L’Abkhazia stretta alla gola
Tensione tra Tbilisi e l’Abkhazia: un intervento militare nella gola di Kodori e la decisione di trasferirvi l’amministrazione in esilio, minacciano uno status quo fermo da tredici anni, nella regione di fatto indipendente
Il governo georgiano ha annunciato la conclusione dell’operazione condotta nella gola di Kodori, dove il 22 luglio l’esercito è intervenuto contro le milizie "Monadire" (i cacciatori) capeggiate da Emzar Kvitsiani, ex governatore della zona all’epoca di Shevarnadze.
Il gruppo armato, che il governo di Tbilisi stima composto da qualche centinaio di combattenti, si formò nel 1993 dopo la fine della guerra in Abkhazia, con lo scopo di proteggere la valle, unico territorio controllato dalla Georgia nella regione, e abitato principalmente da popolazione di etnia svaneta, circa 4.000 persone. La valle è divisa da un checkpoint delle truppe russe: la parte bassa è amministrata dalle autorità abkhaze mentre la parte superiore dai georgiani, che però nell’aprile 2005 avevano disconosciuto ed accusato di attività criminali Emzar Kvitsiani, "signore" della zona, e le sue forze, chiedendone il disarmo.
L’intervento dell’esercito, con un ampio dispiegamento di uomini e mezzi in combattimenti durati alcuni giorni, ha portato all’arresto di diversi combattenti, ma non sono ancora stati resi pubblici gli esiti delle operazioni, con il numero di feriti e vittime. Sembra però che vi siano state alcune vittime civili nel bombardamento degli elicotteri sulla cittadina di Chkhalta, base delle milizie. Il territorio impervio e il divieto di ingresso posto ai giornalisti hanno reso molto difficoltose le operazioni di soccorso e la raccolta di informazioni.
Secondo il Moscow Times il governo georgiano starebbe ora ritirando gran parte delle truppe inviate nella regione, continuando però l’impegno per catturare i componenti delle milizie in fuga e soprattutto Kvitsiani. Il ministro degli interni Vano Merabshvili ritiene che questo sia riuscito a fuggire verso la Russia, insieme ad alcuni familiari e a qualche fedelissimo, ed ha promesso una ricompensa di 100.000 lari (circa 56.000 $) a chi saprà fornire indicazioni utili alla sua cattura. La sua casa a Chkalta è stata bombardata, ma le voci che lo dicevano ferito nell’attacco non sono mai state confermate.
Gli scontri nella zona hanno riacceso la tensione tra Russia e Georgia. Mentre quest’ultima accusa i peacekeeper russi e alcuni "servizi segreti stranieri" di appoggiare Kvitsiani, con l’intento di destabilizzare il Paese, Mosca condanna l’intervento giudicandolo un tentativo di lanciare un’offensiva in Abkhazia, per riprendere il controllo della regione. Secondo quanto riportavano alcuni media georgiani le truppe del contingente di pace russo avrebbero fornito ai ribelli armi e munizioni tramite dei blindati ed un elicottero, che sarebbero stati poi sequestrati dalle truppe georgiane.
Da mesi i georgiani tentano di allontanare i peacekeepers russi dall’Abkhazia, così come dall’altra regione separatista, l’Ossezia del Sud. Già varie volte il Parlamento di Tbilisi ha votato delle risoluzioni che chiedono il ritiro delle forze di Mosca: alcuni analisti ritengono però che le recenti mosse nella gola di Kodori potranno essere sfruttate dagli abkhazi proprio per assicurarsi che il ritiro non avvenga e che i russi rimangano a proteggerli. Secondo Radio Free Europe in Abkhazia sarebbero dispiegati circa 1.600 uomini delle forze di interposizione russe.
Anche l’opposizione si è riunita in una coalizione di sette partiti nel condannare l’intervento militare, pur dichiarando di deplorare allo stesso tempo le azioni di Emzar Kvitsiani, che aveva apertamente sfidato il governo georgiano. Il portavoce del gruppo, Tiko Mzhavanadze, ritiene che si sia agito "al di fuori della legge e dei principi democratici". Ad ogni modo, la figura del "signore della guerra" svaneta e i suoi contatti con personaggi influenti rimangono oscuri. Sabato scorso è stato arrestato l’ex ministro della Sicurezza, ora leader del partito di opposizione "Avanti Georgia", Irakli Batiashvili, con accuse di tradimento basate su intercettazioni telefoniche che riportano una conversazione con Kvitsiani.
Accanto all’intervento militare è stata anche una recente dichiarazione da Tbilisi a contribuire a far crescere la tensione nei rapporti con l’Abkhazia. Giovedì scorso il presidente Shakhasvili, dopo aver annunciato con un discorso televisivo la conclusione positiva dell’"operazione di polizia" ha aggiunto l’intenzione di trasferire l’amministrazione abkhaza in esilio proprio nella valle di Kodori, per avvicinare il "provvisorio centro amministrativo legittimo dell’Abkhazia" al suo territorio. Azhara, la cittadina dove si vuole stabilire l’amministrazione, che occuperà un edificio scolastico, dista meno di cinquanta chilometri da Shukhumi, capitale del territorio separatista.
L’amministrazione esiliata, a Tbilisi dal 1993, è costituita da un organo legislativo, il Consiglio Supremo, e dal governo esecutivo, a sua volta composto da quattro ministeri (finanze, economia, educazione e sanità) otto dipartimenti ed otto organi di governo locale.
In realtà l’Abkhazia, un territorio grande poco più dell’Umbria, ha un proprio governo che di fatto la regge, pur senza il riconoscimento internazionale. Le sue risposte alla dichiarazione sono state aggressive: il presidente Sergej Bagapsh, ha denunciato come "aperta provocazione" la mossa. "Ci riserviamo il diritto di impedire l’instaurazione di questo governo fantoccio nella valle del Kodori – ha sottolineato Bagapsh – e per ottenere questo obiettivo non escludiamo alcun mezzo: diplomatico o militare".
Ma a Shukumi qualcuno dà anche interpretazioni diverse. Christian Bjaniya, il portavoce del presidente Bagapsh, ha insinuato che Shakasvili vorrebbe invece liberarsi del governo in esilio, allontanandolo dalla capitale georgiana.
Il 21 luglio, il giorno precedente l’inizio dell’attacco nella gola di Kodori, era stata resa pubblica a Tbilisi la destituzione del ministro per la risoluzione dei conflitti, Giorni Khaindrava. Il ministro, sostituito con il parlamentare David Tkeshelashvili, negli ultimi due mesi aveva fatto dichiarazioni criticando la politica interna del governo.
Dall’elezione di Shakashvili nel gennaio 2004, con la "rivoluzione delle rose", la Georgia ha intensificato gli sforzi di avvicinamento verso la Nato, puntando a divenirne membro il prima possibile, e verso l’Unione Europea, con la quale i contatti sono in aumento, specialmente dopo l’inserimento da parte dell’istituzione europea dei paesi del sud del Caucaso nella propria "politica di vicinato", nel giugno 2004.
Azioni come quella contro la valle di Kodori, con la scelta di soluzioni militari anziché politiche, rischiano però di allontanare il paese dai requisiti di stabilità e sicurezza per l’adesione all’Alleanza Atlantica. Nel 2005 le spese militari della Georgia sono cresciute del 135%: l’aumento percentuale più alto in tutto il mondo. Inoltre, l’ingresso del Paese potrebbe creare difficoltà nel già teso rapporto tra la Nato e la Federazione Russa.
Molti dei futuri equilibri tra la Georgia, i suoi due territori indipendentisti, Mosca e l’Occidente dipenderanno da come verranno interpretate le azioni di questi giorni, ma soprattutto da quale sarà ora l’atteggiamento di Tbilisi: se deciderà di procedere in maniera aggressiva per tentare di riottenere un controllo sull’intero Paese, oppure se abbandonerà ulteriori azioni militari cercando invece soluzioni negoziali.
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