L’Armenia delle sorelle Arshakyan
La musica armena contemporanea è poco conosciuta all’estero. Ma ora qualcosa sembra cambiare. Con il successo di due esuberanti e dotatissime sorelle
La musica armena vanta una ricchissima tradizione, che affonda le sue radici un paio di millenni prima di Cristo. Nel mondo, però, non ha mai avuto risonanza, se non indirettamente, tramite figure emigrate altrove, come Charles Aznavour, che nella sua parabola artistica ha sempre introdotto qualcosa del suo paese di origine.
Tuttavia, negli ultimi anni, un duo femminile si è imposto all’attenzione mondiale con una proposta che, pur mantenendo stretti legami con l’autoctonia, fa il verso al mondo mainstream occidentale, finendo per stuzzicare anche i gusti di chi non ha mai avuto familiarità con le note facenti capo alle vocazioni artistiche di Yerevan. Sono le sorelle armene Inga e Anush Arshakyan, protagoniste indiscusse di una delle pagine della musica folk- pop armena più interessanti.
Classe ’80
Anush (1980) è la più grande, suona il piano e canta; nel 1994 vince il prestigioso premio "Sonorous Voices", a Omsk, città della Russia, situata lungo il tracciato della Transiberiana. Frequenta il conservatorio a Yerevan, dove consegue il diploma e debutta poco dopo nell’Armenia State Philharmonic Orchestra. Le sue prime composizioni risalgono a metà degli anni Novanta.
Inga, classe 1982, percorre su per giù le stesse tappe della sorella, dedicandosi però al violino che studia fin da piccina con passione e perseveranza. Iniziano a lavorare insieme nel 1998, dando vita a un repertorio che attinge a piene mani alla ricca tradizione folk armena. "Ci piace l’idea di poter contaminare la cultura tradizionale con i suoni moderni derivanti dal jazz, dal pop e dall’elettronica", rivelano le due sorelle. Nel giro di pochi mesi il loro nome conquista gran parte del Caucaso e dei vicini Balcani. Due anni dopo compiono il primo viaggio di lavoro transoceanico: atterrano negli USA, a Los Angeles, dove debuttano all’Alex Theatre, location aperta al pubblico dal 1925. Nel 2002 ottengono importanti riconoscimenti soprattutto in patria, dove si propongono in numerosi live, accrescendo di volta in volta l’esercito di fan.
Il primo album si intitola We And Our Mountains. Il lavoro si apre con "Andzrev Yekav", brano fortemente contaminato dalla cultura musicale tradizionale armena. Lo scheletro del pezzo risente dei suoni moderni tipici delle produzioni discografiche occidentali, ma il cantato affronta fraseggi appannaggio della realtà locale, debitori del mondo turco-medio orientale e di quello caucasico. In alcuni punti risaltano trovate jazzistiche. La loro fama è consolidata da una serie di apparizioni pubbliche a New York, Toronto e Parigi. E’ la prima volta che la cultura musicale armena si impone a livello internazionale. Sull’onda del successo ottenuto con l’album d’esordio, si esibiscono per la prima volta nei principali teatri della capitale.
Il botto
Il cosiddetto "botto", però, lo ottengono con "Tamzara", brano che finirà incluso nel secondo disco. E’ introdotto da strumenti tradizionali; il cantato è una melodia costruita su scale pentagrammate che rimandano all’Impero bizantino, sostenuto da un incedere percussivo di notevole suggestione; un ottimo esempio di world music, sintetizzato da un video che spopola su Youtube. Con "Tamzara", nel 2004, vincono il premio Golden Lyre, mentre l’anno successivo trionfano all’Armenia National Music Awards. Il secondo disco è titolato con il loro pezzo più famoso e vede ufficialmente la luce nel 2006. Consta di undici tracce ed è prodotto dalla Parseghian Records. Con la title track suscita clamore anche la quinta traccia, "Khlpane", impreziosita dal suono di uno strumento a corda tradizionale che si integra perfettamente con i suoni elettronici più moderni. Grazie a questo lavoro il duo riprende a girare il mondo, frequentando le sale concerto di Parigi, Londra Mosca e Teheran. Nel 2006 esce anche il primo dvd che ritrae la coppia dal vivo, durante le più belle performance effettuate negli ultimi anni.
Il terzo album
Tre anni dopo è la volta del terzo album: Heartbeat Of My Land. In copertina le due sorelle appaiono abbigliate con costumi tradizionali e caratteristici copricapo pieni di gingilli. Il singolo s’intitola "Menq Enq Mer Sarere", viene proposto all’Armenian Telethon, e bussa alle porte di paesi mai conquistati prima, come Siria, Libano e Russia. Nel 2009 le due sorelle Arshakyans si presentano all’Eurovision Song Contest con la canzone "Jan Jan"; alla stesura del brano partecipano Mane Akopyan, Vardan Zadoyan e Avet Barseghyan, tutte figure assai note dell’establishment artistico armeno. Il brano ha un "tiro" decisamente più moderno di quelli finora affrontati, anche se, interpellate a riguardo, lo giustificano definendolo un pezzo "folk con elementi di musica contemporanea"; in realtà abbandonano la tradizione per contemplare un pop tipico della cultura occidentale mainstream. Porta la firma di Ara Torosyan, fra i produttori armeni più importanti, già al fianco di altre figure cult come André ed Eva Rivas. Al successo della canzone contribuisce un video promozionale di grande efficacia (su Youtube con oltre un milione di clic ), che rimanda alla celeberrima "Whenever, Wherever" di Shakira, fra i principali esponenti del pop latino.
Questa tendenza è evidente anche nell’ultimo video girato dalla coppia, in occasione del Concert The Voice of Armenia del 16 marzo 2013. Il brano "You Will Not Be Alone" (pubblicato originariamente come singolo nel 2009, musicato da Armen Martirosian, con le parole di Michael Bagratuni) è cantato in inglese, secondo i classici "paradigmi" musicali occidentali, favoriti dal giovanissimo compositore Aidin Davoudi e da Mart Babayan. Di tradizionale resiste solo l’introduzione effettuata da un membro della band con il duduk, strumento musicale tipicamente armeno, inserito dall’Unesco nella lista dei Patrimoni orali e i materiali dell’umanità.
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