La Georgia vieta l’ingresso ad attivisti russi per i diritti umani
Ad un’attivista russa per i diritti delle donne residente in Georgia è stato negato il rientro nel paese. Senza alcuna giustificazione. Non è un caso isolato
(Pubblicato originariamente da OC Media il 13 febbraio 2023)
Domenica scorsa la rivista indipendente russa Kholod ha riferito che all’attivista Anna Rivina è stato negato il rientro in Georgia dopo un viaggio di lavoro a Yerevan, capitale dell’Armenia.
Rivina è la fondatrice e direttrice di Nasiliu.net ("No alla violenza"), un’organizzazione che fornisce servizi e rifugio alle vittime di violenza domestica e da diversi mesi risiedeva in Georgia.
Kholod ha raccontato che Anna Rivina è stata bloccata al confine per diverse ore prima di essere essere respinta.
Nel 2020, il ministero della Giustizia russo ha inserito Nasiliu.net in un elenco di organizzazioni no-profit che, a suo dire, operano come "agenti stranieri". Il 10 febbraio, la stessa Rivina è stata dichiarata "agente straniero".
Il ministero degli Affari interni georgiano ha rifiutato di commentare il caso.
Secondo il blogger russo Nikolai Levshits , Rivina è ora in Israele. Levshits ha detto che le è stato rifiutato l’ingresso sulla base di "altri casi previsti dalla legislazione georgiana", una giustificazione vaga spesso usata dalle autorità georgiane per impedire l’ingresso ad attivisti e giornalisti provenienti da paesi autoritari.
Russi a cui è negato l’ingresso in Georgia
In seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022, migliaia di cittadini russi sono fuggiti in Georgia.
I cittadini russi non hanno bisogno di un visto per entrare in Georgia, tuttavia si è spesso avuto notizia di persone critiche nei confronti del governo russo a cui è stato negato l’ingresso in Georgia senza alcuna spiegazione.
Anche numerosi cittadini russi provenienti dal Caucaso settentrionale hanno riferito di essere stati respinti.
Il 10 dicembre, il portale web Kholod ha riportato che ad Aleksey Ponomarev, redattore dei podcast di Kholod, è stato negato l’ingresso in Georgia dopo essere arrivato a Tbilisi da Riga, in Lettonia.
A settembre, a Vasily Krestyaninov, un fotoreporter russo, è stato negato l’ingresso in Georgia per due volte in meno di due settimane, nonostante abbia vissuto nel paese fin dalla fine del 2021.
Nello stesso mese è stato negato l’ingresso anche a Mitja Aleshkovski, fondatore della Fondazione Nuzhna Pomosh e della pubblicazione online Takie Dela.
A giugno, la polizia di frontiera ha vietato l’ingresso in Georgia a Olga Borisova, della band Pussy Riot, senza fornire spiegazioni.
Il 10 marzo è stato negato l’ingresso a David Frenkel, giornalista dell’emittente digitale russa Mediazona, quattro giorni dopo che le autorità russe avevano bloccato l’emittente per essersi rifiutata di censurare le notizie sulla guerra in Ucraina.
Un altro giornalista di spicco, Mikhail Fishman, conduttore dell’emittente televisiva indipendente russa Dozhd, ha riportato di un’esperienza simile il 5 marzo.
L’apparente politica di negare l’ingresso a chi, nel proprio paese, è critico nei confronti dell’autoritarismo si estende oltre la Russia. A gennaio, anche al vicepresidente del partito di opposizione Fronte Popolare dell’Azerbaijan, Seymur Hazi, è stato negato l’ingresso in Georgia senza alcuna spiegazione.
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