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L’autogol di Sanader

Dopo la sconfitta dell’Hdz al primo turno delle presidenziali l’ex premier Ivo Sanader ha deciso un suo improvviso rientro in politica, cercando di riprendere il potere con un putsch interno al partito. Ma gli è andata piuttosto male

05/01/2010, Drago Hedl - Osijek

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L’ex premier croato Ivo Sanader è stato buttato fuori dal partito dopo aver cercato di portare a termine un drammatico putsch interno al partito e prendere così il potere dell’Hdz, attualmente al governo. Domenica 3 gennaio Sanader – del tutto improvvisamente, come del tutto improvvisamente e senza nessuna spiegazione e nessun annuncio il 1° luglio dell’anno scorso aveva dato le dimissioni dall’incarico da premier e da capo del partito – ha convocato i giornalisti e nella sede dell’Hdz ha annunciato il suo rientro in politica. Durante la conferenza stampa ha criticato fortemente la premier Jadranka Kosor per la cattiva gestione del partito, sfociata nello scarso risultato elettorale del candidato dell’Hdz alle presidenziali, Andrija Hebrang, il quale ha ottenuto solo il 12 percento di voti. Sanader ha poi aggiunto che il cattivo risultato di Hebrang è dovuto all’"incapacità nella conduzione del partito".

Sanader, che dopo la volontaria uscita di scena dalla politica ricopre la funzione di presidente onorario dell’Hdz e gode di tutti i diritti che appartengono ai vertici del partito, ha detto di aver sbagliato quando si è ritirato completamente dalla politica, e che adesso ha deciso di ritornare per poter "rinforzare l’Hdz". Così, è comparso alla sede del partito a Zagabria in Piazza delle vittime del fascismo, a insaputa della premier e presidente dell’Hdz Jadranka Kosor. Con lui c’erano 12 parlamentari, tra i quali anche il presidente del Parlamento croato, Luka Bebić. Con questo comportamento Sanader avrebbe dovuto inviare un chiaro messaggio a Jadranka Kosor riguardo la sua effettiva possibilità di governare: se si dovesse opporre al suo rientro in politica lui potrebbe facilmente distruggere il suo governo, dal momento che senza i 12 deputati che Sanader controlla la Kosor non avrebbe più la maggioranza in parlamento. Di grande importanza per Sanader era poi il fatto che con lui ci fosse il presidente del parlamento Luka Bebić, formalmente la seconda carica più importante dello Stato.

L’inattesa comparsa di Sanader è stata un vero shock, ed è capitata nel momento più scomodo possibile, sul finale delle elezioni presidenziali il cui secondo turno sarà il prossimo 10 gennaio. La destabilizzazione del governo, ma anche del parlamento, nel momento dell’avvicendamento del capo dello Stato (l’attuale presidente della Repubblica Stjepan Mesić passerà il testimone al suo successore il 18 gennaio), avrebbe potuto innescare gravi conseguenze per la stabilità politica del paese. E in effetti le cose, domenica 3 gennaio – dopo il putsch di Sanader – apparivano piuttosto drammatiche. Soprattutto perché la premier Kosor per tutto il giorno non aveva rilasciato dichiarazioni e non era chiaro quali mosse avrebbe fatto.

Kosor, invece, nel frattempo aveva discusso freneticamente con i membri della presidenza dell’Hdz, con i ministri del suo governo e con i partner di coalizione, oltre che con il presidente della Repubblica Stjepan Mesić. Per lei era molto importante capire su chi avrebbe potuto contare in questi momenti drammatici, per poter compiere la mossa che aveva in mente e che l’opinione pubblica si aspettava che lei facesse.

Kosor era in una situazione particolarmente delicata.Dimettendosi da capo del governo nell’estate dello scorso anno e lasciando il paese in una difficile situazione economica, Sanader aveva scelto proprio lei come successore alla guida dell’esecutivo, pensando che, come aveva fatto fino ad allora, lo avrebbe ascoltato senza fiatare e lo avrebbe seguito ciecamente. L’ex premier sperava che dall’ombra avrebbe potuto continuare ad amministrare il paese e al momento opportuno fare rientro in politica. Ma si era sbagliato.
Nonostante la grave situazione in cui si è trovato il paese e con le casse dello stato vuote – la premier ha dovuto portare avanti manovre decisamente poco popolari, come l’introduzione della tassa per la crisi (tre percento su tutti gli stipendi e guadagni superiori alle 3.000 kune, circa 410 euro), l’aumento dell’Iva dal 22 al 23 percento – l’appoggio dell’opinione pubblica nei suoi confronti ha continuato ad aumentare.

Il sostegno è iniziato ad arrivare quando ha deciso di avviare la lotta alla corruzione. Non solo ha destituito il vicepremier Damir Polančec perché coinvolto in scandali, ma ha anche avviato in modo risoluto un repulisti nelle imprese statali le quali, si è poi dimostrato, erano legate alla criminalità e alla corruzione. Sono stati destituiti i capi dell’Azienda elettrica croata, sono finiti dietro le sbarre i direttori delle autostrade croate, del gigante dell’industria alimentare "Podravka", i capi della Banca postale… Tutte cose che al tempo di Sanader erano assolutamente impensabili. Oltre tutto, il nome dell’ex premier ha iniziato a comparire in relazione allo scandalo della banca austriaca Hypo Alpe Adria, da dove sono giunte conferme sul fatto che Sanader ha ricevuto provvisioni per un ulteriore ampliamento degli affari di questo istituto di credito in Croazia.

Alcuni politici dell’opposizione, soprattutto il deputato istriano Damir Kajin, ma anche alcuni media, sempre più spesso hanno avvertito che "la testa della piovra criminale" porta all’ex premier. Una parte di analisti tende ad affermare che proprio il timore di una possibile incriminazione, per il coinvolgimento in questi scandali, è stato il motivo principale che ha spinto Sanader a ritornare in politica, per poter impedire il procedimento giudiziario. Ma è stato lui stesso a negarlo, dicendo ai giornalisti, mentre annunciava il suo ritorno in politica, di non avere nulla a che fare con gli scandali e che sicuramente non avrebbe abbandonato il posto di uomo più potente dello Stato se fosse stato veramente coinvolto. Indirettamente, questo significa: non avrebbe abbandonato l’incarico di primo ministro se avesse avuto paura di essere perseguito penalmente, perché come premier avrebbe potuto più facilmente ostruire l’indagine.

Soltanto 24 ore dopo il tentativo di putsch, Sanader è stato cacciato fuori dal partito. Già di primo mattino, del giorno successivo, lunedì 4 gennaio, quando ormai aveva la certezza che la maggior parte dei leader dei partiti era dalla sua parte, Jadranka Kosor ha riunito i suoi più vicini collaboratori. Ed è stata presa la decisione: proporre alla presidenza dell’Hdz di escludere Sanader dal partito. Decisione che è passata liscia come l’olio: 16 membri della presidenza dell’Hdz hanno appoggiato la proposta, solo tre contrari e due astenuti. Persino la maggior parte di quelli che domenica scorsa erano con Sanader hanno fatto marcia indietro, dicendo di non sapere che l’ex premier in realtà volesse portare a termine un colpo di mano.

"Nessuno può andarsene e rimanere, e nessuno può rimanere se se ne è andato. Non si può dopo sei mesi dire ‘adesso torno’. Noi abbiamo la responsabilità di questo paese e di questo partito e io non posso e non voglio lavorare secondo gli ordini di qualcuno, e non starò a capo di un partito mentre gli altri muovono i fili", ha dichiarato Jadranka Kosor.

Così, quello che fino a sei mesi fa era l’uomo più potente dello Stato ha subito una vergognosa uscita dalla politica, prima quando ha lasciato il paese in una situazione senza via d’uscita, andandosene senza alcuna spiegazione, e poi quando ha voluto ritornare sulla scena politica con un mal riuscito putsch all’interno del partito.

Il presidente uscente Stjepan Mesić ha fatto appello all’opposizione per far sì che non si tengano elezioni anticipate e per non rendere più difficile la posizione dell’attuale premier. Questo perché parte dell’opposizione – in primis il suo più forte partito, l’Sdp – aveva iniziato subito a chiedere le elezioni anticipate, sostenendo che i drammatici avvenimenti interni all’Hdz denotano che questo partito non è più in grado di guidare il paese.

Gli analisti sono tendenzialmente d’accordo con l’opinione di Mesić, ritenendo che una fase di governo tecnico – dalla tenuta delle elezioni fino alla formazione del nuovo governo – durerebbe alcuni mesi e potrebbe essere definita "senza potere" e come una perdita di tempo prezioso, condizione che sarebbe fatale per un paese in una grave situazione economica.

Ma, d’altra parte, Jadranka Kosor potrebbe comunque avere dei problemi. Se dovesse ritornare Ivo Sanader al parlamento, come ha annunciato, e se dovesse portarsi dietro alcuni deputati di questo partito, l’Hdz e i suoi partner di coalizione potrebbero finire in minoranza in parlamento. Per questo le difficoltà dell’attuale premier non cessano, e tanto per lei quanto per la Croazia resta valida la seguente domanda: in che modo finirà tutta questa storia?

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