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L’Ana non smuove le passioni albanesi

La guerriglia albanese sostiene di essere una forza rilevante nel sud dei Balcani ma, come emerge da quest’inchiesta dell’IWPR, sembra non goda di grande appoggio presso le comunità albanesi locali.

06/10/2003, Redazione -

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Una cartina della Grande Albania

Traduzione a cura di : Davide Sighele
L’esercito nazionale albanese, ANA, è ritornato nelle ultime settimane sulle prime pagine dei giornali quando la polizia macedone ha avviato una delle operazioni più massicce contro la guerriglia armata dagli scontri del 2001. Il gruppo armato opera anche in Kossovo, nel sud della Serbia ma, come ha scoperto IWPR in una sua inchiesta, in questi territori non gode certo di un gran supporto. Questo porta alla considerazione che non sia una minaccia così ingente come lo stesso ANA ed i suoi avversari tendono a voler far credere.
IWPR ha intervistato cittadini comuni appartenenti alle comunità albanesi nelle aree dove l’ANA afferma di esercitare la propria influenza. Ma non solo. Ha incontrato anche rappresentanti di partiti politici, alcuni dei quali derivano da alcune cellule dei movimenti di guerriglia degli anni scorsi. Nonostante questi loro trascorsi disconoscono i metodi violenti dell’ANA ed in molti casi anche le aspirazioni per la creazione di una Grande Albania che dovrebbe comprendere il Kossovo, parte della Macedonia ed i distretti di Presevo, Medvedja e Bujanovac in Serbia.
L’ANA è emersa nel 2001 durante gli scontri tra guerriglia albanese e forze di sicurezza macedoni. Da allora ha creato una vera e propria macchina pubblicitaria attraverso alcuni siti web gestiti dall’estero. I rappresentanti dell’ANA affermano che quest’ultima è attiva sia nel sud della Serbia che in Macedonia ed in Kossovo. Ha concluso una serie di attentati e probabilmente ne ha rivendicato qualcuno del quale non era direttamente responsabile. La presenza dell’ANA è più evidente in alcune aree del sud della Serbia e della Macedonia dove il pattugliamento della polizia è scarso e quest’ultima non è molto amata dalla popolazione locale.
Il gruppo ha sicuramente occupato la nicchia dell’unico gruppo di guerriglia albanese ancora attivo nella regione. Discende da tre gruppi militari che progressivamente sono stati assorbiti nel processo politico: l’esercito di liberazione del Kossovo (KLA), l’esercito di liberazione nazionale (NLA) della Macedonia e l’esercito di liberazione di Presevo, Medvedja e Bujanovac (UCPMB). L’ANA si descrive come movimento che combatte per una Grande Albania, scopo che i suoi predecessori hanno abbandonato una volta divenuti partiti politici e soggetti politici di rilievo. Le posizioni dell’ANA naturalmente infastidiscono i rappresentanti legittimi delle comunità albanesi. Queste posizioni oltranziste accentuano il peso – seppur in termini negativi – dell’ANA presso i partiti nazionalisti di Serbia e Macedonia, che temono enormemente l’espansionismo albanese.
Ma molti dubitano che l’ANA sia tanto vitale quanto afferma d’essere. Se è cioè una forza armata coordinata ed in grado di perseguire l’obiettivo di una Grande Albania. E’ difficile valutarne l’effettiva forza per la sua natura di clandestinità ma certo sembra più forte – o almeno più attiva – nel nord della Macedonia piuttosto che in Kossovo o nella valle di Presevo. In queste due ultime aree ha portato a termine alcuni attentati, ma nessuno su larga scala e, almeno apparentemente, non coordinati tra loro.
Il numero di uomini sui quali può contare non è chiaro. Le stime sono molto differenti fra loro ma potremmo affermare che i membri dell’ANA si aggirino sui 200. E non è certo quanto questa forza sia compatta e permanente nel tempo. Vi sono rapporti costanti che indicano come i membri dell’ANA siano contemporaneamente coinvolti in attività di contrabbando e questo può portare alla conclusione che le velleità politiche del gruppo non siano che delle coperture per attività criminali.
Inoltre l’ANA certo non gode di gran supporto tra le comunità albanesi. Nelle interviste con IWPR i leader politici locali, gli amministratori locali, semplici cittadini ed anche ex membri di altri ex gruppi di guerriglia mettono in dubbio la legittimità dell’ANA.
"E’ poco chiaro chi vi sia dietro l’ANA e gli interessi di chi rappresentino. Sono sospettoso rispetto alle loro reali intenzioni", ha affermato un ex membro dell’UCPMB, dal quale ci si sarebbe potuto aspettare una certa simpatia per il gruppo. "Chi sono queste persone e chi da un giorno all’altro ha iniziato a parlare dell’unificazione di tutti i territori albanesi? Non li conosciamo e queste sono aree molto piccole dove tutti conoscono tutti".
L’ex- Rappresentante Speciale dell’UNMIK Micheal Steiner ha definito l’ANA come un’organizzazione terroristica illegale, nell’aprile di quest’anno immediatamente dopo una rivendicazione per un fallito attacco dinamitardo. Ma sembra che la maggior parte dei membri della Comunità Internazionale non considerino l’ANA effettivamente pericolosa per la stabilità della regione e soprattutto non ritengano sia ben radicata sul territorio. In settembre il portavoce NATO Mark Laity ha dichiarato a Radio Free Europe che "non sono numerosi, non hanno alcun supporto nella popolazione e certamente non sono un esercito".
In ogni area il potenziale attrattivo dell’ANA assume connotati differenti: in Macedonia si basa soprattutto sulle delusioni causate dalla mancata implementazione di alcuni capitoli degli Accordi di Ohrid del 2001; nella Valle di Presevo si insiste in particolare sul fatto che nella definizione finale dello status del Kossovo si arrivi ad un’annessione anche di quelle aree. L’ANA ha invece meno da offrire agli albanesi del Kossovo dove lo spazio politico è già stato colmato da partiti che rappresentano la comunità albanese.
Non benvoluti in Macedonia
Tre settimane dopo che le forze di sicurezza macedoni si sono ritirate dalle zone a nord di Skopje gli abitanti dei villaggi albanesi sono ancora sospettosi rispetto agli stranieri. Vi sono molti posti di blocco della polizia attorno ai paesi di Aracinovo, Lipkovo e Tanusevici. Poca gente per strada ed un’atmosfera tesa.
Quando il team di IWPR è entrato a Lipkovo alcuni uomini sono apparsi da dietro ad un negozio per domandare cosa ci facessimo là. Uno di loro, Duraku, ha alzato lo sguardo verso un elicottero della forza di peacekeeping NATO in una quotidiana missione di pattugliamento. "Qui non vogliamo né le forze di sicurezza macedoni e neppure l’ANA", ha affermato.
Zaim, che ha combattuto contro il governo macedone nelle fila dall’NLA sino a quando nel 2001 quest’ultima è stata smantellata ha dichiarato ad IWPR che l’ANA non era certo benvenuta in quelle zone, "non c’è bisogno dell’ANA. Se qualcuno ha bisogno di essere difeso, noi, ex membri dell’NLA, riprenderemo in pugno le armi. Non abbiamo bisogno che qualcun’altro combatta per noi".
Questi punti di vista hanno trovato riscontro anche presso i rappresentanti ufficiali albanesi. "La popolazione a Lipkovo non sostiene assolutamente l’ANA" racconta il sindaco Husamedin Halili "rischia solo di allargare il conflitto e la maggior parte della popolazione è contro la guerra. Sanno che combattere porta esclusivamente lutti e dolori e non vogliono ritornare a quanto avvenuto nel 2001".
Ma Halili ha anche rilevato come l’estremismo potrebbe crescere se continuerà la sfiducia tra la comunità albanese e quella macedone, ed assieme alle delusioni dei primi per una situazione economica sempre più drammatica. "La sfiducia crea spazi per organizzazioni come l’ANA" ha affermato. "Vi sono molte persone che non hanno ricevuto nemmeno un pezzo della torta dopo la crisi del 2001. Troppi sono i disoccupati, e questo non fa che rinfocolare le insoddisfazioni".
Molti albanesi sono delusi del fatto che gli Accordi di Ohrid non hanno portato alcun miglioramento nei loro standard di vita, in particolare si è fallito sulle promesse di nuovi posto di lavoro. Arben Xhaferi, leader del Partito Democratico degli Albanesi (DPA) ed attualmente all’opposizione ha affermato durante un’intervista che "l’ANA non è altro che la metafora dell’insoddisfazione albanese rispetto alle conseguenze degli Accordi".
Come ha dichiarato ad IWPR Avdi, un uomo di Arcinovo "l’ANA può pensare di ricevere sostegno solo se gli Accordi di Ohrid non verranno implementati".
Attualmente il maggior partito albanese in Macedonia è l’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI), costituito da ex membri dell’NLA. Nel settembre del 2002 il DUI è entrato a far parte della coalizione governativa ed è particolarmente esposto alle critiche di non essere stato in grado, assieme al governo, di rispettare le promesse fatte.
Parlando con IWPR, la portavoce del DUI Ermira Mehmeti, era ansiosa di ribadire che l’ANA non rischia di corrodere la base elettorale del partito. "E’ chiaro che l’ANA – o chiunque vi sia dietro – non gode di alcun supporto politico. Non abbiamo informazioni certe sulla loro piattaforma politica, sui loro rappresentanti. Certo questo ci porta a pensare che non siano un’organizzazione seria e strutturata". "I macedoni hanno dimostrato che non supportano l’ANA perché alle ultime elezioni politiche hanno votato in massa il DUI e gli Accordi di Ohrid".

La simpatia nel sud della Serbia per l’unificazione delle terre albanesi

Oltre confine, nel sud della Serbia, la questione politica all’ordine del giorno per le comunità albanesi è come includere la loro regione in un Kossovo indipendente ed ampliato. Molti dei 70.000 albanesi che risiedono a Presevo, Medvedja e Bujanovac, e lì costituiscono la maggioranza della popolazione, considerano i loro villaggi come distretti del Kossovo orientale. I politici con i quali IWPR ha parlato hanno sconfessato i metodi violenti dell’ANA ma non il suo obiettivo di riunificazione territoriale. Ragmi Mustafa, leader del Partito Democratico degli Albanesi (DPA) vorrebbe vivere in una patria albanese monoetnica. "La nostra esperienza dimostra che le guerre sanguinose che hanno lacerato i Balcani sono conseguenza del carattere multietnico delle società che vi vivono, e questa nella storia è l’ultima possibilità per trovare una soluzione pacifica alla questione etnica albanese".
Alcuni cittadini residenti nella Valle di Presevo hanno espresso opinioni simili anche se tutti coloro i quali hanno parlato con IWPR hanno dimostrato paura rispetto ad una nuova escalation della violenza. "Penso sia giusto chiamare l’ANA un gruppo terroristico", ha affermato a Presevo il negoziante Hysen Iljazi. "Ma questo non significa che sono felice di come gli albanesi sono trattati in Serbia dove, di fatto, siamo cittadini di seconda classe". "Mi piace l’idea della riunificazione di tutti i territori albanesi. Ma non attraverso la guerra e la violenza. E’ semplicemente il secolo sbagliato per utilizzare questi metodi".
Gli albanesi del Kossovo: avanti da soli verso l’indipendenza
In Kossovo il sostegno pubblico dell’ANA è molto limitato anche perchè la sfera pubblica è già occupata dai partiti politici albanesi e l’obiettivo principale è quello dell’indipendenza della regione. Certo più limitato rispetto alla Grande Albania, ma certo più realistico.
"Non sostengo l’ANA perché in realtà non si batte per l’indipendenza del Kossovo" afferma l’insegnante elementare Ismet Gashi "persegue un’agenda differente. Noi albanesi del Kossovo vogliamo l’indipendenza e ci interessa molto meno integrarci con l’Albania od altre terre dove vivono comunità albanesi".
Lo studente di legge Qendresa Salihu ha affermato che "l’ANA non può far nulla di buono per il Kossovo, le loro azioni non fanno che danneggiare l’immagine di alcune istituzioni del Kossovo quale ad esempio i KPF (la protezione civile kossovara, probabile futuro embrione di un esercito del Kossovo) e dare alla Serbia una scusa per affermare "Non avete visto? Non vi avevamo detto che tutti gli albanesi sono terroristi?".
I partiti kossovari hanno preso pubblicamente le distanze dall’ANA. Ashim Thaci, ex leader del KLA ed ora a capo del Partito Democratico del Kossovo (PDK) crede che "non vi sia bisogno dell’ANA. Il tempo della guerra è oramai passato ed è tempo di progressi democratici nella regione". Anche il nazionalista Movimento della gente per il Kossovo ha smesso di parlare di unificazione di tutte le terre albanesi ed ora è a favore di una federazione leggera tra l’Albania ed un Kossovo indipendente.
I sospetti di legami criminali
Una delle possibili ragioni per le quali l’ANA non gode di gran supporto popolare è perché viene sospettata di legami con la criminalità organizzata. Lo scontro con la polizia macedone avvenuto in settembre è stato caratterizzato da una serie di rapimenti compiuti dal gruppo guidato da Avdil Jakupi, che si definisce quale membro dell’ANA nonostante questi ultimi disconoscano questa sua appartenenza. Questo è un tipico esempio della confusione che circonda l’ANA ed i suoi obiettivi.
"Difficilmente la gente si fida dell’ANA e crede nei suoi obiettivi perché sono conosciuti i suoi legami con la criminalità organizzata. Alcuni dei suoi membri non sono altro che normali ladruncoli" afferma Adem Demaci, ex portavoce del KLA.
L’ANA non è certo il primo gruppo di militanti albanesi sospettati di collegamenti con il crimine organizzato. Un rapporto dell’ottobre 2001, condotto dal Centre for geopolitical Drug Studies in France accusa KLA, NLA e UCPMB di aver sfruttato l’assenza di stato di diritto durante i conflitti per trafficare stupefacenti, sigarette ed altri beni di contrabbando nelle aree da loro controllate. Ha anche accennato il sospetto che alcuni attentati ed azioni militari in Macedonia e nel sud della Serbia siano stati compiuti per prendere il controllo di zone chiave per il contrabbando.
Con tutta probabilità l’appartenenza a questi gruppi di guerriglia è molto fluida. Con membri di quest’ultima che a volte si dedicano anche ad attività di contrabbando. Nel caso dell’ANA però le accuse sono più serie poiché si afferma che i suoi membri siano innanzitutto criminali, le cui attività criminose sono predominanti rispetto a qualsiasi velleità d’azione politica.
Un membro dell’UNMIK in Kossovo ha detto ad IWPR che le incursioni dell’ANA nelle aree di confine non erano assolutamente una sorpresa poiché i criminali desideravano proteggere il passaggio di droga, armi e sigarette. "Se si è coinvolti in questo tipo di attività certo la stabilità non è quello che si va a cercare …" ha affermato.
Ma qualcuno ammonisce sul rischio di interpretare l’ANA esclusivamente come un gruppo mafioso. "Non so chi siano e nemmeno quanto siano pericolosi" afferma il sindaco di Lipkovo Salili. "Ma so che gli ultimi fatti avvenuti in Macedonia la caccia a Avdi Jakupi non avevano nulla a che fare con l’ANA … E’ troppo facile affermare che sono solo un gruppo di criminali. Non si ha alcuna prova per affermarlo".
ANA: opportunisti piuttosto che capaci di imporre una propria agenda
Le discussioni tra IWPR e le comunità albanesi della Macedonia, della Serbia e del Kossovo suggeriscono che l’ANA non viene percepita come una forza effettiva e credibile. Ma anche se non è in grado di definire un’agenda politica con la propria schermaglia di azioni militari di basso livello, certo potrebbe insinuarsi in aree di malcontento dove può cercare di sfruttare l’apparente incapacità d’azione delle autorità locali, nazionali ed internazionali.
Come ha dichiarato ad IWPR Mustafa Ahmet, un albanese del sud della Serbia, "ho dovuto abbandonare casa mia nel 2001 a causa della guerra e non voglio che avvenga di nuovo. Ciononostante sono i governi di Serbia e Macedonia che creano il contesto dal quale nascono organizzazioni illegali come l’ANA. Questo perché non implementano gli accordi e le promesse fatte in merito ai diritti delle comunità albanesi".
In un articolo apparso sul quotidiano di Tirana Koha Jone l’11 settembre scorso Skender Drini ha affermato che l’ANA si nutre del pessimismo degli albanesi in tutta le regione dei Balcani a causa della lentezza con la quale si procede alla definizione di uno status definitivo per il Kossovo, della lentezza con la quale si garantiscono i diritti delle comunità albanesi nel sud della Serbia ed a causa dei vuoti nell’implementazione degli Accordi di Ohrid.
"E’ necessaria un’attività diplomatica di alto livello da parte della comunità internazionale per influenzare questi processi, in modo da zittire quelle voci secondo le quali ‘la situazione è simile a quella esistente in Kossovo e Macedonia prima della guerra; occorre tenere la tensione alta per attrarre l’attenzione della comunità internazionale’ ", ha affermato Drini.
Belgzim Kamberi e Jeta Xharra – IWPR
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