Tipologia: Notizia

Tag: Minoranze

Area: Balcani

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La Grande Albania: una minaccia per i Balcani?

L’ICG, think tank con sede a New York, ha recentemente pubblicato un rapporto sulle tendenze pan-albanesi nel sud dei Balcani. Sono una minaccia alla stabilità della regione? Meno di quanto si creda, afferma l’ICG. Una traduzione dell’introduzione.

08/03/2004, Redazione -

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Grande Albania

Il pan-albanismo, la spinta ad ottenere un’unica realtà territoriale che comprenda tutte le comunità albanesi del sud dei Balcani, è vista da molti osservatori come una minaccia alla stabilità della regione. Un secolo di confini in continuo movimento hanno lasciato gli albanesi divisi tra il Kossovo, la Serbia, il Montenegro, la Macedonia e la Grecia. UCK in Kossovo, l’Esercito di Liberazione Nazionale (NLA) in Macedonia ed altri gruppi hanno promosso campagne militari a favore dei diritti degli albanesi. Ma qual è il limite alle loro ambizioni?
La ricerca dell’ICG lascia intendere che il concetto di pan-albanismo è molto più variegato e complesso della solita definizione "buona per tutte le stagioni" secondo la quale l’aspirazione degli albanesi sarebbe quella di creare una Grande Albania o un Grande Kossovo. E’ significativo che sia l’UCK che l’NLA abbiano iniziato ad ottenere supporto popolare proprio quando si sono discostati dai loro programmi pan-albanesi e si sono maggiormente concentrati sui diritti della loro gente. L’ANA, Esercito Nazionale Albanese, che apertamente ha dichiarato di battersi per una Grande Albania, non ha mai guadagnato un vero e proprio supporto. La violenza per ottenere una Grande Albania, o qualsiasi altro cambiamento di confini, non è un’opzione sostenuta dalle comunità albanesi, né politicamente né moralmente.
In Albania, dall’arrivo del multipartitismo, la difficoltà economiche e le divisioni interne hanno di fatto eclissato ogni aspirazione verso l’espansione dei confini territoriali. L’Albania è più interessata a sviluppare i legami culturali ed economici con il Kossovo che alla creazione di un’unica realtà statale; inoltre i vari governi che si sono alternati in Albania hanno chiaramente optato per un partnership strategica con la Macedonia in vista di una comune integrazione nel sistema NATO e nell’Unione europea.
Rischi di escalation del conflitto rimangono comunque in Kossovo dove non è ancora stata risolta la questione dello status finale. Il desiderio di indipendenza, espresso da una vasta maggioranza della popolazione del Kossovo, è supportato anche dalla maggioranza delle comunità albanesi dei Balcani. Ciononostante un Kossovo indipendente è ben diverso da una Grande Albania. La Comunità Internazionale ha il problema di risolvere la questione dello status del Kossovo senza rischiare di destabilizzare i Paesi vicini.
Sia in Macedonia che nella valle di Presevo, nel sud della Serbia, fu messo fine a conflitti armati nel 2001 grazie ad accordi di pace sottoscritti in seguito a forti pressioni internazionali: rispettivamente gli Accordi di Ohrid ed il Piano Covic. Se vi è certamente insoddisfazione in merito al ritmo d’implementazione di questi accordi, e sulle riforme promesse ma non ancora attuate, quest’insoddisfazione è ancora lontana dallo sfociare in crisi aperta; i tentativi dell’ANA di capitalizzare queste delusioni sia in Macedonia che nel sud della Serbia sono falliti. Ciononostante sarà necessaria una continua attenzione internazionale in modo che le parti in causa rispettino tutte le promesse fatte.
Poi vi è la comunità albanese montenegrina che sino ad ora ha resistito ad ogni forma di attività paramilitare.
La numerosa diaspora albanese-kossovara che vive negli Stati Uniti, in Germania ed in Svizzera ha giocato – e continuerà a farlo – un ruolo chiave nell’attuale e futuro sviluppo economico, sociale e politico del Kossovo; ed anche in merito ad eventuali azioni militari sul terreno. Potrebbe aprire facilmente nuovi fronti del conflitto nel caso desiderasse mantenere viva l’attenzione su numerose questioni irrisolte che riguardano la comunità albanese. Per questi motivi sarebbe auspicabile per il Governo albanese e per quello greco provare a risolvere la questione dei Chams, comunità sfollata dalla Grecia nel 1945, prima che quest’ultima venga sfruttata da gruppi estremisti e prima che le rivendicazioni legittime dei Chams si confondano con altre rivendicazioni albanesi.
Nel lungo periodo il nazionalismo albanese verrà moderato dalla piena implementazione degli accordi di pace esistenti, dal pieno rispetto delle comunità albanesi residenti in Macedonia, Serbia, e Montenegro. A questo deve seguire una continua pressione sugli estremisti albanesi e sui politici che li appoggiano. Il processo sarà facilitato dal processo di integrazione europea che favorirà le aperture dei confini tra l’Albania ed i suoi vicini settentrionali, e il rafforzamento dei rapporti economici e delle opportunità formative nell’intera regione.
La decentralizzazione in Macedonia ed un’indipendenza del Kossovo condizionata al fatto che tutte le comunità albanesi della regione accettino che i confini nel sud est Europa non verranno ulteriormente modificati potranno garantire ulteriore stabilità alla situazione.
Vai al rapporto dell’ICG

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