L’acqua rossa di Jurica Pavičić
Un dramma familiare, causato dalla sparizione della sedicenne Silvia, è al centro di questo giallo dello scrittore croato Jurica Pavičić pubblicato da Keller. La narrazione si snoda lungo anni di ricerche, a partire dalla soglia della guerra di dissoluzione della Jugoslavia, offrendo un eccezionale affresco storico. Nostra recensione
Vincitore del Grand Prix de Litterature Policière e di altri importanti premi europei, arriva in Italia, pubblicato da Keller, il romanzo “Acqua rossa” del croato Jurica Pavičić nella traduzione di Estera Miočić, che ha dato il meglio di sé nell’imprimere alla narrazione quello stile avvolgente che conduce il lettore a gustare questo romanzo pezzo a pezzo senza volere staccarsene mai. Eppure, nonostante sia un poliziesco, non ha molti misteri da risolvere, solo uno: la scomparsa di una ragazza di sedici anni, le cui ricerche a un certo momento vengono smesse, anche perché di mezzo c’è la guerra nella ex Jugoslavia, con il crollo di questa, e la nascita delle nuove entità statali, tra cui la Croazia, teatro del giallo.
Siamo in un villaggio della costa dalmata, nei pressi di Spalato, negli anni in cui c’era ancora la Jugoslavia, e Silva sparisce dopo una festa in cui si è concessa a un ragazzo, Adrijan, diverso però da quello con il quale di solito si accompagnava, cioè Brane, i primi due ad essere sospettati ovviamente, ma ciascuno si rivelerà avere un alibi.
La polizia, e in questo caso, in particolare il commissario Gorki Šain, comunque, non demorde dalle indagini. Si viene così a scoprire che Silva, studentessa a Spalato e alloggiante in un pensionato per studenti, era una piccola trafficante di droga, che le veniva rifornita da un certo Cvitko Cvitković, il quale comunque sembra essere anche lui estraneo alla vicenda. Il fatto che, nonostante le tante ricerche, non si riesca a trovare la ragazza né viva né morta apre a diverse ipotesi, la più probabile delle quali è che sia fuggita all’estero. Quest’ultima ipotesi viene poi data per possibile quando un’impiegata di banca, Elda, racconta di averla incontrata e di averci addirittura parlato alla autostazione di Spalato, dove Silva le aveva detto che sarebbe andata a Trieste. A questo punto c’è la convinzione che la ragazza non sia stata uccisa e che, prima o poi, come capita spesso con le adolescenti, ritornerà. Le indagini della polizia o, meglio, un certo allerta, resterà finché, passati i mesi e il paio di anni che le restavano per diventare maggiorenne, Silva saràlibera di andare dove le pare.
Va detto che i diversi tempi della ricerca sono abilmente modulati in funzione della suspense che pervade il romanzo, con ogni capitolo, nel corso degli anni, riferito a un punto di vista diverso in relazione ai personaggi che hanno a che fare con il caso.
Così, se la polizia, compreso il testardo Gorki, demorde, non lo fa la famiglia di Silva, ovvero il padre Jakov, la madre Vesna e il fratello gemello Mate, distrutti dalla scomparsa della loro amata. Una scomparsa, per altro, vissuta, da una parte, con la paura che sia morta e, dall’altra, con la speranza, nutrita dal rancore per la scelta della ragazza, se tale è stata, che si sia semplicemente allontanata da loro senza preoccuparsi del dolore che ha provocato.
Per anni Jakov e Mate girano per i paesi dintorno, fino in Bosnia e Serbia, lasciando le fotografie di Silva in giro, ovunque, nei caffè, nelle autostazioni, nelle stazioni dei treni, aspettando che qualcuno chiami o scriva al loro recapito. Ma il risultato sono solo falsi allarmi. Non solo, nel 1991 scoppia la guerra e dietro a essa tante altre e maggiori sono le tragedie, le morti, le sparizioni. A riguardo, vale la pena di segnalare gli elementi più significativi della visione che l’autore offre della stessa, che non è per niente “patriottica”, quando vediamo, nel corso di essa, un personaggio come il trafficante di droga Cvitko Cvitković diventare prima eroe di guerra e, più tardi, con la fine di questa, un onorevole deputato.
Dunque, il mondo è cambiato per tutti, tranne che per la famiglia di Silva.
Anche Gorki Šajn non c’è più, diventato nel frattempo agente immobiliare, mentre il suo posto è stato preso dal suo allora subordinato Čović, che per il suo attaccamento al regime ha fatto carriera. Così anche Jakov, un po’ alla volta si rassegna all’ineluttabile, anzi, più passa il tempo e più ce l’ha con la figlia ingrata. Un atteggiamento completamente diverso da quello della moglie Vesna, che, offesa di quel suo atteggiamento, finisce col separarsene. E nonostante, nel frattempo, siano passati 16 anni dalla scomparsa di Silva, chi non demorde, è anche il fratello gemello Mate che, ormai sposato e con una figlia, si trova a girare, come rappresentante di apparecchiature per la conservazione del pesce, non solo per la Croazia, ma anche in altri paesi d’Europa, sfruttando così questa opportunità per cercare la sorella anche all’estero. In questo è favorito anche dalla sempre maggiore diffusione di internet, grazie al quale adesso riceve segnali della presenza della sorella sia in Spagna che in Svezia e altri paesi che raggiunge all’oscuro della donna che ha sposato, la quale non tollera più in lui, appunto, questa ossessione per il ritrovamento della sorella, tanto da lasciarlo.
Troverà Silvia, non la troverà? Il mistero si dipana, magistralmente, per tutto il romanzo, con il lettore che – appassionatosi sempre più alle vicissitudini di Jakov e Mate, e al dolore di Vesna, ormai avulsa per la disperazione dalla vita sociale – si aspetta il colpo di scena finale, che ci sarà, ma che ci guardiamo bene dal rivelare, lasciandolo alla sorpresa del lettore. Anche se il valore del libro va oltre il genere giallo per essere, in realtà, per i diversi temi che attraversa, un romanzo a tutto tondo.
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