L’Euroscandalo degli emendamenti mirati
100.000 euro all’anno, come consulenza, per pilotare l’approvazione di emendamenti a direttive Ue. Giornalisti del Sunday Times si fingono lobbisti ed inchiodano, tra gli altri, l’ex vicepremier romeno Adrian Severin e l’ex ministro degli Esteri sloveno Zoran Thaler
Adrian Severin era uno dei parlamentari più in vista al Parlamento europeo. Vicepremier romeno nell’immediato dopo-Ceausescu, ministro delle Privatizzazioni e agli Esteri nel corso degli anni ’90, a Bruxelles era stato nominato vicepresidente dei Socialisti e Democratici (SD) e portavoce del gruppo sulle questioni internazionali.
Oggi è un uomo dall’immagine distrutta, che rifiuta di mollare la poltrona dopo essere stato beccato con le mani nella marmellata da una clamorosa inchiesta del Sunday Times.
Falsi lobbisti
Nel corso di otto mesi, un team di reporter del settimanale britannico ha contattato 60 parlamentari europei fingendosi lobbisti pronti a offrire contratti di ‘consulenza’ da 100.000 euro l’anno in cambio della presentazione di emendamenti ‘mirati.’ E Severin ci è cascato, insieme al collega SD Zoran Thaler – ex ministro degli Esteri sloveno – e all’austriaco conservatore Ernst Strasser, già ministro degli Interni.
I tre sono stati registrati e filmati mentre raccontavano come avevano convinto colleghi a introdurre le modifiche suggerite dai lobbisti ad una direttiva Ue che dovrebbe garantire i risparmiatori in caso di fallimenti delle banche.
Nel caso di Severin, il ‘prestanome’ era addirittura dello schieramento opposto, perché il gruppo SD aveva espresso parere contrario sull’emendamento incriminato. “Quindi fanno 12.000 euro?” gli chiede uno dei reporter dopo l’impresa, riferendosi alla prima ‘tranche’ dei pagamenti promessi. “Si’,” risponde. Strasser e Thaler si sono dimessi nel giro di 24 ore dalla pubblicazione delle accuse, pur sostenendo di aver capito di avere di fronte lobbisti fasulli e di aver fatto finta di accettare le loro mazzette per capire fino a che punto sarebbe arrivato il gioco.
L’ex vicepremier romeno, invece, ha deciso di non mollare la poltrona. “Non ho fatto niente che sia, diciamo, illegale o contro la prassi che abbiamo qui,” ha dichiarato al Sunday Times quando gli autori dell’inchiesta gli hanno chiesto spiegazioni sulla sua condotta.
Le reazioni dei colleghi
Ma i suoi colleghi di partito non l’hanno bevuta: il capogruppo Martin Schulz – già famoso per gli scontri con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – lo ha immediatamente scaricato. “Auspico che lasci il Parlamento europeo ed eviti ulteriori danni all’istituzione,” ha detto.
Mercoledì i deputati SD lo hanno espulso dal loro gruppo, ma Severin li aveva anticipati il giorno prima, passando al ‘gruppo misto.’ Da lì sembra deciso a difendersi dalle inchieste che Parlamento europeo, Ufficio europeo anti-frode (Olaf) e Direzione nazionale anticorruzione romena (DNA) hanno avviato nei suoi confronti.
Nel frattempo, al Parlamento europeo si temono altre scosse: all’amo dei giornalisti del Sunday Times avrebbero abboccato altri 11 deputati, che si pensa verranno rivelati nel corso delle prossime edizioni del giornale. “Ho sentito che li pubblicheranno tre alla volta,” ha raccontato a OBC un eurodeputato italiano, il quale si è detto pronto a scommettere che nessun connazionale verrà coinvolto nello scandalo. “Non so – racconta con una punta di cinismo – cosa si possa fare con centomila euro in Romania, ma per un italiano sono decisamente troppo pochi per sputtanarsi la reputazione”.
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