L’influenza aviaria è in Croazia
Anche in Croazia scoppia il timore di contagio dell’influenza aviaria. La morte di alcuni cigni colpiti dal virus H5N1 ha messo in allerta il Paese, che sta adottando serie misure di sicurezza. I produttori della carne di pollo temono ingenti perdite, dovute al calo della domanda
Sei dei 12 cigni morti trovati sul lago Grudnjak vicino a Orahovica, circa duecento chilometri a nord est di Zagabria, erano infetti dall’influenza aviaria, cioè dal virus H5. Questa notizia, come breaking news, è stata trasmessa dalla televisione subito dopo la seduta straordinaria del Governo croato, venerdì in tara serata.
"Mi tocca il ruolo ingrato di informare l’opinione pubblica della Croazia che è stato trovato il virus H5 nei cigni morti" – ha detto il ministro dell’agricoltura Petar Cobankovic. La mattina stessa, venerdì 21 ottobre, sono giunte notizie ottimiste dal Governo, il quale afferma che è vero che esiste la possibilità che in Croazia si manifesti l’influenza aviaria, ma che le probabilità sono basse. I media, a dire il vero, avevano già pubblicato la notizia sui cingi morti in Slavonia, ma i risultati dell’analisi non si sapevano ancora.
In una vera e propria inondazione di informazioni sulla comparsa dell’influenza aviaria in Croazia, il quotidiano con la tiratura più alta, "Vecernji list", ha reso noto che la morte dei cigni trovati il venerdì nella peschiera di Grudnjak è dovuta al virus mortale H5N1. Il quotidiano ha citato come fonte d’informazione l’istituto britannico di Weybridge.
Tali affermazioni, invece, sono state smentite in modo secco dal portavoce del Ministero dell’agricoltura, che le ha definite una "pura invenzione", con la quale , ha detto, è stato "recato un grande danno, ed è stata violata la reputazione dello stato croato, delle sue istituzioni e della sua economia.".
La notizia sulla comparsa dell’influenza avaria ha scioccato e ha spaventato la Croazia, e le reazioni del governo sono state fulminee. Continuando a sottolineare che non c’è motivo di panico, subito – nel raggio di tre chilometri intorno alla peschiera dove sono stati trovati i cigni morti – è stata introdotta la quarantena. E’ stato vietato l’accesso a quel territorio, e in otto villaggi vicini hanno iniziato subito ad uccidere il pollame. Il territorio è stato bloccato dalla polizia e il governo di Zagabria annuncia anche l’impiego dell’esercito.
Sul territorio dove è stata introdotta la quarantena si trovano circa dieci mila abitazioni. Si tratta di proprietà dei villaggi che allevano il pollame principalmente per il proprio fabbisogno. Si stima che in quel territorio esistano circa 10 mila esemplari di pollame.
Ma nel villaggio Zokov Gaj, uno di quelli interessati dalla quarantena, la gran parte dei contadini vive di allevamento e della vendita dei tacchini.
"E’ facile ammazzare il nostro pollame" – dice Mato Hovanjec, abitante di Zokov Gaj. – "ma chi ci pagherà il danno?".
Lo Stato ha promesso che risarcirà i proprietari per il danno conseguito all’uccisione del pollame. "Le squadre di veterinari segnano tutto il pollame al quale è stata fatta l’eutanasia e ai proprietari sarà rimborsato secondo i prezzi del mercato", ha detto il ministro dell’agricoltura Cobankovic. Questi ha affermato che fino ad ora non c’è stato alcun caso di contaminazione del pollame locale.
Ma, il sabato è stato scoperto che i cigni morti sono stati trovati anche nella peschiera vicino a Nasica, una quindicina di chilometri più a est, così anche là – finché non verrà eseguita l’analisi e non si determinerà se gli uccelli sono stati contaminati dal virus – sono state introdotte le misure di sicurezza. Vengono disinfettate tutte le macchine che escono da quel territorio, e la circolazione all’interno della zona è ammessa soltanto alla popolazione locale.
Domenica il premier croato Ivo Sanader insieme al presidente del parlamento Vladimir Seks è arrivato urgentemente a Zdenci, località lontana solo otto chilometri dal luogo in cui sono stati trovati i cigni morti per i quali è stato accertato che sono stati contaminati dal virus dell’influenza avaria. Là è stato situato il comando di crisi che dirige tutte le operazioni.
La visita del premier nel territorio di crisi è spiegata come il tentativo da parte del Governo di calmare il panico che si è diffuso tra la popolazione e che si nota non solo nelle vicinanze del territorio dove è stato trovato il virus dell’influenza aviaria, ma anche nell’intera Croazia.
"Dalla Commissione europea e dai nostri colleghi della Comunità europea abbiamo ricevuto degli elogi eccezionali per il lavoro del nostro comitato di crisi, e la nostra collaborazione con loro è stata valutata come ottima", ha detto il premier Sanader. Il premier ha detto che la situazione è sotto controllo e inoltre ha promesso che lo Stato risarcirà ai contadini le spese per il loro pollame ucciso.
A Slavonski Brod, città lontana un centinaio di chilometri dal territorio di crisi, invece, già il primo giorno dopo la pubblicazione della notizia sulla comparsa dell’influenza aviaria, la vendita della carne di pollo è diminuita del 50 per cento, e lo stesso è accaduto sia a Zara che a Spalato, città sulla costa adriatica, lontane alcune centinaia di chilometri dal territorio critico. A Zagabria, la capitale della Croazia, la gente ha invaso le farmacie alla ricerca del Tamiflu, medicinale che aiuta i malati d’influenza, e tutte le riserve sono state vendute. Solo in una giornata, due farmacie di Zagabria hanno venduto più di mille mascherine per il viso, comprate da persone impaurite dal possibile contagio.
Il lago Jarun, vicino a Zagabria, è una delle trenta località in Croazia dove ci sono i cigni, così la paura di una possibile comparsa dell’influenza aviaria ha colto anche gli abitanti di Zagabria. Anche a Osijek, la quarta città per grandezza in Croazia, nel nord est del Paese, che confina quasi con il Parco naturale Kopacki rit, uno dei luoghi più grandi in Europa dove vivono gli uccelli palustri, fra la popolazione sta regnando la paura di una possibile infezione. Nonostante a Kopacki rit, dove gli uccelli migratori giungono a migliaia, non siano stati segnalati uccelli morti, la paura comunque esiste.
La carne del pollame e le uova sono una delle rare cose con le quali la Croazia soddisfa i propri bisogni, e una parte significativa viene esportata anche all’estero. I produttori della carne di pollame adesso temono grandi perdite, aspettandosi una drastica riduzione delle richieste. Sul mercato locale del pollame annualmente si realizza uno scambio di circa un miliardo di kune e circa la metà di questa cifra è ricavata dalla vendita delle uova, quindi complessivamente circa 200 milioni di euro.
L’Unione europea ha già annunciato il divieto di importazione di pollame e uova dalla Croazia, mentre la Slovenia, considerato che confina con la Croazia, ha introdotto delle misure particolari di allerta e ha già bloccato l’importazione di carne di pollo e uova. Lo stesso ha fatto l’Italia. Questo, senza dubbio, colpirà in modo significativo i produttori croati di questo tipo di carne, un’industria nella quale è impiegato un grande numero di persone.
Durante la settimana, nell’area di crisi sono stati uccise praticamente tutti i polli nelle fattorie di otto villaggi nei quali era stata introdotta la quarantena. Ma le associazioni per la difesa dei diritti degli animali hanno reagito per il modo in cui vengono uccisi gli animali nelle aree di crisi. Snjezana Klopotac, attivista dell’Associazione amici degli animali ha inoltrato una protesta, chiedendo che l’uccisione degli animali venga eseguita in modo umano.
"La gente è sconvolta per il modo in cui vengono uccisi gli animali. Abbiamo ricevuto numerosi messaggi dei cittadini, che erano scioccati di ciò che il governo definisce ‘eutanasia’" – ha precisato Klopotac.
Tuttavia l’impressione è che oltre alle mancanze di cui avvertono gli Amici degli animali, il governo stia facendo tutto ciò che in questo momento gli è possibile e che stia affrontando il problema in modo molto organizzato. Nei giorni che seguiranno si vedrà se avrà avuto successo.
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