Liberland: la terra di tutti e di nessuno
Un pezzo di "terra di nessuno", tra Croazia e Serbia, dichiarato stato indipendente sul web. La storia di Liberland e del suo giovane presidente, il militante del partito euroscettico “Svobodní”, Repubblica ceca, Vit Jedlička
All’inizio sembrava che tutto quanto fosse solo uno scherzo, una creazione di internet, buona per farsi quattro risate sui social network. Ma ormai da un mese, la storiella del Liberland non accenna a sgonfiarsi.
Il 13 aprile scorso, un gruppo di cittadini cechi ha dichiarato l’indipendenza di un piccolo staterello, al confine tra Serbia e Croazia, sulla sponda ovest del Danubio, su una terra che – a detta degli insorti – non sarebbe di nessuno. La creazione del Liberland viene annunciata online sul sito internet ufficiale creato per l’occasione. Sette chilometri quadrati di superficie, una costituzione, un motto… in poche ore, il neonato paese si dota di tutti i tradizionali orpelli della statalità, mentre il capo della combriccola, il giovane militante del partito euroscettico “Svobodní”, Vit Jedlička, viene eletto Presidente.
Nei primi giorni, il Liberland si limita a presentare al mondo le proprie intenzioni: diventare il terzo Stato più piccolo al mondo, dopo il Vaticano e il Principato di Monaco, e accogliere al suo interno tutte le “persone oneste” che vogliono “prosperare senza essere oppresse dai governi con restrizioni e tasse inutili”. Insomma, il territorio su cui Jedlicka e i suoi hanno piantato la loro nuovissima bandiera giallo-nera anela a diventare un paradiso fiscale.
Il paese apre le sue porte in seguito ai primi coloni. “La Repubblica libera del Liberland accetta le richieste di cittadinanza. I dettagli sono disponibili sul nostro sito ufficiale”, assicura il Presidente Jedlička nel suo primo comunicato stampa. Chi vuole diventare cittadino del Liberland deve semplicemente riempire un formulario online specificando il proprio credo religioso, l’ammontare dell’ultimo stipendio e, se possibile, allegare un Curriculum Vitae in PDF.
Mentre fioccano le richieste di cittadinanza (più di 300.000 secondo gli ultimi dati), lo Stato si adopera, come da tradizione, per inviare delle note diplomatiche alle autorità di Belgrado e di Zagabria, alle Nazioni Unite e ad altri paesi. E qui arrivano i primi ostacoli. Non soltanto Serbia e Croazia non rispondono alle e-mail ufficiali di Vit Jedlička, ma considerano l’argomento una bravata che non merita particolari attenzioni.
“Gli scherzi online sono e restano degli scherzi online”, ci fanno sapere dal ministero degli Esteri di Zagabria. Mentre i loro colleghi a Belgrado si limitano a dire che il Liberland non è stato fondato in terra serba. Eppure, secondo le mappe ufficiali croate, la “Gornja Siga”, questo quadrato di terra su cui è sorto il nuovo stato, non è di competenza croata. La zona, a questo punto d’incerta appartenenza tra i due stati, farebbe parte di un negoziato bilaterale sulla frontiera e figura tra le “No man’s land” elencate da Wikipedia (da cui Jedlička ammette di aver tratto ispirazione).
Gli eventi evolvono a fine aprile. Le autorità del Liberland organizzano diverse “visite ufficiali” a Zagabria, incontrano “alcuni imprenditori interessati” (ma anonimi) e quei croati che hanno fatto richiesta di cittadinanza. Un consolato onorario viene temporaneamente aperto in un ristorante sulla riva serba, dove vengono distribuiti i primi certificati di cittadinanza. In seguito, il Presidente si reca due volte nel nuovo Stato in occasione del primo e del 9 maggio, per celebrare la vittoria nella Seconda guerra mondiale.
Ma, proprio di ritorno da un fine settimana di festeggiamenti, Jedlička è fermato dalla polizia croata. “Il Presidente del Liberland è stato arrestato senza che lui avesse violato la legge, attraversando la frontiera illegalmente”, fanno sapere su Facebook le “autorità” dello staterello. Da quando le visite sul Danubio si sono fatte più frequenti, le forze dell’ordine croate vietano infatti di recarsi “via terra” nel Liberland, obbligando i curiosi a munirsi di barca. Inoltre, insistono gli “indipendentisti”, “non è vero che il territorio del Liberland è rivendicato da uno dei due stati frontalieri. Se fosse reclamato dalla Croazia, la polizia non arresterebbe le persone per “attraversamento illegale di una frontiera”. E quanto alla Serbia, il ministero degli Esteri di Belgrado ha dichiarato ufficialmente che il territorio non è di loro competenza”.
Nelle vicine cittadine croate di Batina, Zmajevac e Knezevi Vinogradi, gli abitanti non sanno effettivamente a chi appartenga quella fetta di terra, ma non sembrano preoccuparsene più di tanto. “Bah, a quanto pare l’area non è di nessuno”, afferma, comunque stupito, Kovač, un agricoltore della zona. “Io ho una casa su questa sponda del Danubio, quindi da ora ho un vicino ceco…”, prosegue Kovač, alzando le spalle e sorridendo. A qualche metro di distanza, Zoran, seduto sul suo trattore, se la ride allegramente. “Quel tipo è un pazzo – assicura, parlando del Presidente del Liberland – Croazia e Serbia non hanno ancora risolto il problema dell’appartenenza di quel territorio e lui ne ha dedotto che non è di nessuno!”.
Rilasciato domenica 10 maggio, il Presidente del Liberland ha assicurato di “aver percepito un grande livello di supporto da parte della polizia e del sistema giudiziario croati”. Ma, per il momento, le autorità croate non hanno espresso alcuna volontà di collaborare col nuovo vicino.
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