La pagella del CoE all’Armenia
La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha pubblicato alla fine di gennaio il rapporto sulla sua recente visita in Armenia
“Il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni”. La citazione è di Fedor Dostojevskij e ben riassume un concetto chiave: un paese è tanto più civile quanto più sa tutelare gli ultimi. E in questa materia l’Armenia ha appena ricevuto la “pagella” quadriennale.
Nel settembre 2018 la Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović ha visitato la Repubblica di Armenia. L’Armenia è divenuta membro del Consiglio d’Europa nel 2001, impegnandosi a rispettare gli impegni imposti dall’organizzazione, che ha sede a Strasburgo. Come paese membro ospita periodicamente visite di monitoraggio e valutazione da parte del personale del Consiglio. Per quanto riguarda il Commissario per i Diritti Umani, l’ultima missione di valutazione risaliva a quattro anni fa.
Il 29 gennaio la Commissaria ha rese pubbliche le proprie osservazioni e conclusioni in un rapporto , documento doppiamente interessante perché non solo dà un quadro della situazione dopo la Rivoluzione di Velluto, ma offre informazioni sulle priorità del nuovo governo in materia di diritti umani. La Commissaria ha avuto come interlocutori sia i rappresentanti della società civile, che del governo. Questi ultimi hanno esternato le linee guida e i progetti di legge che riguardano le aree oggetto di analisi.
Tre sono le aree coperte dal rapporto: la condizione femminile, quella dei gruppi vulnerabili e quella dei processi per i fatti del 2008, quando Ter-Petrosyan e i suoi sostenitori contestarono gli esiti delle elezioni del 19 febbraio che portarono all’elezione di Serzh Sarksyan, dando il via a una protesta di piazza cui seguirono numerosi arresti da parte della polizia.
La condizione femminile
OBC Transeuropa ha dedicato diverse pagine alla questione femminile in Armenia, segnalando come permanga un forte sessismo nella società, e denunciando come questo fenomeno non sia stato intaccato dal cambio di governo, nonostante l’attiva partecipazione delle donne alla Rivoluzione di Velluto. Su questo tema la Commissaria si è confrontata con il Primo Ministro Nikol Pashinyan che ha confermato il dato, riconoscendo che la sua ascesa al potere è anche merito di quella parte del paese che rimane più emarginata ed esclusa dai luoghi tradizionali di gestione del potere, che siano vertici aziendali o ministeri pubblici.
Pashinyan si è impegnato a contrastare il fenomeno, che è uno dei tanti volti del sistema patriarcale che vige nel paese e che sarà ben difficile scalfire. I dati riportati dal rapporto non sono incoraggianti. L’Armenia è 97esima su 144 paesi, secondo il World Economic Forum per Gender Gap, 83esima nello Female Human Development Index del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, e 64esima secondo l’Economist Intelligence Unit nell’indice di opportunità economiche per le donne.
Più istruite degli uomini, le donne armene sono sottopagate e sotto-occupate. Il ruolo che rivestono nella famiglia tradizionale le incoraggia a sacrificare la carriera e le confina più ore al giorno possibile fra le mura domestiche. Questo non solo compromette, secondo il rapporto, la loro realizzazione professionale e indipendenza economica attuale ma anche quella futura, poiché scarsa contribuzione oggi, vuol dire pensione minima domani. Il nuovo governo prevede un Piano d’Azione 2019-2023 che dovrebbe mettere mano alle discriminazioni socio-economiche.
Il rapporto si sofferma poi sul tema della violenza domestica , che – secondo le ONG locali – è epidemica nel paese. L’adozione della legge apposita, che pure aveva suscitato molte proteste e critiche è entrata in pieno vigore, con inclusi i training per le forze dell’ordine, a gennaio. Ma nota la Commissaria che il paese non è pronto. Non ci sono case famiglia, per cui la tutela delle vittime non è garantita, né per le donne, né per i figli. Le uniche due case famiglia, gestite da una ONG, non hanno la possibilità di far studiare i bambini che, a causa della minaccia rappresentata – in genere – dal padre, sono costretti a lasciare la scuola e vivere in un luogo nascosto.
Categorie vulnerabili
Nel rapporto si torna sul tema dei bambini anche non in relazione al feminicidio, ma a quello della disabilità e della povertà. Stando ai dati forniti dal rapporto, i bambini sono più soggetti a povertà nel paese. Il dato nazionale della povertà è del 29,4% della popolazione, e dell’1,8% di estrema povertà. Nelle fasce d’età minori, i dati sono rispettivamente del 34,2% e del 2%, aggregato maschi e femmine. Disgregando il dato, va peggio per le bambine.
Questi dati si concretano nel non accesso all’acqua, al riscaldamento, ad un alloggio, al gioco, al cibo. Spesso in condizione di non poter mantenere i figli, a maggior ragione per bambini con bisogni speciali, i genitori li abbandonano. La Commissaria ha lamentato il mal funzionamento del sistema di famiglie affidatarie e di incentivi per i genitori naturali.
Le altre categorie vulnerabili sono disabili, anziani e membri delle minoranze sessuali. Per quest’ultimo di fatto il rapporto conferma il quadro presentato da OBC Transeuropa, e cioè una società socialmente conservatrice in cui l’omofobia rimane radicata e la vita delle persone LGBT non è facile. La Commissaria ha richiamato l’Armenia a rispettare i suoi obblighi di tutela e garanzia di sicurezza personale per tutti i suoi cittadini, indipendentemente dall’orientamento affettivo e sessuale.
Gli anziani in Armenia rappresentano una fetta crescente della popolazione e rimangono largamente sprovvisti di servizi e attenzioni dedicate. Sono spesso soli, anche a seguito della migrazione dei membri della famiglia in età da lavoro, e hanno pensioni sotto la soglia della povertà. Due le criticità indicate: garantire una pensione minima che garantisca la sopravvivenza e l’accesso ai farmaci, soprattutto gli antidolorifici.
Il rapporto raccomanda politiche più inclusive per i disabili. Ancora pochissimi asili sono attrezzati per accogliere disabili e il sistema degli insegnanti di sostegno necessita investimenti in tutti i gradi dell’istruzione. L’inclusione nel posto di lavoro rimane molto problematica. Ma soprattutto manca ancora la salvaguardia della persona e il riconoscimento della piena dignità di cittadino attraverso la tutela dei diritti e delle libertà personali. Il governo si è impegnato a ridurre l’emarginazione dei disabili cercando di ridurre del 30% l’anno quanti sono in istituti statali e a re-introdurli nel tessuto sociale.
I processi del 2008
L’ascesa alla presidenza di Sargsyan nel 2008 fu bagnata dal sangue. Ora la nuova classe dirigente si è fatta carico di portare luce in quella pagina buia del paese. Sono cominciati i processi per la repressione di piazza del 1 marzo 2008. L’allora Presidente uscente Robert Kocharyan, già incarcerato due volte in attesa di giudizio, condivide la sorte con alti esponenti delle forze dell’ordine. La Commissaria ha raccomandato di trattare questa questione con ponderazione: è l’occasione per rendere la società più coesa nei valori comuni della legalità e della tutela, non va trasformata nella gogna degli sconfitti e di tutti coloro che li hanno sostenuti.
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