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La nazionalizzazione della figura di Nikola Tesla

I cittadini della Croazia hanno scelto il volto di Nikola Tesla come immagine per le monete dei futuri euro croati. Il fatto ha scatenato una forte diatriba tra i nazionalisti croati e serbi, entrambi insoddisfatti. Le ragioni dello scontro in questo commento

29/07/2021, Dragan Markovina -

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(Originariamente pubblicato dal portale Peščanik , il 23 luglio 2021, poi ripreso dal quotidiano Vijesti )

Sul fatto che i cittadini della Croazia abbiano scelto il volto di Nikola Tesla come una delle immagini da riprodurre sulle future monete euro croate si potrebbe scrivere una tragicommedia fantastica. Quello che è certo è che questo episodio ha dimostrato chiaramente che nelle bizzarre polemiche tra i nazionalisti croati e serbi nulla è inimmaginabile e che – cosa ancora più importante – i nazionalisti croati e serbi in realtà sono d’accordo su tutto. In questo caso particolare, sia gli uni che gli altri sono insoddisfatti per lo stesso motivo, ossia per il fatto che il volto di Tesla verrà raffigurato sulle monete euro.

Quella della disputa tra i nazionalisti croati e serbi sulla figura di Tesla, di cui entrambi i paesi si contendono la paternità, è una lunga storia, paragonabile a quella della polemica creatasi intorno alla figura di Andrić, ma anche a quella intorno alla città di Dubrovnik e la sua tradizione letteraria. Ovviamente, il motivo alla base di tutte le polemiche di cui sopra risiede nella reputazione internazionale dell’oggetto del contendere, il che rende queste dispute ancora più insensate. Perché sia Tesla sia Andrić che Dubrovnik appartengono, e non possono che appartenere, al mondo intero, tutti gli altri aspetti di queste polemiche sono secondari, fornendo l’ennesima prova del fatto che le nostre società sono autistiche. Perché se fossero normali, ovvero se non fossero ardentemente fedeli ad un nazionalismo autistico, le nostre società sarebbero felici di vedere una figura che considerano parte integrante della propria storia diventare simbolo anche dei paesi e popoli vicini. Ma siccome il nazionalismo è banale, le reazioni dei nazionalisti non possono che denotare stupidità.

Sono proprio curioso di sapere cosa intendessero dire i rappresentanti della Banca centrale della Serbia quando hanno annunciato di voler intraprendere “azioni” in risposta alla scelta del volto di Tesla come uno dei simboli da riprodurre sulle monete euro croate. Cosa intendono fare concretamente? Con quali argomenti intendono giustificare le proprie azioni? Ma alla fine chi se ne frega di queste azioni inesistenti? In realtà, i mantra del nazionalismo non sono altro che stupidaggini e per questo sembra ancora più incredibile che così tante persone credano in tali assurdità.

È risaputo che Tesla era serbo, nato in Croazia, quindi anche tralasciando quell’affermazione, diventata ormai leggendaria, che gli viene attribuita, secondo cui lo scienziato si sarebbe detto orgoglioso della sua origine serba e della sua patria croata, è chiaro che, piaccia o non piaccia, il nome di Tesla rimane indissolubilmente legato sia alla Serbia che alla Croazia. E questo nonostante gli ostinati sforzi finalizzati a distruggere tali legami, ricorrendo spesso anche alla dinamite. È altrettanto ovvio che la tendenza ad appropriarsi in modo esclusivo di Nikola Tesla – una tendenza che accomuna la Croazia e la Serbia, con l’unica differenza che in Serbia questa appropriazione ha ormai assunto una chiara connotazione ideologica – è motivata dal desiderio di autopromozione del proprio paese. Un desiderio legittimo, ma deplorevole.

Ci sono però due aspetti di questa storia che vengono taciuti. Il primo è quello a cui ho già accennato all’inizio dell’articolo parlando della comprensione reciproca tra i nazionalisti. Non sono i nazionalisti croati a voler appropriarsi di Tesla. Al contrario. Sono stati loro a rimuovere la statua di Tesla dal centro di Gospić, per poi rispolverarla trent’anni dopo, malvolentieri e dopo molte esitazioni, ricollocandola però in un luogo più isolato. In parole povere, gli esponenti dell’Unione democratica croata (HDZ) percepiscono Nikola Tesla allo stesso modo in cui percepiscono l’antifascismo, ovvero l’eredità della lotta partigiana, quindi come qualcosa di scomodo che, visto che non si è riusciti a cancellarlo per sempre, può diventare un’immagine da sfoggiare a livello internazionale e da sfruttare per falsificare la realtà storica. Del resto, uno degli esponenti di spicco del nazionalismo croato, Robert Pauletić, ha maliziosamente commentato che gli è sembrato strano che, insieme a Nikola Tesla, non fosse stato scelto anche Milorad Pupovac .

Quindi, i rappresentanti della Banca centrale della Serbia non si stanno scagliando contro i nazionalisti croati, bensì contro le persone normali che tra le opzioni proposte hanno scelto proprio quella che dà fastidio ai nazionalisti, eliminando così Dubrovnik dalla competizione. I malvagi, seguendo la stessa logica dei nazionalisti, potrebbero obiettare sostenendo che, anche se fosse stata scelta Dubrovnik, si sarebbe comunque trattato di un tentativo di appropriarsi di qualcosa che non appartiene alla Croazia.

Ma ritorniamo a Tesla. I cittadini croati non hanno scelto Tesla per essere raffigurato sulle monete euro con l’intenzione di oscurare le sue origini serbe, bensì perché Tesla se lo merita indubbiamente, e anche perché era serbo, volendo così inviare un messaggio dicendo che anche i serbi di Croazia sono a tutti gli effetti cittadini croati. E arriviamo così al secondo aspetto taciuto che riguarda l’atteggiamento della Serbia nei confronti dei serbi di Croazia. La sostanza di questo atteggiamento si cela nella risposta alla domanda: il vero problema sta nel fatto che alcune parti della Croazia non sono state annesse alla Serbia oppure nel fatto che i serbi di Croazia sono ormai diventati cittadini di serie B?

Se il vero problema è quest’ultimo – ed è l’unico problema che dovrebbe preoccupare le persone benintenzionate e ragionevoli – allora il fatto che Tesla, in quanto serbo nato in Croazia, sia finito su una moneta europea rappresenta un passo, seppur piccolo, verso il superamento dell’ingiustizia arrecata ai serbi di Croazia. Indipendentemente da tutto il resto. Ed è un fatto che tutte le istituzioni in Serbia dovrebbero accogliere positivamente.

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