La Macedonia riconosce il Kosovo
Dopo il voto dell’Assemblea Generale ONU, il governo macedone procede al riconoscimento del Kosovo. Amarezza e tensione da parte di Belgrado, ma Skopje vede nella sua decisione un futuro di maggiore stabilità e sicurezza per la regione
La sera del 9 ottobre 2008 il governo macedone ha riconosciuto il Kosovo. Tale decisione è giunta qualche ora dopo l’adozione di una Risoluzione da parte del Parlamento che raccomandava il riconoscimento.
L’azione è stata coordinata con il governo del Montenegro, che ha riconosciuto il Kosovo diverse ore prima rispetto alla Macedonia.
La decisione è stata accolta con gioia in Kosovo ed è stata celebrata dai politici albanesi in Macedonia. Belgrado invece ha reagito con amarezza.
L’ambasciatore macedone in Serbia, Aleksandar Vasilevski, è stato prontamente dichiarato persona non grata, e subito gli è stato chiesto di lasciare il Paese. Lo stesso è avvenuto per l’ambasciatore montenegrino.
Le autorità macedoni hanno affermato di non voler adottare le stesse misure e che, quindi, l’ambasciatore serbo può proseguire la sua attività a Skopje. L’ambasciatore in questione, Zoran Popović, a sua volta, ha invitato il governo macedone a riconsiderare la decisione di riconoscere il Kosovo.
La decisione di Montenegro e Macedonia è stata accolta con soddisfazione da Stati Uniti e Gran Bretagna. "Questo faciliterà l’integrazione della regione nelle strutture euro-atlantiche", ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato USA Sean McCormack.
"I riconoscimenti sono un buon segno", ha commentato il ministro degli Esteri della Gran Bretagna David Miliband, "in quanto stati vicini, le loro decisioni di costruire delle relazioni con il Kosovo indipendente conservando i rapporti con la Serbia, costituiscono un passo avanti per la regione".
L’ambasciatore dell’UE a Skopje, Ervan Fuere, ha evitato troppi commenti a riguardo. "Il riconoscimento è una decisione che spetta ad ogni singolo Paese", ha detto laconicamente, seguendo la linea ufficiale di Bruxelles.
La Pristina ufficiale ha salutato la decisione di Skopje con gratitudine. "Questo rafforza la pace e la stabilità nella regione, e rende più chiara la realtà politica, facilitando l’integrazione del nostro Paese nell’UE e nella Nato", ha affermato il Primo ministro del Kosovo Hashim Taci.
I kosovari hanno accolto con entusiasmo il riconoscimento da parte della Macedonia. "È molto importante", ha detto un cittadino, "se il nostro vicino non ci riconosce, come può farlo uno Stato lontano?". Alcuni hanno commentato che si aspettavano che la decisione arrivasse molto prima.
Belgrado è andata su tutte le furie. Quando gli sono state chieste le ragioni dell’espulsione dell’ambasciatore macedone ma non di quelli di altri paesi quali Croazia, Ungheria e Bulgaria, che avevano già riconosciuto il Kosovo nei mesi scorsi, l’ambasciatore Popović ha fatto riferimento al recente voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che "ha radicalmente cambiato la realtà dello status del Kosovo".
"Se dovessimo colpire ognuno nel suo punto debole, dovremmo iniziare a chiamarvi FYROM", ha detto in un’intervista il leader socialista e ministro dell’Interno serbo Ivica Dačić, il giorno dopo il riconoscimento.
Il procrastinare della Macedonia sulla questione del Kosovo nonostante la forte pressione internazionale e le richieste dei politici albanesi nel Paese, era dovuto proprio al timore di un possibile aggravarsi dei rapporti economici con la Serbia. "Saranno adirati, ma solo per qualche giorno", ha affermato il leader del DPA (Partito Democratico degli Albanesi) Menduh Taci, "pure loro comprendono la situazione".
Gli esperti sostengono che si tratti di una decisione forzata, ma che tuttavia avrà un effetto stabilizzante sulla politica della regione. A loro avviso, data la pressione internazionale e il fattore albanese nel Paese, la Macedonia non aveva altra scelta.
"Anche se potrebbe peggiorare i nostri rapporti con la Serbia nel breve periodo, e questa è una cosa che non possiamo evitare, la decisione aiuterà a stabilizzare la regione", ha affermato Dimitar Mircev, docente universitario ed ex ambasciatore.
"So che alcuni cittadini potrebbero esserne contrariati, e capisco come si sentono, ma abbiamo agito nell’interesse nazionale", ha dichiarato il premier Nikola Gruevski. "L’abbiamo fatto perché siamo giunti alla conclusione che procedere al riconoscimento del Kosovo era nel nostro interesse nazionale", ha aggiunto Gruevski.
Nonostante resti il timore delle possibili conseguenze economiche, gli esperti assicurano che sarebbe svantaggioso perfino per Belgrado adottare delle misure più rigide.
La rabbia della Serbia è dovuta al fatto che il riconoscimento è avvenuto poche ore dopo il voto all’Assemblea Generale dell’ONU, ma Skopje ha di fatto rispettato il desiderio di Belgrado di non fare nulla che potesse compromettere il processo delle Nazioni Unite. La Macedonia si è perfino astenuta dal voto, cosa che è andata a favore della mozione serba.
Non servono molte analisi per sapere che gli Stati Uniti hanno promosso e coordinato i riconoscimenti del Kosovo. Il segretario della Difesa statunitense si è recato al meeting regionale di Ohrid giusto pochi giorni prima che Macedonia e Montenegro prendessero la loro decisione.
Esprimendo il suo sostegno per la Risoluzione proposta dai partiti politici albanesi, il dirigente del VMRO (Organizzazione Interna Rivoluzionaria Macedone), Silvana Boneva, ha chiaramente dichiarato che la Macedonia lo stava facendo per compiacere agli Stati Uniti.
"Per noi, il supporto degli americani, che sono anche i maggiori garanti e promotori della stabilità e della sicurezza della regione, è un fattore importante e questo ha determinato la nostra posizione sul futuro del Kosovo", ha affermato Silvana Boneva durante il dibattito sulla Risoluzione in Parlamento.
I socialdemocratici all’opposizione (SDSM) non hanno votato la Risoluzione. Il suo precedente partner di coalizione, l’Unione democratica per l’integrazione (DUI) di Ali Ahmeti, attualmente alleato con il VMRO, nel periodo di governo compreso tra il 2002-2006 era contrariato dall’astensione dell’SDSM. Un deputato della DUI si è chiesto come si sarebbero sentiti i membri dell’SDSM se la DUI si fosse astenuta dal votare la Risoluzione sulla minoranza macedone in Grecia.
Nemmeno gli esperti di Belgrado si aspettano un grave deterioramento dei rapporti tra la Serbia e la Macedonia oltre il medio periodo. A loro avviso, l’opinione pubblica nel Paese capisce che la Macedonia non aveva altra scelta.
Ciò che la Macedonia desidera, sono buoni rapporti sia con la Serbia che con il Kosovo. Con la demarcazione del confine con il Kosovo, e con il riconoscimento di Pristina da parte di Skopje, le prospettive per la regione sembrano migliori. Si spera che Belgrado abbia la forza per capirlo.
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