La crescita dei movimenti civici in Daghestan
Un parco della capitale e una spiaggia sul Mar Caspio salvate dal cemento. Sono i primi sensibili risultati del fiorire dell’attivismo civico in Daghestan
(Pubblicato originariamente da OC Media il 28 aprile 2017)
L’amministrazione della città di Makhachkala ha deciso lo scorso 20 aprile di rinominare una delle vie centrali della città, via Kotrov, in via Akhmat Kadyrov [padre dell’attuale capo della Cecenia Ramzan Kadyrov, ndr]. Gli abitanti della capitale del Daghestan ne sono venuti a conoscenza solo il giorno dopo che la decisione era stata adottata. E la loro reazione non si è fatta attendere.
“Ho trascorso l’infanzia in via Kotrov. Mi ricordo che già negli anni ’90 volevano rinominarla via Khachilayev, in onore di uno dei fratelli Khachilayev. Ufficialmente questi ultimi sono dei politici, ma molti qui e oltreconfine sanno che sono dei banditi – ha dichiarato a OC Media Mariam Magomedova, cittadina di Makhachkala – molte persone allora si opposero. Ma ora è tutto tranquillo. Hanno cambiato il nome alla via, intestandola a Kadyrov, senza chiedere niente a nessuno. Della nostra opinione non si è interessato nessuno”.
Un’altra donna di Makhachkala, Zhanna Yunusova, non riesce a nascondere le sue emozioni: “I soldi dominano tutto. Come fanno a non vergognarsi? I nostri funzionari non sono per nulla patriottici. E’ una vergogna”, ha affermato a OC Media.
La via di cui parliamo è in pieno centro a Makhachkala. La Piazza centrale, la spiaggia cittadina, la Libreria repubblicana e il teatro sono tutte raggiungibili a piedi dalla via. Ivan Kotrov è stato un rivoluzionario che ha contribuito all’instaurarsi del potere sovietico nella repubblica. La via era a lui intitolata dal 1924.
Una via intitolata a Akhmad Kadyrov tra l’altro esiste già a Makhachkala. Quella che in passato era via Orjonikidze, è stata divisa in due nel 2012 e una sua parte è stata titolata al primo presidente della Cecenia e l’altra parte all’ex capo di stato daghestano Abdurazak Mirzabekov.
L’amministrazione comunale non ha risposto alla domanda sul perché abbia ritenuto necessario dedicare una seconda via di Makhachkala a Kadyrov. Secondo alcuni attivisti il cambio di nome della via sarebbe avvenuto non rispettando le normative vigenti e quindi vi sarebbe spazio per ricorrere contro questa decisione.
Un picco nell’attivismo civico
Agli inizi di febbraio i cittadini di Makhachkala sono scesi in piazza per difendere uno spazio verde in città. Le autorità pensavano di costruire, in quello che è il parco più antico della città, un nuovo museo dedicato alla storia della Russia e per questo programmavano di tagliare 60 alberi.
Vi sono solo cinque aree verdi rimaste nella capitale del Daghestan e la loro superficie è andata sempre più diminuendo negli anni con nuovi edifici che spuntavano ovunque. Gli attivisti mobilitatisi a difesa del parco hanno ripetutamente fatto appello al Capo della repubblica, Ramazan Abdulatipov; si sono incontrati con i responsabili del progetto del museo; hanno distribuito appelli e petizioni in ogni occasione utile. Come risultato, ad una sola settimana dall’annuncio del piano, Abdulatipov ha mutato opinione anticipando che il museo sarebbe stato costruito in un’altra zona della città.
A fine febbraio poi cittadini di Makhachkala hanno tentato di salvare dei cani randagi dalla soppressione selvaggia. Il 19 febbraio è stato ritrovato nel quartiere di Reduktornyi Poselok, il corpo di una bambina di 9 anni con evidenti segni di morsi di cane. Questo ha portato ad una campagna incontrollata di uccisione di cani randagi nella città. Gli attivisti per i diritti degli animali non sono stati in grado di dare adeguata cura a tutti gli animali feriti che giravano per le strade. Pubblicando sui social network le foto di animali feriti a morte, i cittadini della capitale hanno chiesto che le uccisioni venissero fermate. Una petizione contro l’uccisione di cani randagi ha ottenuto più di 2000 sottoscrizioni in poche ore.
Grazie a questa mobilitazione è nato il primo rifugio per cani randagi della capitale, e l’ufficio del sindaco e i principali leader religiosi hanno ufficialmente chiesto che le sparatorie contro i cani terminassero. Gli appelli sono stati ascoltati.
Agli inizi di maggio infine i cittadini di Makhachkala e quelli di Kaspiysk (una città 16 km a sud della capitale) si sono sollevati a difesa della spiaggia di Kaspiysk, dopo che erano emersi piani per costruirvi un hotel, uno yacht club e un porto. Gli attivisti si sono rivolti alla procura ed hanno portato il problema all’attenzione delle autorità competenti. Come conseguenza di un’attenzione crescente della pubblica opinione l’Agenzia federale per la pesca ha condotto un’inchiesta e rilevato che queste attività su questa spiaggia del Mar Caspio erano state condotte senza le necessarie concessioni. L’amministrazione locale è stata multata di 300.000 rubli ($5.300).
"Il silenzio rende le cose solo peggiori"
In ciascuno dei casi sopramenzionati gli attivisti hanno tenuto testa a tentativi da parte delle autorità di scoraggiarli nelle loro azioni.
Nella questione del parco le autorità inizialmente sono state molto reticenti sul progetto in corso, poi hanno rivelato l’intenzione di costruire il museo ma cercando di convincere i cittadini che non avrebbe nuociuto e che i 60 alberi abbattuti sarebbero stati sostituiti da 300 ripiantati in altri luoghi della città. In merito alla spiaggia di Kaspiysk l’amministrazione cittadina inizialmente sosteneva che non si sarebbe costruito sulla spiaggia ma che quest’ultima sarebbe stato solo “risistemata”.
Inoltre i media statali non hanno dato alcun rilievo alle proteste.
Secondo Khabib Aigumov, attivista civico, i media indipendenti e i social network hanno giocato al contrario un ruolo chiave per diffondere le informazioni: “Media indipendenti quali Chernovik, Novoe Delo e Caucasian Knot e Facebook, hanno avuto una forte influenza sull’attivismo civico. Vi è stata molta discussione sui social network. E molti, leggendo delle nostre iniziative, hanno iniziato a protestare; tutto questo li ha rafforzati. E tutto questo ha avuto poi effetti concreti quando ci siamo rivolti a tribunali e agenzie statali competenti. La gente si è resa conto che quanto avveniva dipendeva anche da loro”.
Svetlana Anokhina, giornalista ed attivista, è rimasta piacevolmente sorpresa dai cambiamenti avvenuti nell’autocoscienza civica di alcuni dei cittadini della repubblica: “Nessuno avrebbe mai pensato che questo miserabile pezzo di terra sarebbe arrivato a questo bivio dove dagli scarti buttati nelle cucine sarebbero cresciute disponibilità nel coalizzarsi, nel fare qualcosa di utile e necessario e nel lavorare assieme".
"Sono molto felice del fatto che una volta riottenuto indietro il parco la gente si è sentita capace e motivata nel risolvere i problemi ed ha inondato gli uffici della procura di esposti relativi all’utilizzo in violazione di legge di varie aree; poi sono sorte altre questioni che hanno suscitato attivismo civico. Mi auguro che quest’atteggiamento divenga la norma", ha concluso la giornalista.
Secondo Khabib Aigumov per anni i cittadini del Daghestan hanno chiuso gli occhi davanti al sequestro degli spazi pubblici da parte delle autorità ma ora si sono resi conto che il silenzio rende solo le cose peggiori. "Tempo fa le autorità facevano i loro affari in silenzio e con attenzione. Ma ora si muovono cercando di fare tutto quello che riescono per favorire i propri personali interessi finanziari – in modo cinico e alla luce del sole – a spese della popolazione. Ogni mossa fatta dal governo peggiora la situazione dei cittadini. Questi ultimi hanno provato a proteggere i propri diritti per via giudiziaria ma non funziona. La magistratura è dalla parte di chi ha i soldi. Abbiamo quindi smesso di avere fiducia nelle corti. E lo steso avviene nei confronti di chi si dovrebbe occupare di far rispettare le leggi. La gente si è resa conto che se si rimane in silenzio non si fa che aggravare la situazione", continua Aigumov nel chiarire da cosa quest’attivismo ha preso piede in Daghestan.
Rischio repressione
Il ricercatore russo Denis Sokolov ha sottolineato che a suo avviso ha giocato un ruolo chiave il fatto che fossero coinvolte personalità che avevano una forte reputazione presso i cittadini del Daghestan. Sokolov rimane però scettico sul fatto che questa novità possa cambiare le cose: "Sino a quando i manifestanti non diverranno troppo pericolosi per il sistema, li si ignorerà. Se invece si avrà la percezione che divengano pericolosi, si agirà. Potrebbero essere messi fuori gioco, come avvenuto con la protesta dei camionisti ".
Aigumov rimane però ottimista sul fatto che la società civile continuerà a svilupparsi in Daghestan: "Vi è sicuramente un futuro per la società civile. La palla di neve rotola e, scendendo a valle, sta portando con sé una valanga. La gente si sta risvegliando. Vi è un certo segmento della popolazione che è già convinta che se si rimane in silenzio, le cose non fanno che peggiorare; è per questo che hanno deciso di agire".
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