La nuova Costituzione del Kosovo
Il Kosovo sta per varare la nuova costituzione, frutto del lavoro della Commissione costituzionale composta da esperti delle forze politiche e dalla società civile. Ne abbiamo parlato con Hajredin Kuçi, presidente della Commissione
Come e da chi è stata scritta la nuova Costituzione del Kosovo?
La Costituzione è frutto del lavoro della Commissione Costituzionale, composta da esperti, rappresentanti delle forze politiche ma anche della società civile, inclusi soggetti provenienti dalle varie comunità etniche. Anche i serbi sono stati invitati, ma non hanno partecipato direttamente. Sono però stati informati sullo svolgimento dei lavori, ed hanno contribuito in qualche aspetto. Per svolgere il nostro compito abbiamo comparato numerose costituzioni, oltre a vari trattati internazionali. Abbiamo collaborato con esperti internazionali, ma la responsabilità maggiore per la stesura di questo documento ricade sui membri della Commissione Costituzionale.
Quali sono i modelli sui quali i vostri esperti si sono basati per scrivere il testo della Costituzione?
Abbiamo fatto riferimento a diversi modelli costituzionali e a vari accordi internazionali, ma alla base della Costituzione ci sono soprattutto la volontà dei cittadini del Kosovo e il pacchetto Ahtisaari. Non esisteva comunque nessuna costituzione particolare su cui basare il nostro lavoro, visto che il Kosovo è un caso sui generis.
Eppure sembra evidente un forte riferimento alla costituzione della Slovenia. I media sostengono che questo documento sia a tratti tradotto parola per parola dalla costituzione slovena. Qual è il suo commento a riguardo?
E’ normale che dall’esterno possano arrivare obiezioni e suggerimenti. Le persone che hanno redatto questo documento hanno sia una forte esperienza in materia che un solido supporto politico. Inoltre per mostrare il nostro rispetto verso il momento storico dell’approvazione della Costituzione di Kacanik (costituzione con cui nel settembre 1990 i kosovaro-albanesi per la prima volta proclamarono l’indipendenza, ndt.), abbiamo coinvolto nella Commissione Costituzionale anche Iliaz Ramajli, presidente del parlamento kosovaro nel 1990, al momento dell’approvazione di quel testo.
Cosa avete preservato dalla Constituzione di Kacanik?
Guardiamo con una certa nostalgia e con rispetto per la Costituzione di Kacanik, che in senso storico ha giocato un ruolo importante nella difesa dei diritti degli albanesi del Kosovo. Ma il contesto, nel frattempo, è cambiato, e non è più quello del 1990. La costituzione di Kacanik ha rappresentato un momento importante, ma la realtà sul campo si è modificata profondamente. Noi l’abbiamo letta, ma non posso dire che sia stata presa come base per la scrittura della nuova Costituzione. Ripeto, durante il nostro lavoro abbiamo consultato almeno cento diverse costituzioni, inclusa l’enorme costitizione indiana, il cui tomo pesa circa trenta chili.
Quanto e stata significativa l’influenza degli internazionali nel processo di creazione della Costituzione? Perché si è creata l’impressione che la Commissione abbia in realtà accolto passivamente tutte le direttive delle rappresentanze internazionali in Kosovo, e specialmente di quella americana?
L’influenza internazionale va interpretata in questi termini: il pacchetto Ahtisaari è un compromesso fatto non dalla Commissione Costituzionale, ma dalle istituzioni del Kosovo. Noi abbiamo rispettato questo compromesso. Posso dire però che l’influenza è stata esercitata solamente attraverso suggerimenti e non imposizioni. Posso affermare con piena responsabilità che abbiamo rispettato il pacchetto Ahtisaari, ma che ci sono alcuni punti che abbiamo rifiutato. Ad esempio ci erano arrivati alcuni suggerimenti di scrivere una costituzione temporanea, ma su questo tema non siamo stati d’accordo.
Perché?
Perché il Kosovo ha già avuto abbastanza costituzioni temporanee, ed ora è arrivato il tempo di averne una diversa. Il Kosovo ha bisogno di una costituzione che permetta alla gente di pianificare il proprio futuro, consentendo il raggiungimento di una stabilità istituzionale e politica. Non vogliamo che i cittadini continuino a vivere nello stress di una situazione di perenne transizione. Il Kosovo ora è un stato sovrano, con le sue istituzioni. Questa Costituzione garantisce tre cose: la volontà dei cittadini, il funzionamento delle istituzioni ma anche l’integrità territoriale dello stato.
Il piano Ahtisaari, però, è gerarchicamente superiore alla Costituzione. Reputa questa situazione normale, per un stato sovrano? Non le sembra una questione problematica?
E’ vero, ma il il Kosovo ha deciso di rispettare pienamente questa proposta, e di non ingannare la comunità internazionale. Si tratta di una gerarchia giuridica che noi abbiamo accettato. Sono convinto che non ci sarà alcun conflitto tra la Costituzione e il piano Ahtisaari. Questo perché il piano è stato rispettato nella stesura della Costituzione. Per me la cosa davvero importante è la garanzia che il Kosovo è un stato indipendente e sovrano, e questa Costrituzione ne garantisce la funzionalità. In questo momento non è il caso di concentrasi solo sulla nostra percezione di quanto hanno ottenuto le minoranze in Kosovo, ma su quanto sia riuscita ad ottenere la comunità maggioritaria. Abbiamo posto molta attenzione nel garantire allo stesso tempo la volontà dei cittadini del Kosovo di avere uno stato sovrano ed i principi enunciati nel piano Ahtisaari.
Da alcune settimane è cominciata una campagna per presentare la bozza della Costituzione ai cittadini del Kosovo. Quanto seriamente verranno presi in considerazione i loro commenti e le loro obiezioni?
Vogliamo convincere i cittadini che nel processo di stesura della Costituzione, sono loro gli attori protagonisti. Noi siamo solamente quelli che mettono per iscritto la loro volontà. Fino ad oggi abbiamo raccolto circa 400 obiezioni. Al momento la campagna sta coinvolgendo tutte le città del Kosovo, e sono previsti cinquanta dibattiti focus groups diversi.
Quali articoli del documento costituzionale sono stati maggiormente contestati?
I passaggi più contestati sono quelli che riguardano i diritti delle minoranze. Ma questa accade perché molti albanesi hanno la percezione che i serbi siano stati favoriti o privilegiati dal pacchetto di Ahtisaari, e di riflesso anche dalla Costituzione.
Perché l’approvazione delle leggi che derivano dal pacchetto Ahtisaari è avvenuta senza alcun dibattito nell’Assamblea Parlamentare?
Questo è conseguenza di un accordo politico. Dibattiti, però, sono stati sviluppati all’interno di gruppi parlamentari con la partecipazione di tutte le forze politiche. Il motivo principale dell’approvazione senza dibattito in aula, comunque, sono stati i tempi stretti per approvare leggi che il parlamento del Kosovo si era impegnato ad accogliere di fronte alla comunità internazionale.
Il vero motivo, non si nasconde forse dietro alla paura di un vero dibattito, viste le molte concessioni fatte da parte albanese che potrebbero suscitare reazioni fortemente emotive nella gente?
Io non sono il guardiano del pacchetto Ahtisaari, e questo non rappresenta la volontà della maggioranza, ma è espressione di un compromesso politico. E, come sempre accade, i compromessi non sonno molto amati, questo è chiaro.
Abbiamo già potuto constatare che la parola "albanese" non viene mai menzionata nel testo della Costituzione. Qual è il suo commento a riguardo?
Nel documento redatto non si parla neanche di serbi o di altre comunità. Nella Costituzione si dichiara, agli articoli 1 e 2, che la Repubblica del Kosovo è lo stato di tutti i suoi cittadini. Noi abbiamo trattato da uguali tutti i cittadini del Kosovo, a prescindere dalla loro appartenenza etnica, ma nella Costituzione abbiamo specificato l’esistenza di maggioranza e di varie minoranze. Ma è certo che è innanzitutto la maggioranza a determinare la strada che deve prendere il paese.
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