La modernità della Turchia
I termini ‘moderno’, ‘occidente’ ed ‘Europa’ nella pubblicistica turca. La questione del progresso e della modernità. Il ruolo dell’Unione Europea e i problemi economici. Il commento del quotidiano turco Radikal pubblicato il giorno dopo la decisione del Consiglio Europeo sulla apertura dei negoziati di adesione
Di Ismail Berkan, Radikal, 18.12.04
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Fabio Salomoni
Il quotidiano Radikal (50.000 copie vendute) è, nonostante appartenga ad un magnate della comunicazione, il quotidiano di riferimento della sinistra intellettuale. Fortemente impegnato nel sostenere l’adesione turca all’UE, dedica grande attenzione alle questioni della democratizzazione, dei diritti umani e delle minoranze. Ospita regolarmente articoli e contributi del meglio del mondo intellettuale ed accademico del paese. Il suo inserto culturale e quello letterario sono molto apprezzati. Ismail Berkan è il Direttore Responsabile del giornale.
La Turchia da 300 anni cerca di diventare moderna. E da allora usa i termini "moderno" "Occidente" ed "Europa" come sinonimi. In questo senso da 300 anni cerchiamo di diventare "Europei", condividere tecnologia, valori, stili d vita, di diventarne parte.
In realtà il concetto che più condividiamo con l’Occidente è quello di progresso.
In questo senso l’Occidente è sempre stato davanti alla Turchia. A volte la Turchia è riuscita ad imprimere delle accelerazioni, altre volte ha conosciuto delle impasse ma in fondo ha sempre guardato in avanti, ha sempre guardato all’Occidente. Quale sia stato e quale dovrebbe essere il motore di questo progresso è da sempre argomento di discussione. Nel periodo della rivoluzione kemalista la forza trainante è stato lo stesso Ataturk con la sua risolutezza. Altre volte la forza motrice è stata rappresentata da altri fattori. In ogni caso, seppure a stento, la Turchia ha sempre continuato a progredire. Negli ultimi 200 c’e stata un’altra forza motrice, che forse era all’opera anche all’epoca di Ataturk: l’influenza internazionale.
Negli ultimi 25 anni la Turchia prosegue sulla strada del progresso in gran parte sotto la spinta di una dinamica internazionale. Il suo nome è Unione Europea. Durante la fase di passaggio alla democrazia dopo il colpo di stato del 1980, in Turchia ha cominciato a farsi strada l’idea dell’Unione Europea come antidoto per evitare altre cadute sulla strada del progresso e per proteggersi dal rischio di altri colpi di stato. L’UE e il desiderio di cambiamento che portato questa nuova forza negli ultimi 5 anni, ma soprattutto negli ultimi due, hanno aperto le porte al cambiamento democratico e alla riconquista di una parte consistente dei diritti persi nel 1980.
E’ ampiamente riconosciuto che la Turchia ha ottemperato alle richieste contenute nei Criteri di Copenaghen ed ha compiuto importanti progressi in tema di libertà, diritti umani e standard democratici. Indubbiamente molto resta ancora da fare ma possiamo affermare di aver raggiunto perlomeno gli standard democratici europei di base. A partire da ieri, la Turchia ha superato un altro scoglio in vista della piena adesione all’UE. Nel periodo che ci aspetta abbiamo il compito di portare ai livelli di base europei anche gli standard di vita di ciascuno dei nostri concittadini. Un compito che si presenta di gran lunga più impegnativo di quello che abbiamo realizzato finora. Nelle nostre mani però abbiamo una forza motrice potente, il cui nome è Unione Europea.
E’ prematuro parlare di vittoria. Come ha ricordato ieri il Presidente Erdogan, "ce l’abbiamo fatta", ma la vera vittoria si realizzerà quando avremo realizzato gli obbiettivi indicati da Ataturk, raggiungere il livello delle società più avanzate.
Purtroppo da questo obbiettivo siamo ancora lontani ma questo non ci deve far paura, né scoraggiare. Siamo arrivati fin qui dopo un lungo cammino e riusciremo senza dubbio a raggiungere quella vittoria. Per arrivarci l’UE è un mezzo utile, molto importante.
Dobbiamo rimboccarci le maniche fin da ora, buon lavoro Turchia!
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