La polizia e il presidente
In Romania è in atto da giorni un braccio di ferro tra sindacati di polizia e Presidente della Repubblica. A farne le spese il ministro degli Interni Vasile Blaga che si è recentemente dimesso. In questo contesto in molti temono che l’entrata del Paese nell’area Schengen, prevista per la prossima primavera, possa slittare
Travolta dalla crisi economica e scossa da scandali politici, a meno di un anno dalla prevista entrata nello spazio Schengen (aprile 2011), la Romania si dimostra un Paese fragile.
Giorni scorsi il ministro degli Interni Vasile Blaga è stato costretto alle dimissioni in seguito ad alcune dichiarazioni del Presidente della Repubblica Traian Basescu in merito ad una manifestazione non autorizzata di circa 5000 poliziotti durante la quale questi ultimi hanno rivolto slogan offensivi all’indirizzo del presidente della Repubblica, hanno chiesto le sue dimissioni ed hanno gettato a terra i loro caschi in segno di protesta.
I poliziotti avevano inizialmente protestato davanti alla sede del governo per le dure misure di austerità intraprese, con il taglio del 25% del loro stipendio e poi si erano diretti in una marcia non autorizzata verso palazzo Cotroceni, sede della presidenza.
Il ministro dell’interno Blaga ha dato le proprie dimissioni tre giorni dopo le proteste – avvenute lo scorso 24 settembre – e dopo che Basescu e il premier Emil Boc avevano annunciato la rinuncia alla scorta di polizia e gendarmeria durante i loro spostamenti nel centro di Bucarest. Basescu si era fatto riprendere poco dopo dalle tv mentre guidava la sua Dacia Logan per le strade di Bucarest, fermandosi al semaforo, fumando e parlando al telefono.
Secondo alcune fonti al ministro degli Interni Blaga era stato chiesto di sostituire alcuni capi della polizia, ma alla fine quest’ultimo ha preferito le dimissioni come “gesto d’onore”. Il ministro ha poi aggiunto di rispettare il diritto dei poliziotti a manifestare pur specificando "soltanto nel quadro della legalità".
La posizione di Basescu è chiara: a suo avviso i militari e i poliziotti sono simboli dello stato ed è quindi “inaccettabile che simboli dello stato vengano strumentalizzati”. Inoltre il valore aggiunto di un poliziotto consisterebbe secondo il presidente proprio nella mancanza di un coinvolgimento politico, un fatto che garantisce la stabilità del Paese.
“Ho notato troppe rivendicazioni politiche alla manifestazione dei poliziotti. Questo è il motivo per cui ho considerato che era il caso di reagire, anche perché per lungo tempo non ha reagito nessuno”, ha spiegato Basescu, che nel frattempo sta attendendo un rapporto dettagliato sugli eventi del 24 settembre e continua ad attraversare la città senza il supporto della polizia stradale. Un atteggiamento, quest’ultimo, criticato dall’opposizione che accusa il Presidente di seminare dissidi tra le istituzioni dello stato.
Basescu, consapevole che l’immagine di un Paese dove la polizia protesta contro il presidente indirizzandogli ingiurie di vario tipo non era proprio la più appropriata in vista dell’ingresso nello spazio Schengen, ha quindi deciso di reagire in fretta. Ha nominato nuovo ministro degli Interni Traian Igas, a capo dei senatori del Partito Democratico Liberale, partito che fa riferimento allo stesso Basescu. Non prima però di ringraziare l’uscente Blaga per i suoi successi in vista dell’integrazione del Paese nello spazio Schengen. Un‘integrazione che sarà oggetto della riunione di oggi del Consiglio Supremo per la Difesa.
La sostituzione del ministro degli Interni ha suscitato invece alcune perplessità proprio in prospettiva Schengen, anche in seno alla stessa compagine governativa. Il vice primo-ministro Marko Bela, leader dell’Unione democratica dei magiari della Romania, ha fatto sapere di non condividere le dimissioni del ministro degli Interni perché quest’ultimo aveva raggiunto ottimi risultati professionali. Inoltre Marko Bela ha dichiarato che per l’adesione allo spazio Schengen sarebbe servita continuità alla guida del ministero.
Per Adrian Nastase, presidente del consiglio nazionale del PSD, partito social-democratico all’opposizione, non era il ministro Vasile Blaga a dover dare le proprie dimissioni ma lo stesso Basescu, in quanto il vero responsabile della crisi del Paese. Nastase ha dichiarato che Basescu si starebbe costruendo “un piccolo Vaticano” nel cortile del palazzo Cotroceni: ”Sta creando una propria polizia e sono i suoi consiglieri, e non i ministri, ad elaborare i programmi del governo”.
Il conflitto tra il presidente Basescu e i poliziotti, almeno quelli che fanno parte del sindacato di categoria, acquista giorno dopo giorno nuove forme. I sindacalisti hanno minacciato, a partire dal 7 ottobre, proteste ad oltranza sino alle dimissioni di Traian Basescu e del premier Emil Boc. Il presidente del Sindacato nazionale dei poliziotti, Marin Gruia, ha dichiarato senza mezzi termini che “giorno dopo giorno si sta instaurando una dittatura moderna. La Romania arriverà ad un collasso sociale, economico e politico se si accettano cose del genere”. Ha inoltre invitato i cittadini rumeni a scendere in piazza.
I sindacalisti si sono inoltre dichiarati indignati del fatto che Basescu, basandosi a loro avviso solo su alcuni aspetti formali della protesta, abbia accusato polizia e gendarmeria di minare le fondamenta dello stato. Inoltre i sindacalisti hanno ricordato a Basescu che durante una recente campagna elettorale sua figlia Elena Basescu ha indossato un’uniforme dell’esercito in luogo pubblico a scopo propagandistico, senza che questo sollevasse alcuna obiezione da parte delle istituzioni.
Intanto sono stati identificati tre poliziotti che hanno preso parte alla manifestazione con la loro arma d’ordinanza mentre entro qualche giorno i capi della polizia che sono riusciti a conservare le loro cariche consegneranno a Basescu un rapporto dettagliato su quanto avvenuto.
Crisi economica, misure di austerità per rispettare gli accordi intrapresi con il Fondo Monetario Internazionale e ottenerne i prestiti, proteste di strada, interminabili talk show televisivi contro Basescu. La Romania non dà certo di sé un’immagine serena. Ed è per questo che è sempre più diffusa, anche tra i poliziotti, l’idea di emigrare. Intanto secondo un recente sondaggio il 61% dei romeni ritiene che il comunismo, dopotutto, era una buona idea.
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