland” di Lusin Dink e “I’m Going To Change My Name” di Maria Saakyan e “Keep Smiling” della georgiana Rusudan Chkonia.
Quest’ultimo offre una bella e credibile alternanza di realismo e risate. Protagonista un gruppo di donne molto diverse tra loro che vogliono partecipare a un reality televisivo, ciascuna ha il proprio piccolo sogno da realizzare con la somma in palio. Un film ben costruito e recitato e che offre un quadro di una società complessa con Ia Sukhitashvili, Gia Roinishvili e Olga Babluani.
Da vedere “Return Of The Poet” (2005) dell’armeno Harutyun Khachatryan, anche fondatore del Festival Golden Apricot a Yerevan, che sarà a Locarno. Spiccano due film azeri, “Yarasa – The Bat” (1995) di Ayaz Salayev, che 18 anni dopo ha da poco completato il suo secondo film, e “The Precinct” (2010) di Ilgar Safat, il primo film che l’Azerbaijan ha candidato all’Oscar.
Un solido thriller, uscito anche in Italia ma da recuperare è “13 Tzameti” (2005) di Géla Babluani e interessanti sono “Tbilisi – Tbilisi” (2005) di Levan Zaqareishvili, il documentario “Will There Be a Theatre Up There?!” (2011) di Nana Janelidze e “27 Missing Kisses – 27 baci perduti” (2000) di Nana Djordjadze.
Infine i film brevi di Artavazd Pelechian, uno dei grandi del cinema caucasico: “Beginning” (1967), “We” (1969), “Our Century” (1982), “End” (1992) e “Life” (1993) sono gemme poco conosciute al pubblico europeo.
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