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L’economia dei petrodollari

L’Azerbaijan ha mantenuto negli ultimi anni uno dei tassi di crescita più alti al mondo grazie al suo potenziale di idrocarburi ma i settori non petroliferi vengono trascurati

09/06/2009, Arzu Geybullayeva - Baku

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La situazione dell’economia azera: una crescita alimentata dai petrodollari

Quando, nel 1991, la repubblica socialista sovietica azera dichiarò la sua indipendenza dall’Unione Sovietica, nessuno si sarebbe aspettato un aumento dello sviluppo economico da allora sempre crescente. Il paese era alle prese con un’economia al collasso, in guerra con l’Armenia e con una politica interna nel caos, 18 anni più tardi ha dimostrato uno dei tassi di crescita più alti al mondo, lasciando dietro a sé perfino giganti economici come USA e Cina.
Oggi l’Azerbaijan sta prosperando grazie al suo potenziale di idrocarburi, resta ora da vedere se il suo attuale sviluppo economico alimentato dai petrodollari e guidato da un regime corrotto si trasformerà in una crescita sostenibile nel lungo periodo.

Gli inizi

In Azerbaijan è stato trivellato il primo pozzo petrolifero del mondo nel 1848. Ha attirato nomi come Rotschild e i fratelli Nobel, venuti per controllare le riserve petrolifere esistenti, modernizzare l’industria e attrarre più capitale straniero in questo piccolo paese che si affaccia sul Mar Caspio. Fino agli anni ’70 l’Azerbaijan forniva il 70% della produzione mondiale di petrolio. La crescita del settore degli idrocarburi ha subìto un rallentamento all’inizio degli anni ’90 con la caduta dell’Unione Sovietica, ma l’Azerbaijan ha presto riguadagnato la sua antica immagine con l’accordo di produzione congiunta del 1994, noto come "Contratto del secolo". Questo ha dato il via ad una nuova fase dell’economia azera, in quanto prevedeva il controllo dei giacimenti del Mar Caspio, che in precedenza non erano stati sfruttati dall’Unione Sovietica. Nel 2006 l’Azerbaijan ha avuto una crescita del Pil del 34,5%.

Lo sviluppo delle ricche riserve di idrocarburi ha trasformato questo paese di 8,6 milioni di abitanti in una importante fonte alternativa di petrolio e gas. Sebbene principalmente nel settore energetico, l’Azerbaijan ha registrato una forte crescita nell’edilizia, nello sviluppo industriale e nel commercio

Proprio il risultato della crescente quantità di materie prime in Azerbaijan ha reso possibile a Baku il moltiplicarsi di luoghi di ritrovo, bar e ristoranti moderni, di edifici altissimi che affollano l’orizzonte, così come uno stile di vita lussuoso. Tuttavia, mentre la crescita economica si è resa visibile soprattutto nella capitale, dove stanno avvenendo gran parte dei cambiamenti, la redistribuzione del capitale procede a rilento.

Secondo l’analisi di Nations in Transit Report annuale a cura dell’ong Freedom House, ndt "negli ultimi dieci anni l’Azerbaijan è retrocesso rispetto ad ogni parametro preso in considerazione dal report". Questa regressione è avvenuta in modo sistematico e in diversi settori, colpendo anche il processo elettorale, la società civile, la governance nazionale, i media e la giustizia indipendenti".

Tuttavia, il governo azero sostiene che le cose non stanno così. Nel 2006 il presidente Aliyev affermava che l’Azerbaijan "deve sfruttare l’opportunità unica di risolvere i suoi problemi sociali ed economici. Noi puntiamo a costruire uno stato solido, indipendente, economicamente autonomo e politicamente libero".

Tre anni più tardi, il presidente sembra essere della stessa opinione. Secondo APA news, come risultato dello sviluppo economico e di solide misure portate avanti in questa direzione, finora sono state aperte più di 27.500 imprese, sono stati creati più di 547.500 posti di lavoro e la povertà nel paese è stata ridotta del 13.2%. In un’intervista a Davos, il presidente azero Ilham Aliyev ha assicurato che "anche con il prezzo del petrolio a 40-45 dollari a barile, come quello di oggi, l’economia dell’Azerbaijan funzionerà con successo e sarà capace di sostenere questo livello di prezzi".

Inoltre, sembra che la crisi finanziaria non abbia realmente colpito l’Azerbaijan, o quanto meno così dice il capo dello State Oil Fund of Republic of Azerbaijan (SOFAZ), Shahmar Mohrumov. Secondo il direttore, citato da Radio Azadliq (RFE/RL), "anche un paese con più esperienza come la Norvegia ha perso 91 miliardi di dollari a causa della crisi finanziaria, mentre l’Azerbaijan è riuscito a farcela: quest’anno il Fondo ha realizzato 300 milioni di dollari di profitti. Tutto questo come risultato di serie misure adottate dal governo".

Dove non c’è traccia dei petrodollari

Mentre il settore del petrolio e del gas è il motore principale del Pil del paese, il numero degli impiegati in questo settore è minimo, circa l’1%. Lo stato assegna una buona percentuale del suo budget annuale allo sviluppo di questo settore, trascurando l’agricoltura, il settore con maggiore impiego (39%). Esiste anche un problema di sviluppo delle infrastrutture, specialmente nelle regioni, dove c’è mancanza di elettricità e di forniture di gas, e c’è un sistema d’irrigazione arretrato.

La rete di protezione sociale è in crisi: l’assistenza sanitaria e l’educazione sono sotto-finanziati (rispettivamente 1% e 2,7%). Il World Bank’s Doing Business Report 2009 ha collocato l’Azerbaijan in cima alla lista dei paesi riformatori nel settore degli affari. Secondo le valutazioni del World Economic Forum per il 2008 si trova invece molto più indietro nella classifica per quanto riguarda salute e aspettative di vita (al posto 129) e l’istruzione (al posto 91).

Con obbiettivi di sviluppo a lungo termine programmati in modo insufficiente e con riforme che procedono lentamente, il settore energetico dell’Azerbaijan in espansione è stato discusso da molte organizzazioni internazionali come l’Asian Development Bank. Secondo quest’ultima, ora che l’Azerbaijan ha accumulato un sostanziale ammontare di utili, deve affrontare la sua sfida principale, ovvero assicurare una crescita economica sostenibile. Attualmente l’economia e il potere dell’Azerbaijan sono concentrati nelle mani di pochissimi clan, la stampa è imbavagliata e la corruzione dilaga: è evidente che il paese ha bisogno di prendere fermamente in mano la situazione per non rimanere vittima della sua ricchezza di materie prime.

Segni di speranza o condanna al fallimento?

Non c’è dubbio che, data l’attuale dipendenza dell’Azerbaijan dalle risorse naturali, la visione della leadership al potere diverrà sempre meno trasparente e invece di concentrarsi sullo sviluppo democratico, su priorità di istruzione, innovazione e sviluppo di prodotti alternativi, gran parte dell’attenzione politica sarà rivolta a chi controlla il rubinetto del petrolio, e a quanto riesce a ottenerne.

Si stima che col finire dell’anno 2009, la produzione petrolifera azera inizierà a diminuire. Senza un’efficace gestione della spesa in Azerbaijan, è molto improbabile che negli anni a venire ci sarà una crescita sostenibile, specialmente dal momento che negli ultimi tempi i settori non petroliferi nel paese hanno vissuto una crescita minima. Date le attuali condizioni di vita in Azerbaijan, sembrano esservi poche speranze.

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