Lo star system e i Balcani
Nessun film del sud est Europa nel programma della Festa internazionale del cinema di Roma, conclusasi la settimana scorsa. Ma di Balcani s’è comunque parlato. Lo hanno fatto Nicole Kidman e Richard Gere
Assenti dal programma, i Balcani sono stati più che presenti nei discorsi delle star alla Festa internazionale del cinema di Roma prima edizione. Un programma molto glamour – che ha messo in secondo piano la gara con 16 titoli non tutti di alto livello (ma molto interessante il documentario "La strada di Levi" di Davide Ferrario un ritorno ai nostri giorni sul tormentato percorso da Auschwitz a Torino di Primo Levi raccontato ne "La tregua") – per una manifestazione caratterizzata dall’ottima struttura dell’Auditorium, qualche problema organizzativo, ma un’atmosfera rilassata e gioiosa da fare invidia a festival come Cannes e Venezia soffocati da assurdi e inutili controlli di sicurezza.
Anche se poi, accanto al capolavoro di Martin Scorsese "The Departed", i film davvero da non mancare non abbondavano. Di Balcani hanno parlato due fra i più belli in circolazione: Nicole Kidman di Kosovo e Richard Gere di Bosnia.
La rossa australiana, che è stata la fotografa Diane Arbus nel mediocre "Fur", ha annunciato che andrà in Kosovo prossimamente per raccogliere testimonianze e approfondire la condizione delle donne in vista di un progetto sui diritti in collaborazione con Unifem e Onu.
Gere, interprete de "L’imbroglio" di Lasse Hallstrom, ha parlato del film che sta girando a Zagabria sulla guerra di Bosnia, "My Spring Breaks in Bosnia" (ma è solo un titolo provvisorio) di Richard Shepard, dove interpreta un giornalista sulle tracce di criminali di guerra nel periodo post bellico. Tre settimane di riprese a Sarajevo in estate e poi il set si è spostato in Croazia. "A Zagabria – ha spiegato un loquace Gere – abbiamo trovato una situazione logistica migliore e più facilitazioni. Ma a Sarajevo non abbiamo avuto nessun problema, è una città bellissima, con gente meravigliosa che è passata attraverso un incubo con coraggio e ne è uscita rafforzata. È una città piena di vita".
"Il film – ha aggiunto l’attore de "I giorni del cielo" e "Pretty Woman" – cerca di investigare se c’è stato un accordo sottobanco a Dayton con Ratko Mladic e Radovan Karadzic assicurandogli la libertà in cambio della cessazione immediata della guerra. È una sceneggiatura fantastica".
Sui due criminali di guerra, Gere si mostra informatissimo: "Hanno la responsabilità di quel che è successo a Sarajevo, del massacro di Srebrenica, di decine di migliaia di morti. Quello che mi sconvolge è che tutti sembrano sapere dove si trovino e che quasi certamente sono entrambi nei Balcani. Poco tempo fa è morta la figlia di Mladic: si sa che va spesso sulla sua tomba, ma nessuno lo arresta. Karadzic scrive poesie, commedie, fa uscite pubbliche… Ora dicono si sia fatto crescere la barba e venga tenuto nascosto in qualche monastero in Montenegro".
Da notare che a Roma come a Venezia i Balcani non c’erano, mentre hanno vinto sia a Berlino sia a Locarno e si hanno segnalato diversi talenti a Cannes. I maggiori festival italiani, in attesa di Torino (10 – 18 novembre) che ancora non ha annunciato il programma e che lo scorso anno laureò "Odgrobadogroba" dello sloveno Jan Cvitkovic, ignorano un’area geografica molto vicina e che ci riguarda da vicino. O si tratta solo di una casualità?
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