La quarta mafia
Presentato al teatro Petruzzelli di Bari il documentario di Aldo Zappalà “Sacra corona unita e il pericolo che viene dall’est”, realizzato in collaborazione con Osservatorio per “La storia siamo noi”, oggi in onda sui Rai 2 e Rai 3. Il diario di bordo di Michele Nardelli, intervenuto alla presentazione
Il teatro Petruzzelli fa tremare i polsi tanto è maestoso, gremito di persone non ne parliamo. Ragazzi delle scuole superiori, ma anche insegnanti, persone comuni e autorità. Non siamo qui a parlare di bazzecole, ma del fenomeno criminale di maggiore rilievo che, in questa terra, si chiama "Sacra Corona Unita".
Legata tanto alla camorra cutoliana quanto alla ‘ndrangheta calabrese, la "quarta mafia" ha rappresentato per anni una vera e propria holding del traffico di sigarette, droga ed esseri umani attraverso l’Adriatico, anche se oggi l’impressione è che quelli che un tempo erano gli interlocutori d’oltre mare abbiano di gran lunga oltrepassato i loro maestri pugliesi. Lo sta a dimostrare l’operazione "Ratnik sa Balkana" (Guerrieri dei Balcani) che nel 2009 ha portato al sequestro di 2,8 tonnellate di cocaina e che vedeva come protagonisti un sodalizio criminale che coinvolgeva soggetti serbi, montenegrini ed albanesi in collegamento con i narcos colombiani ed argentini. A capo di questa operazione era Darko Šarić, uno dei personaggi più in vista della mafia del Montenegro, che deve le sue ricchezze proprio alla collaborazione con la Sacra Corona Unita.
Sul grande schermo viene proiettato il film di Aldo Zappalà [oggi in onda nel programma "La storia siamo noi" su Rai 3 alle 10 del mattino e su Rai 2 alle 23.50]. Un documentario che racconta il percorso della Sacra Corona Unita fin dalle origini, attraverso le testimonianze di magistrati, giornalisti ed esperti fra i quali Cecilia Ferrara, collaboratrice di Osservatorio Balcani e Caucaso. Il film si conclude con un inquietante interrogativo: la mafia dell’est è già sbarcata in Italia?
Accanto a me in sala è seduto il sindaco di Bari Michele Emiliano che ha fortemente voluto questa iniziativa. Emiliano, prima di fare il Sindaco, faceva il magistrato e in quella veste ha seguito fin dalla nascita le imprese criminali della Sacra Corona Unita. Durante la proiezione ci scambiamo informazioni e considerazioni sulle cifre dei traffici e sulla pericolosità dei legami con la mafia russa. Specie oggi che la mafia dell’est ha scelto altre strade, più consone ai legami strutturali che hanno costruito con i governi di paesi offshore come il Montenegro.
Le immense fortune realizzate con le guerre balcaniche degli anni ’90 sono state investite nell’internazionalizzazione dei traffici prima di sigarette ed eroina, poi di cocaina e rifiuti. Incredibili disponibilità di denaro che oggi vengono riciclate nell’economia legale, dal mattone alla telefonia, dall’energia ai centri commerciali. Vorrei parlarne nel mio intervento ma non c’è il tempo per un’analisi approfondita che rimane nei miei appunti (e che a questo punto trasformerò in uno scritto).
Sul palco siamo il regista Aldo Zappalà, il capostruttura de "La storia siamo noi" Piero Corsini, il sindaco di Bari Michele Emiliano ed il sottoscritto come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e co-fondatore dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. Ne esce un dialogo interessante, quasi ad immaginare un ponte fra la Puglia e il Trentino nell’intercettare un fenomeno che – nell’interdipendenza – ci riguarda più da vicino di quanto non possiamo immaginare. Perché la mafia dell’est non sbarca in Italia con i gommoni ma attraverso la finanza globale, mettendo in gioco grandi capitali in un contesto di crisi.
Emerge l’orgoglio di una terra, quella pugliese, che a tutto questo ha saputo reagire tanto sul piano della professionalità delle forze dell’ordine, che hanno fortemente ridimensionato la presenza mafiosa nella regione, quanto sul piano della cultura della legalità. Ne sono testimonianza la rinascita della città di Bari e di questo stesso splendido teatro. Un orgoglio che esce anche nelle parole del sindaco Emiliano di cui ricevo un’ottima impressione, alla faccia dell’operazione di screditamento in corso in queste settimane.
Un applauso forte e vero conclude la mattinata. C’è il tempo per quattro passi a Bari vecchia e laddove un tempo c’erano cumuli di immondizie oggi la pietra bianca riflette il sole di questa primavera. Con Aldo Zappalà decidiamo di realizzare nel mese di maggio la presentazione del documentario anche a Trento. Sarà l’occasione per proseguire il nostro dialogo ma soprattutto per contribuire ad attrezzare la comunità trentina di fronte a fenomeni che appaiono lontani ma che in realtà non lo sono affatto. E per renderla più consapevole del valore del lavoro di ricerca e informazione che qui si svolge grazie a progetti come quello di OBC.
Il testo è tratto da www.michelenardelli.it
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