La campagna dell’ESI per i prigionieri politici azeri
Da quando l’Azerbaijan ha assunto la guida del Consiglio d’Europa la repressione nel paese ha assunto dimensioni senza precedenti. L’European Stability Initiative lancia con questo testo una campagna per candidare Leyla Yunus, Rasul Jafarov e Intiqam Aliyev, attivisti per i diritti umani ora in carcere, al Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo
(Lettera pubblicata originariamente sul sito dell’European Stability Initiative il 4 settembre 2014)
Mentre si intensificavano i tentativi della Russia di destabilizzare l’Ucraina, durante l’estate le autorità azere hanno continuato a sfidare le norme fondamentali dell’Europa post Guerra fredda. La Russia ha violato convenzioni ed obblighi internazionali. L’Azerbaijan si è fatto beffe del Consiglio d’Europa (CoE) e del ruolo di questa istituzione in difesa della Convenzione europea sui diritti umani. A maggio 2014, l’Azerbaijan ha infatti assunto la presidenza del Consiglio d’Europa. Le aspettative erano basse , per tante buone ragioni. E tuttavia, quello che è accaduto dopo è stato peggiore delle aspettative. Durante l’estate, postesi al riparo dall’attenzione internazionale distratta dalla guerra in Ucraina e dall’assunzione della guida del CoE, le autorità azere hanno scatenato un’ondata di repressione senza precedenti , colpendo politici di opposizione, giornalisti, rappresentanti della società civile, difensori dei diritti umani.
Nel corso dell’ultimo anno, molte delle personalità più attive in difesa delle libertà fondamentali in Azerbaijan si sono uniti per redarre una lista. Sapevano di stare facendo una cosa pericolosa, ma allo stesso tempo ritenevano che andasse fatta: hanno scritto la lista dei prigionieri politici, che ha messo nero su bianco l’incongruenza tra le obbligazioni che l’Azerbaijan è tenuto a rispettare e le violazioni sistematiche che hanno luogo ogni giorno. Il gruppo di lavoro, guidato da Leyla Yunus e Rasul Jafarov , ha applicato la definizione di “prigioniero politico” adottata dal Consiglio d’Europa nel 2012 a un centinaio di cittadini azeri detenuti per motivi politici. La lista degli 89 prigionieri politici azeri è pubblicata qui .
L’elenco rivela anche quanto nervose ed aggressive siano diventate le autorità azere. Persino prima che la lista venisse resa pubblica in inglese, Leyla Yunus, Rusul Jafarov, e Intiqam Aliyev , avvocato affermato e strenuo difensore dei diritti umani in Azerbaijan, sono stati a loro volta arrestati. E, amara ironia di questa storia azera contemporanea, si trovano ora inclusi in quella stessa lista che hanno contribuito a compilare. Vicino ad Anar Mammadli , che ha lavorato al Consiglio d’Europa come consigliere del rapporteur sui prigionieri politici nel 2012, e che è stato già processato a scontare più di cinque anni di carcere.
Il fatto che vengano colpite le persone che documentano le violazioni dei diritti umani in Azerbaijan ricorda molto da vicino la sorte della generazione precedente di dissidenti e attivisti per i diritti nei regimi autocratici. Evoca memorie che risalgono all’impegno dei fondatori della Carta 77, del Comitato per la difesa delle persone perseguite ingiustamente e del Comitato di difesa dei lavoratori polacchi nell’Europa comunista. Nel 1977, il drammaturgo e attivista ceco Václav Havel, autore della Carta 77, scrisse: “Noi non abbiamo mai deciso di finire in prigione. Non abbiamo neanche mai deciso di diventare dissidenti… abbiamo semplicemente deciso di andare avanti e fare le cose che sentivamo di dover fare, e che ci sembrava giusto fare, niente di più, niente di meno”.
Leyla Yunus, Rusul Jafarov, Intiqam Aliyev e Anar Mammadli si inseriscono nella stessa tradizione di fare “ciò che è giusto”, non tacendo sui diritti degli altri. E per questo stanno pagando un prezzo personale molto alto. Leyla Yunus ( il cui marito Arif è a sua volta in carcere ) non è in buone condizioni di salute. Le carceri azere versano in condizioni terribili . Sembra che le autorità di Baku non si preoccupino neanche della possibilità che qualcuno tra i principali attivisti per i diritti nel paese possa morire in prigione. E tuttavia, nulla di tutto questo è evidente agli occhi dei visitatori del sito del Consiglio d’Europa , che presenta orgogliosamente le iniziative dell’attuale presidenza dell’organizzazione: l’Azerbaijan.
Noi crediamo che il rispetto dei diritti e della Convenzione europea dei diritti umani sia nell’interesse delle persone democratiche di tutta Europa. Attivisti come Leyla, Rasul, Intiqam, e Anar lottano per un nostro comune patrimonio di libertà e diritti. Per questa ragione, alcune organizzazioni non governative hanno recentemente lanciato una campagna per proporre Leyla Yunus, Rasul Jafarov, e Intiqam Aliyev come candidati per il Premio Sakharov 2014 promosso dal Parlamento europeo (PE). Il PE dovrebbe inviare un segnale forte verso un’area vitale per il resto d’Europa nel momento in cui i carriarmati russi e i giudici azeri cercano di fare a pezzi le norme e i valori su cui l’ordine europeo è stato costruito.
Il 26 agosto 2014 il comitato di selezione del Premio Václav Havel per i diritti umani ha annunciato i tre finalisti. Questo premio è assegnato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa in partnership con la Václav Havel Library e con la Fondazione Carta 77. Uno dei tre finalisti è proprio l’attivista Anar Mammadli .
Anam Mammadli ha appreso della decisione mentre si trovava nella cella di una prigione in Azerbaijan. Il 26 maggio 2014, una corte penale di Baku l’ha condannato a cinque anni e mezzo di carcere.
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