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La privatizzazione del Montenegro

La privatizzazione sospetta del complesso industriale di produzione dell’alluminio di Podgorica (KAP), che da solo rappresenta quasi la metà dell’economia montenegrina. Principali attori del romanzo: il gigante svizzero dell’acciaio Glencore, che già gestisce il complesso industriale, e la banca francese BNP-Paribas, consigliere finanziario del governo di Podgorica. I legami con il progetto di diga sulla Tara

27/12/2004, Redazione -

La-privatizzazione-del-Montenegro

Di Milka Tadic-Mijovic, MONITOR, 10 dicembre 2004
Traduzione dal francese (Le Courrier des Balkans) per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’ Asta

Il periodo attuale è decisivo. Il Montenegro si trova di fronte a una decisione che determinerà il suo sviluppo. Tutto dipende dalla privatizzazione del complesso industriale di produzione dell’alluminio di Podgorica (KAP): la bauxite, l’energia elettrica, il porto, la ferrovia e perfino il fiume Tara. Dopo il 20 gennaio, data di chiusura della gara d’appalto, quando il governo prenderà la sua decisione riguardo al KAP, deciderà in effetti dell’avvenire di metà dell’economia del Montenegro.

Pochi motivi di speranza

Il governo montenegrino ha permesso la privatizzazione del KAP in dubbie condizioni. Sovraccarico di debiti e sfruttato male. Nella strategia di privatizzazione, i principali creditori – Vektra, Glencore e Standard Bank – sono autorizzati a discutere della sorte dei debiti del KAP in negoziati diretti con i potenziali investitori. Di fatto, sono loro che decideranno a chi apparterrà il complesso industriale.

Gli enormi debiti, tra cui quelli verso i principali creditori, che assommavano a 130 milioni di dollari al momento della gara d’appalto, hanno incitato i potenziali acquirenti a chiedere sovvenzioni per l’elettricità, la materia prima, le imposte, la mano d’opera. Queste sovvenzioni sarebbero disastrose per il Montenegro. Può darsi che il Montenegro, nei prossimi cinque anni, faccia dono di 80 milioni di dollari al futuro proprietario del KAP, unicamente per l’elettricità.

Si parla della privatizzazione del KAP con sempre minore ottimismo. L’opinione pubblica si attende un ridimensionamento dei criteri stabiliti. Il presidente Vujanovic ha dichiarato recentemente che il KAP sarebbe stato venduto se ci fosse stata una offerta buona sull’elettricità. Naturalmente, una offerta buona per l’investitore. Ma cattiva per tutti i Montenegrini.

La compagnia russa Sual ha rinunciato all’acquisto, a suo dire a causa dei costi molto elevati. La compagnia russa Rusal vorrebbe una elettricità meno cara. Quanto alla Glencore, vuole tutto: elettricità, tasse, mano d’opera… e il minor investimento possibile. Non sempre si parla delle condizioni offerte dalla compagnia indiana Vedante. Le autorità montenegrine ignorano quasi tutto di questa compagnia, benché essa sia in espansione.

Glencore e BNP-Paribas favorite

Il gigante svizzero è un vecchio socio del KAP, creditore e potenziale investitore. Forte dei propri crediti, la compagnia svizzera potrebbe squalificare gli altri investitori che hanno presentato le loro offerte. La vendita del KAP non si farà se Glencore e Vektra non daranno il via libera.

È una posizione che gli ha assicurato il potere montenegrino, malgrado gli avvertimenti degli esperti, come quello che i creditori avevano dei reali poteri. Il governo si è schermito dietro i suggerimenti ricevuti dal consigliere per la privatizzazione, la banca francese BNP-Paribas.

Glencore e BNP-Paribas sono soci finanziari. La BNP ha recentemente accordato alla Glencore un credito favoloso, di tre miliardi di dollari. Entrambi sono legati agli altri potenziali investitori dello stabilimento di Podgorica.

Inoltre, in questi giorni, la BNP-Paribas e la Glencore cercano di regolare i problemi finanziari della Rusal, il secondo potenziale investitore del KAP. Secondo le fonti di un noto giornale russo, la Glencore ha accordato un prestito di 150 milioni di dollari alla Rusal nel dicembre 2002. Ma quest’ultima, dopo anni di espansione, è caduta in problemi finanziari che vanno accumulandosi, tanto che ci si domanda se essa rappresenti un acquirente credibile per il KAP.

È vero che la Rusal è uno dei più grandi produttori d’alluminio del mondo. Il suo annuale volume d’affari ammonta a miliardi di dollari. Ma, secondo le fonti dei media di tutto il mondo, il proprietario di maggioranza della Rusal, Oleg Deripaska, è senza liquidi dopo aver acquistato il 25% delle azioni del suo socio Roman Abramovic. Deripaska detiene il 75% della compagnia, ma la Rusal ha crescenti debiti nei confronti, tra gli altri, del consigliere del governo montenegrino, che altri non è che la BNP-Paribas.

La BNP-Paribas e la Glencore hanno accordato insieme dei crediti alla Rusal. Ora, la BNP-Paribas è divenuta anche consigliere della Rusal in progetti valutati centinaia di milioni di dollari.

Nessuno nel governo montenegrino ha sollevato il problema: come potrà la BNP-Paribas consigliarlo per la vendita del KAP, quando dall’altra parte del tavolo si trovano i suoi collaboratori più stretti: Glencore et Rusal ?

Il fatto sorprendente che essa sia appunto il consigliere finanziario del governo montenegrino, che deve giocare un ruolo determinante sui principali creditori del KAP, si può allora spiegare.

La BNP-Paribas deve valutare la miglior offerta per il Montenegro. In una recente lettera indirizzata al governo montenegrino, il consigliere reagisce in modo negativo alla proposta dei socialdemocratici di dare la priorità all’investitore che fornirà esso stesso l’elettricità e, di conseguenza, otterrà meno sovvenzioni.

« Il consigliere ci vuole convincere che il prezzo di vendita del KAP è la cosa più importante. E che noi non dovremmo rimetterci enormemente a causa di una elettricità a basso prezzo, che dovremmo assicurare al KAP », denuncia un responsabile dell’ SDP.

Nella sua lettera, la BNP-Paribas indica altresì la maniera di valutazione in punti per gli offerenti del KAP e, oltre all’elettricità, aggiunge alla fine della lista la protezione ecologica. Apre le porte all’investitore che possa realizzare grandi profitti su una elettricità a basso prezzo e su minori investimenti in campo ambientale. Il consigliere sottolinea a più riprese nella sua lettera che bisogna "tener conto delle offerte che sono sufficientemente attraenti per rifondere i debiti ai principali creditori ».

Ma torniamo alla Rusal. Dopo la gara d’appalto per la KAP, la Rusal ha sempre più problemi. A New York, cerca di farsi concedere un prestito di 800 milioni di dollari, ancora non sicuro. Il gigante russo non ha più la fiducia dei suoi creditori e si è trovato sul banco degli accusati di fronte a Putin e alle autorità fiscali russe. « Ora tocca a Deripaska. Potrebbe diventare, dopo Hodorovski, proprietario della Yukos, l’altro grande oligarca nel mirino di Putin ». Hodorovski è in prigione per frode fiscale, la Yukos è rovinata. La Rusal non è dunque in condizione di comprare, avendo più bisogno di liquidità che di nuovi investimenti, stimano gli esperti finanziari stranieri.

Se questa è la situazione, perchè la Rusal non ha rinunciato alla gara d’appalto come ha fatto l’altra grande compagnia russa Sual? «La Rusal potrebbe fare il gioco del suo finanziatore Glencore, suo socio svizzero, e quello della compagnia Vektra di Podgorica: domandare al momento delle negoziazioni una riduzione supplementare del prezzo dell’elettricità e altri vantaggi che il governo non può accettare. Dopo il rifiuto del governo, la Glencore potrebbe apparire come un salvatore», constata una fonte ben informata di Monitor.

In questo caso, Glencore et Vektra non avrebbero che da legalizzare la loro proprietà del KAP, che di fatto già gestiscono e di cui raccolgono tutti i guadagni derivanti dalla vendita dell’alluminio.

Il KAP produce attualmente più che mai. Ma poiché è schiavo dei suoi debiti, tutto quello che guadagna va nelle casse della Vektra, della Glencore e della Standard Bank. Queste accumulano profitti, utilizzano l’elettricità poco costosa, la bauxite e la mano d’opera per rivalersi su debiti la cui origine non è mai stata del tutto chiarita. E tutto avviene come se la BNP e il governo montenegrino stessero facendo di tutto affinché rimanga così anche in futuro.

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