La Croazia apre all’affido a coppie omosessuali
Il 7 febbraio scorso la Corte costituzionale croata ha preso una decisione storica, riconoscendo alle coppie omosessuali il diritto all’affido. Se la decisione è elogiata dalla sinistra, le proteste dei partiti e dei movimenti vicini alla Chiesa cattolica non si placano. Una panoramica delle reazioni
(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 13 febbraio 2020)
"Corte costituzionale: le coppie omosessuali possono essere famiglie d’affido". È con questo titolo che il settimanale Novosti ha celebrato la decisione storica che sta scuotendo gli animi in Croazia. In concreto, la decisione impone che tutte le richieste di affido, siano esse provenienti da unioni civili, coppie sposate e non sposate, vengano trattate allo stesso modo e in funzione degli stessi criteri.
I fautori di questa battaglia per il riconoscimento dell’omogenitorialità sono Ivo Šegota e Mladen Kožić, giovane coppia gay alla quale è stata rifiutata due volte la domanda di accoglienza dal centro per la previdenza sociale di Zagabria, nonostante una pronuncia positiva del tribunale. "Questa decisione è molto importante per le coppie gay, ma soprattutto per gli oltre mille bambini nelle case famiglia, perché c’è uno spettro più ampio di potenziali genitori. Sono poche le persone che si rivolgono al centro di previdenza sociale per l’affido. Forse perché il sistema non funziona, o perché non se ne è conoscenza. Noi abbiamo chiesto di accogliere tre bambini", ha detto Ivo Šegota al canale tv Nova . "La discriminazione non è un valore costituzionale della Croazia, l’uguaglianza lo è", si rallegra Šegota in un’altra intervista.
"La Corte costituzionale ha confermato quello che sostenevamo nella nostra domanda di verifica di costituzionalità: la discriminazione dei partner nell’affido non è accettabile", nota il deputato del Partito socialdemocratico (SDP) Peđa Grbin su Twitter, rilanciato da N1. "La decisione della Corte costituzionale è un passo avanti verso una società progressista ed egualitaria. È per questa società che combattiamo", fa eco su Dnevno Davor Bernardić, presidente dell’SDP.
"Una società ipocrita"
Dopo che la decisione della Corte costituzionale è stata resa pubblica, le reazioni delle correnti neo-conservatrici vicine alla Chiesa cattolica croata non si sono fatte attendere. Hrvoje Zekanović, deputato del partito ultra-conservatore Hrast, ha ricordato i risultati del referendum sui matrimoni omosessuali, al quale si è opposto circa il 65% dei croati nel 2013. Per sostenere le sue affermazioni Zekanović ha sottolineato inoltre che nella Costituzione croata si sancisce che "il matrimonio è l’unione tra una donna e un uomo" e quindi, secondo il deputato "quello è l’unico e il migliore ambiente in cui crescere dei figli".
I militanti dell’associazione U ime obitelji (In nome della famiglia) – come riportato da Tportal – deplorano il fatto che le istituzioni abbiano "ceduto alle pressioni degli attivisti LGBT o dei politici" ritenendo inaccettabile che dei bambini senza genitori vengano "strumentalizzati per imporre l’ideologia LGBT". "Numerosi studi mostrano che i bambini dovrebbero crescere con i loro padri e le loro madri biologici o, se necessario, in un’unione che sia simile a quella tra una donna e un uomo", argomentano, non a sorpresa, in un comunicato.
Il portale Index.hr ha riportato l’opinione di Vice John Batarelo, il presidente dell’associazione cattolica integralista Vigilare: "Oggi in Croazia è stata sospesa la democrazia. Si tratta di una dittatura giudiziaria della Corte costituzionale, che ha usurpato il potere legislativo e ha agito in via incostituzionale e per la distruzione della famiglia".
"La nostra società è ipocrita. Quelli che stanno protestando non verranno mai visti al centro di previdenza sociale. La Croazia soffre di una carenza cronica di persone desiderose di prendere in affido dei bambini", ha replicato Ivo Šegota, invitato negli studi della tv RTL .
Il centro di previdenza sociale dovrebbe ora dare il via libera all’adozione per Ivo Šegota e Mladen Kožić, aprendo così definitivamente la strada all’affido anche per altre coppie. Una tappa amministrativa è stata dunque raggiunta, ma in un paese dove il clero, conservatore, ha sempre un peso importante sul dibattito sociale, resta ancora parecchia strada da fare affinché le persone della comunità LGBT possano beneficiare degli stessi diritti degli eterosessuali.
Cronaca
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua