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La Romania allo specchio: l’Egitto e il 1989

Molti rumeni, davanti alle immagini tv che mostravano la rivolta in Egitto, sono tornati con la memoria al loro ’89. Un parallelo forte, sottolineato dagli stessi media del Paese. Hosni Mubarak e Nicolae Ceauşescu, la vecchia nomenklatura che cerca di riciclarsi, i morti in piazza

18/02/2011, Mihaela Iordache -

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In Romania la rivolta in Egitto è sembrata per molti versi un dejà vu del dicembre 1989, quando cadde il regime di Nicolae Ceauşescu. L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak è stato più volte paragonato a Ceauşescu: due dittatori, tra l’altro buoni amici, che per decine di anni hanno sottomesso i loro popoli.

Durante gli straordinari eventi del Cairo è circolata anche la voce – a cui è stato dato ampio risalto sui media rumeni – secondo la quale l’esercito egiziano avrebbe ammonito Mubarak, dicendogli che sarebbe stato meglio lasciare la carica anziché fare la fine del dittatore romeno. Ma un dittatore non pensa mai alla propria possibile fine, nella sua megalomania si considera sempre insostituibile.

Il 21 dicembre del 1989 Nicolae Ceauşescu fu colto alla sprovvista dalle urla della folla che per la prima volta osava non stare più in silenzio ad ascoltare i suoi interminabili discorsi. Si era nella capitale Bucarest, a cinque giorni di distanza dalle proteste di strada di Timişoara, dove ormai l’esercito aveva avuto ordine di sparare.

Nonostante tutto Ceauşescu aveva deciso di parlare alla piazza (davanti al Comitato Centrale del Partito Comunista a Bucarest) gremita di persone mobilitate per ascoltarlo. Il tutto in diretta tv. Ceauşescu pensava di convincere la gente che nel Paese andava tutto bene, che il socialismo era in marcia per il benessere di tutti.

Mubarak come Ceauşescu

Anche Mubarak ha provato fino all’ultimo a tenere un discorso davanti al “suo” popolo, convinto che l’obbedienza gli era dovuta, perché lui sapeva meglio di qualsiasi altra persona cosa andasse bene per l’Egitto. Lo stesso stile da padre padrone che caratterizzava Ceauşescu.

Alla piazza – dopo aver gridato ripetutamente ”Alo, alo, sedetevi calmi ai vostri posti”, tra urla e applausi – Ceauşescu promise aumenti di stipendi, pensioni, sussidi per bambini a partire dal primo giorno del mese successivo. Anche Mubarak durante la 14sima giornata di proteste alla folla che chiedeva le sue dimissioni aveva promesso l’aumento di stipendi e pensioni.

Il dittatore romeno rimase spiazzato anche dall’imprevisto voltafaccia dell’esercito e dei servizi di sicurezza, la cosiddetta Securitate. Probabilmente la stessa cosa è accaduta a Mubarak. Per Ceauşescu e Mubarak il comportamento dell’esercito ha significato un tradimento, ma per milioni di cittadini nelle piazze è stato un simbolo di fraternità.

Mentre guardavano in tv la rivolta del Cairo i romeni hanno sicuramente ricordato la loro rivoluzione, la prima ad essere trasmessa in diretta tv. E, in fin dei conti, realizzata attraverso la tv.

Oggi sappiamo che oltre 360 persone sono state uccise durante le proteste in Egitto. In Romania, inizialmente si parlò di un vero e proprio genocidio mentre ora si sa che circa mille persone persero la vita per la libertà. Le manifestazioni di piazza al Cairo sono durate 18 giorni. A Bucarest invece si continuò a sparare sui dimostranti anche dopo che Ceauşescu e la moglie Elena furono giustiziati, il 25 dicembre del 1989. E’ uno dei buchi neri della storia rumena, neppure oggi infatti si sa chi sparasse in quei giorni, se le forze fedeli all’ex conducator oppure forze guidate da chi aveva bisogno del caos per giustificare l’ascesa di chi stava gestendo la transizione. Quest’ultima ipotesi giustificherebbe la tesi secondo la quale in Romania non vi sia stata alcuna rivoluzione, ma un vero e proprio colpo di stato.

Analogie tra l’89 romeno e il 2011 egiziano

Per alcuni analisti, la rivolta del Cairo è stata molto simile a quella romena dell’89. Altri invece si sono rifiutati di fare parallelismi. Per il noto giornalista Cristian Tudor Popescu la gente che si trovava sulle strade del Cairo ha nutrito gli stessi sentimenti di quelli provati dalla gente a Timişoara, Bucarest e Cluj nel 1989. ”La gente che esce con il petto scoperto contro una dittatura è la stessa in qualsiasi posto si trovi, al Cairo come a Bucarest. E’ gente che non ha più nulla da perdere ed è pronta anche a morire”. Popescu ha inoltre spiegato durante una trasmissione tv che il sistema di Mubarak era molto simile al sistema securista (polizia politica) di Ceauşescu.

Guardando da Bucarest verso il Cairo in molti in Romania si sono detti che Mubarak è stato più intelligente di Ceauşescu, perché ha deciso di abbandonare il potere e ha saputo ascoltare i servizi. In realtà nessuno sa ancora con certezza come siano andate le cose e che fine farà il Faraone, che ora sembra gravemente malato.

In Egitto governa ora il Consiglio Supremo di Difesa che punta su un referendum costituzionale probabilmente da tenersi entro i prossimi due mesi, mentre la transizione verso le elezioni dovrebbe terminare a settembre. In Romania invece, a prendere il potere furono degli ex comunisti, solo parzialmente dissidenti. Si formò un Fronte di salvezza nazionale guidato da Ion Iliescu, ex comunista ultimamente caduto in disgrazia di Ceauşescu, poi divenuto Presidente del Paese.

Si provò ad assicurare un minimo di stabilità ad un Paese inizialmente preso dall’euforia ma poi subito caduto in depressione per i gravissimi problemi economici. Iniziò un periodo di scioperi e di chiusura di molte fabbriche. La corruzione dilagò e i nuovi governanti non esitarono, per rinsaldare il loro potere, a chiamare i minatori a marciare su Bucarest: atti di violenza furono compiuti ai danni di studenti, intellettuali e membri dei partiti storici.

II rischio disillusione

Per molti rumeni la rivoluzione fu in realtà espropriata,"rubata", da chi seppe riciclarsi. E alcuni analisti hanno sottolineato in questi giorni come questo non sia affatto escluso accada anche in Egitto dove chi ha avuto le redini del potere potrebbe riuscire a conservarle.

Dopo le prime elezioni libere in Romania, il 20 maggio 1990, fu proprio quel Ion Iliescu che aveva gestito la transizione a vincere e rimanere in carica quale Presidente della Romania per tre mandati. Ma nonostante tutto la Romania alla fine divenne membro della Nato (2004) e dell’Unione europea (2007), due obiettivi raggiunti grazie ad una strategia fin da subito rivolta verso l’Occidente.

Per l’Egitto le cose sembrano più complesse: è il più grande Paese arabo nella regione ed ha rapporti privilegiati con Usa e Israele che certo non possono essere accantonati. Sul piano interno la situazione non è meno complessa.

Infine un ultimo legame tra i due Paesi: il rischio disillusione e nostalgia. In Romania per alcuni Ceauşescu è ancora un eroe. Persino l’attuale presidente romeno Traian Basescu ha dichiarato che se Ceauşescu fosse rimasto in carica solo per dieci anni, sarebbe stato un grande presidente nella storia dei romeni. Si rimpiange il tempo in cui tutti avevano una casa (anche se sempre statale e non di proprietà) e in cui ci si poteva permettere di fare le ferie. Ci si dimentica però che non si poteva parlare mai del regime nemmeno con gli amici perché spesso questi si rivelavano essere informatori dei servizi segreti, si dimentica il freddo e il buio nelle case, il cibo razionato come durante la guerra, gli interminabili spettacoli a cui si era sottoposti per soddisfare il culto della personalità di Ceauşescu e della moglie, la mancanza di libertà di espressione e di movimento. Del resto si sa che la memoria si può rivelare a volte molto corta e selettiva: ci si ricorda solo ciò che conviene.

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