La Corte speciale in Kosovo: soluzione “ibrida” per una giustizia trasizionale
Superare parzialità e rischio di intimidazioni da una parte, e mancanza di ownership dall’altra: la Corte Speciale in Kosovo tenta di dare un nuovo slancio alla giustizia transizionale con un approccio "ibrido", che coinvolge sia la dimensione nazionale che quella internazionale. Un’analisi
Questo articolo esamina i motivi per cui la Corte speciale del Kosovo è una promettente soluzione ibrida per la giustizia transizionale. Il fallimento da parte di più missioni (ICTY, UNMIK, tribunali locali ed EULEX) di assicurare il perseguimento dei crimini di guerra in Kosovo ha spinto infatti la comunità internazionale a prevedere nuovi strumenti "ibridi" che combinano elementi internazionali e locali (la Corte speciale del Kosovo – CS e lo Special Prosecution Office – SPO) al fine di consegnare alla giustizia gli autori di crimini di guerra.
La CS è un tribunale ibrido e, in quanto tale, può svolgere un ruolo utile nel rafforzare la legittimità e l’efficienza dei processi per crimini di guerra. Per questo crea grandi aspettative di giustizia per quelle vittime che sono state ignorate dai tribunali precedenti, sia nella comunità internazionale che nella comunità serba in Kosovo.
I tribunali ibridi: una possibile soluzione alla debolezza dei tribunali nazionali e internazionali
Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito alla nascita dei tribunali "internazionalizzati" istituiti da autorità internazionali e nazionali, in genere in contesti postbellici con coinvolgimento internazionale su vasta scala. I tribunali ibridi rappresentano la terza generazione di organismi criminali internazionali: alla prima appartengono i tribunali di Norimberga e Tokyo, alla seconda il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY), Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR) e la Corte penale internazionale (CPI).
Sebbene il concetto non abbia una definizione univoca, la nozione di ibridità indica la natura mista di aspetti nazionali e internazionali in termini di struttura, composizione e funzioni. Di solito queste istituzioni sono composte da giudici stranieri e nazionali e possono applicare il diritto nazionale, il diritto internazionale o una combinazione di entrambi. Inoltre, operano all’interno della giurisdizione del paese in cui sono stati commessi i crimini. Infine, la base giuridica per la fondazione di un tribunale ibrido viene stabilita mediante un accordo consensuale tra la comunità internazionale e lo stato in questione. La combinazione specifica di caratteristiche internazionali e nazionali, tuttavia, può variare da caso a caso.
Le disposizioni che rendono un tribunale ibrido e specifico allo stesso tempo si basano sull’esperienza delle due generazioni precedenti di tribunali internazionali e sono specificamente progettate per rimediare al loro percepito fallimento nel fare giustizia per le violazioni del diritto umanitario internazionale.
Fra le più note carenze dei tribunali ad hoc di seconda generazione e della CPI troviamo il mandato temporale limitato, la giurisdizione ristretta e problemi infrastrutturali politici e giudiziari, tra cui la mancanza di capacità di gestire casi penali complessi. Spesso, anche i processi organizzati da tribunali puramente internazionali mancavano di legittimità, perché le persone più colpite dai crimini in questione non avevano "ownership" nel processo.
In genere, le indagini e i processi penali condotti dai tribunali internazionali si svolgono in tribunali lontani, dove gli attori chiave non hanno familiarità con il conflitto e il contesto più ampio in cui sono stati commessi i crimini. D’altro canto, i procedimenti a livello nazionale erano gravati dal timore di parzialità o mancanza di indipendenza giudiziaria. Questi problemi hanno minato anche la legittimità dei processi interni. Di conseguenza, come nota Lindsey Raub, "i tribunali non ibridi sono visti dalla popolazione coinvolta come privi di legittimità e responsabilità".
Aspettative di legittimità, capacity-building diffusione delle norme
La CS, approvata dal Parlamento del Kosovo nel 2015, è un’istituzione ibrida che fonde le caratteristiche nazionali e internazionali per evitare gli svantaggi di ciascuna, godendo quindi di maggiore legittimità, ma contribuendo anche a capacity-building e diffusione delle norme a livello nazionale. Poiché ha sede all’Aia e impiega solo personale e giudici internazionali, la CS condivide molte delle caratteristiche di un tribunale internazionale. Tuttavia, il suo regime legale la rende ibrida. In particolare, la sua base giuridica è stabilita nell’articolo 162 della Costituzione del Kosovo e successivamente affinata nella legge n. 05/L-053 del 2015.
Combinando i punti di forza dei tribunali ad hoc con i benefici di processo e ownership a livello locale, la CS ha il potenziale di conferire maggiore legittimità al processo. Utilizzando giudici e regole internazionali, può contribuire ai più ampi sforzi internazionali di rafforzamento di capacity-building e diffusione delle norme, vale a dire aiutare il Kosovo postbellico a integrare elementi efficaci dello stato di diritto nei suoi sistemi giuridici.
La letteratura esistente suggerisce specifici vantaggi nel coinvolgimento della comunità o dello stato colpiti nell’attuazione della giustizia penale internazionale oltre ai giudici internazionali. Come nota Etelle R. Higonnet, "gli organi ibridi possono sfruttare la credibilità del diritto internazionale e la legittimità delle istituzioni culturalmente appropriate che conferiscono loro un certo grado di autorità come meccanismo per portare gli autori dei crimini alla giustizia e … costruire fiducia sociale all’interno dello stato".
Analogamente, Laura A. Dickinson sostiene che "la combinazione di processi internazionali e locali potrebbe aver migliorato la legittimità percepita dei tribunali ibridi e che questi processi potrebbero facilitare una maggiore penetrazione e sviluppo delle norme del diritto internazionale umanitario".
Oltre alla maggiore legittimità, la cooperazione nazionale-internazionale che i tribunali ibridi comportano può contribuire a rafforzare l’infrastruttura legale dello Stato di destinazione e a trasferire le norme di trasparenza e giusto processo nel procedimento giudiziario. Sebbene i tribunali ibridi abbiano un mandato temporale limitato, le strutture e le risorse che costruiranno rimarranno, insieme alle risorse umane, personale, fondi, competenze e strutture di detenzione e processo che questi tribunali hanno sviluppato.
Tra le fonti utili che il sistema nazionale erediterà troviamo la formazione e il tutoraggio dei giuristi nazionali sul diritto penale internazionale e il giudizio imparziale. Il mix di giudici nazionali e internazionali può anche aiutare a far rispettare gli standard internazionali e nazionali contro gli imputati, in particolare quelli con legami politici ad alto livello. Pertanto, i tribunali ibridi offrono la possibilità di contrastare la cultura domestica dell’impunità che spesso caratterizza le situazioni postbelliche, mostrando a criminali di guerra e non solo che le azioni illegali hanno conseguenze.
Dati i loro potenziali vantaggi, i tribunali ibridi sono stati generalmente ben accettati dalla comunità internazionale come una strategia normativa e pragmatica per affrontare le situazioni postbelliche. Tuttavia, sono anche stati criticati per aver cercato di raggiungere svariati obiettivi, a volte sovrapposti e a volte contrastanti.
Come suggerisce Sarah M.H. Nouwen, i tribunali ibridi si trovano di fronte a immense aspettative “di offrire legittimità, conferendo ownership senza compromettere indipendenza e imparzialità; essere in grado di perseguire un numero maggiore di imputati in meno tempo e a costi inferiori, sviluppando al contempo la capacità domestica; essere in grado di attuare la giustizia domestica nel rispetto del diritto internazionale e di conformarsi alle norme internazionali sul processo equo…”.
L’elemento più critico dei tribunali ibridi è la ricerca di un difficile equilibrio tra l’ordine sovrano nazionale di uno stato e il sistema legale internazionale. Sia i giudici nazionali che quelli internazionali si trovano di fronte alle sfide dell’applicazione e dell’interpretazione delle leggi nazionali e internazionali e ai possibili dilemmi tra due serie di leggi al fine di garantire la certezza del diritto. Anche a livello politico, la necessità di raggiungere un accordo con gli attori locali, compresi i detentori del potere che potrebbero essere gli stessi imputati, creerà necessariamente canali di resistenza e interferenza nel processo di istituzione e gestione di tali corti.
Il caso del Kosovo
La CS, come tutti i precedenti tentativi di investigare i crimini di guerra in Kosovo, è stata avviata e gestita principalmente da varie strutture della comunità internazionale. Tuttavia, a differenza dei precedenti tentativi, le sue caratteristiche ibride permetterebbero probabilmente di evitare la parzialità etnica, le intimidazioni sociali e la pressione politica che in genere affliggono le indagini sui crimini di guerra. Di conseguenza, può svolgere un ruolo utile nel rafforzare la legittimità e l’efficienza dei processi per crimini di guerra.
Nel suo sforzo di modificare giuridicamente e strutturalmente i precedenti tentativi di giustizia, la CS ha suscitato molte aspettative legate alla fine del diffuso senso di impunità. Resta da vedere se riuscirà a sfruttare la propria natura ibrida e far avanzare il processo di giustizia di transizione in Kosovo o se si tratterà di un altro fallimento.
L’articolo fa parte di un più ampio progetto di ricerca supportato dalla Kosovo Foundation for Open Society nell’ambito del progetto "Costruire conoscenze sul Kosovo (3.0)", i cui risultati saranno presto pubblicati.
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