La malattia di Rugova
Ibrahim Rugova è ammalato. La notizia già era trapelata ma lo scorso 5 settembre il Presidente kosovaro ha voluto darla di persona. Grande commozione e preoccupazione per un Kosovo che rischia di rimanere senza guida
Quello che non sono riusciti a fare i suoi oppositori politici negli ultimi 15 anni sembra rischi di farlo il suo organismo. Ibrahim Rugova, prima leader della resistenza nonviolenta al regime sempre più autoritario di Slobodan Milosevic e poi primo ed unico Presidente del Kosovo, ha reso pubblico di soffrire di un tumore ai polmoni.
Con il viso tirato e stanco a causa delle sedute di chemioterapia, fatte presso la base USA di Landstuhl, in Germania, Rugova ha parlato ai cittadini del Kosovo per dare la notizia di persona e per ribadire che, nonostante tutto, continuerà nel proprio impegno per l’indipendenza del Kosovo. Poi ha rassicurato i kosovari: "Con l’aiuto di Dio vincerò questa battaglia".
Collaboratori di Rugova e oppositori politici per la prima volta hanno utilizzato lo stesso vocabolario. Sono stati messi da parte vecchi rancori personali ed è emerso comprensibilmente l’aspetto umano. I media non si sono però tirati indietro dalle speculazioni anche perché dall’ufficio del Presidente sono arrivate informazioni contraddittorie sulla sua salute.
Rammarico per la cattiva notizia è stato espresso naturalmente dal Dipartimento di Stato USA e dalle più importanti istituzioni europee. Tutti a chiedere ai leader kosovaro albanesi che sappiano esprimere in questo momento unità.
La malattia di Rugova arriva in giorni difficili per il Kosovo, giorni nei quali la comunità albanese spera di riuscire a coronare la propria "guerra dei 15 anni" per l’indipendenza dalla Serbia. E che nessuno ritiene sia scontata. Anzi. Proprio considerando questo in molti temono che la malattia del Presidente, unica figura che seppur in modo contraddittorio, ha sempre avuto l’appoggio della maggior parte dei kosovari, possa influire negativamente sui negoziati con Belgrado e con la comunità internazionale. Si teme una crisi di leadership.
Ma parlare esclusivamente di futuro non ha senso. Sono già individuabili le prime conseguenze sui processi politici dell’assenza di Rugova. Il Forum, luogo nel quale si dovrebbe trovare una posizione comune tra i politici del Kosovo in vista dei negoziati sullo status, è da molto che non si riunisce, in attesa che Rugova ne riprenda il timone. Cosa che ha promesso di fare dopo aver rivelato la propria malattia.
Trovare un sostituto sembra cosa impossibile. Rugova guida da 15 anni la Lega Democratica del Kosovo, maggior partito kosovaro. Al suo interno vi sono alcune figure di intellettuali ma nessuno ha l’autorità, la popolarità e contemporaneamente la credibilità internazionale di Rugova.
Il fatto che in Kosovo non vi siano altri leader dello spessore di Rugova è attribuito, dall’analista di Radio Free Europe Patrick Moore, al potere oppressivo serbo che ha bloccato sul nascere la crescita di una leadership locale ed alla semi-colonizzazione da parte dell’amministrazione internazionale. Moore poi prende in considerazione i principali candidati a succedere a Rugova: Hashim Thaci, Ramush Haradinaj e Veton Surroi.
Il primo, leader del PDK, secondo partito del Kosovo, è assurto ad un ruolo pubblico di rilievo durante il conflitto, tra le fila dell’UCK, Esercito di liberazione del Kosovo, ma non avrebbe l’appoggio della maggioranza dei kosovari. Anche Ramush Haradinaj, leader dell’AAK, viene dalla "guerra di liberazione" ed è riuscito nei pochi mesi in cui è stato primo ministro a galvanizzare come nessuno prima l’opinione pubblica kosovara. Ma ora si trova all’Aja, accusato di crimini di guerra. Infine Veton Surroi, intellettuale ed editore, promotore e leader del movimento Ora. Quest’ultimo, secondo Patrick Moore, pur avendo un buon appoggio internazionale non gode di molti sostenitori in Kosovo.
Molti analisti hanno sottolineato in questi giorni che il processo che porterà allo status finale del Kosovo sarà lungo e difficile e si teme Rugova non sia nelle condizioni di poterlo affrontare.
Se Rugova si allontanasse dal panorama politico i partiti politici kosovari si troverebbero di fronte ad un nuovo dilemma. Con chi sostituirlo? Alcuni nomi sono già emersi, ma nessuno particolarmente convincente. Qualche professore universitario, senza dubbio portatori di autorevolezza morale, ma non certo politica per riuscire a guidare la comunità albanese attraverso i duri negoziati per lo status.
Qualcuno ha fatto anche il nome di Adem Demaci, il "Mandela del Kosovo" per aver passato trent’anni della sua vita nelle carceri della Serbia. Ma le sue posizioni sono ritenute radicali e la comunità internazionale gli ha da sempre preferito il più moderato Rugova. In Kosovo Demaci ha un’autorità assoluta ma da molti anni è quasi completamente fuori dall’attività politica attiva.
I negoziati s’avvicinano ed i politici kosovari non sembrano essere pronti. Alcuni ritengono che basti presentarsi con un’unica opzione: l’indipendenza. Argomentando che è questa che vogliono la quasi assoluta maggioranza degli albanesi. Ma questo non basta. Se fosse così, ricorda incessantemente Rugova, "il Kosovo avrebbe già ottenuto l’indipendenza da Belgrado".
Ma la malattia di Rugova rischia di mandare in agonia anche il suo stesso partito, il PDK. Già più volte quest’ultimo ha sfiorato scissioni, poi evitate grazie all’autorevolezza del Presidente. Già da un anno Rugova ha dovuto rinunciare al doppio incarico di Presidente del Kosovo e leader del suo partito. Ma non si sono ancora svolte elezioni interne al partito per individuare il suo successore e nessuno sembra disposto a prenderne il posto.
La situazione interna all’LDK rischia di avere forti conseguenze anche sull’alleanza di governo. Si rischia di perdere ancora tempo mentre il Kosovo, di tempo, ne ha davvero poco.
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