La balcanizzazione dei beats
Violini, fanfare, percussioni e chitarre hanno incontrato i suoni digitali. Il risultato? Un nuovo sound, il Balkan beat, musica apolide libera di muoversi per il mondo e capace di far muovere. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Boris Vitlacil
La rotta musicale degli zingari dell’Est europeo, perdendo i riferimenti in un mondo globalizzato, ha cambiato direzione finendo direttamente nella cultura musicale urbana europea. Questa deviazione ha portato le sonorità eclettiche dell’Est europeo, "del nostro oriente", nel mondo dei club, innestando una rilettura stilistica delle tradizioni attraverso la lente della modernità. Qui gli strumenti tradizionali – violini, fanfare, percussioni e chitarre – hanno incontrato i moderni beats e le nuove armonie dei suoni digitali, in un processo che incorpora il passato e il presente, le tradizioni con le sperimentazioni musicali.
Il risultato è uno stile inebriante che ha dato origine ad una nuova scena musicale – Balkan beats – che crea connessioni profonde tra la cultura musicale elettronica e le sonorità energetiche dell’Est, senza rimanere appesantita né da derive tradizionaliste né da omologazioni estranianti dalla modernità.
Un nuovo sound è stato così creato: ecco allora, una musica apolide libera di muoversi per il mondo e capace di far muovere.
Questo fenomeno musicale si presenta, da una parte, come l’emblema del mondo pervaso dai fenomeni della globalizzazione – frontiere permeabili, identità mobili, nuove tecnologie – e dall’altra come l’essenza stessa della vita da migrante. Mentre la globalizzazione sfuma i confini culturali e favorisce la mobilità delle persone, l’esperienza migrante instaura una dialettica culturale – provocando delle crisi identitarie – da cui poi nascono le identità culturali ibride.
Non a caso i principali protagonisti di questa scena musicale sono musicisti, dj, produttori, che dall’est europeo sono emigrati verso occidente – o viceversa – e che hanno saputo superare la tensione insita nel destino dei migranti, attraverso un’attività di riciclaggio del proprio bagaglio culturale.
Per dirla con le parole di Balcanica e Balkanizer, due collettivi dietro ai quali si celano Nevenko Bučan e Ivan Redi (Balkanica) e Nevenko, Irina, Vedad, Kurt, Rici, Khaled (Balkanizer), stabilitisi a Graz in Austria: "… nel nostro caso le frustrazioni balcaniche dei destini dei migranti sono un lontano passato, e la nostra origine geografica è diventata un motivo d’orgoglio. Le nostre serate "Balkanica" nei club sono diventate il luogo dove la cultura europea occidentale e sud orientale s’incontrano e si permeano. La nostra musica gira sulle stazioni radio, non come un esotico elemento dei malinconici migranti dai Balcani insanguinati, ma come valoroso contributo alla cultura occidentale urbana".
E cosa poteva spingere un affermato producer di musica elettronica tedesco (due album, "Higher than the funk" e "Great Delay", con la prestigiosa K7!) a gettarsi a capofitto nelle fanfare balcaniche, se non il richiamo delle origini, ovviamente. La famiglia di Stefan Hantel – oggi meglio conosciuto con lo pseudonimo di DJ Shantel – è originaria di Czernowiz (Ucraina).
In seguito ad un viaggio a ritroso verso le origini, in Bucovina (una regione sul confine tra la Romania e l’Ucraina), Shantel comincia la sua evoluzione stilistica, spinto dal totale eclettismo e dal profondo amore per la ricerca di nuove sonorità. Attinge a piene mani dalle fonti della tradizione musicale dei Balcani, con l’obbiettivo di attualizzarne il suono e di trasportarlo nel contesto urbano europeo.
Il suo impareggiabile mix di storie fantastiche, passione, fuoco ed anarchia, ha reso lo stile di Shantel & Bucovina Club uno dei generi musicali più originali ed eccitanti; un mix di Balkan Beats, Gypsy-Grooves, Freestyle Electronica e di Russian-Disco. A lui si deve l’ampia diffusione di questa musica nel circuito dei club dell’ovest. Vive a Francoforte, centro per eccellenza della club culture. Qui crea Bucovina Club, una serie di serate dove si esibiscono dal vivo gli artisti di musica tradizionale rom (Fanfara Ciocârlia, Taraf de Haïdouks, Boban Marković – solo per citarne alcuni) e i dj, come lo stesso Shantel, che si alternano ai piatti, proponendo una sorta di strana fusione tra le tradizioni musicali e il sound delle dancefloor contemporanee.
Con il suo nuovo stile ha trascinato le platee del mondo, come quella dello State Opera House a Berlino o della Brixton Academy a Londra, così come quelle del Tim Festival a Rio de Janeiro, del Cabaret Sauvage a Parigi o del festival Transmusicales a Rennes.
Il poliedrico musicista e produttore, definito "king of the Balkan dancefloor" (Mondomix), è stato il vincitore del BBC Award 2006 e al momento sta lavorando alla colonna sonora del prossimo film del regista Fatih Akin (un’altra anima migrante conosciuto per il suo innovativo e toccante film "La Sposa Turca", vincitore dell’Orso d’Oro di Berlino).
Balcanica e Balkanizer da una parte e Shantel dall’altra, sono entrambi solo alcuni esempi di migrazione culturale, sia in una direzione sia nell’altra. La stessa che in definitiva, ha creato un melting pot transnazionale, producendo uno spettro di variegate forme musicali, in cui si combina il tragico e il veloce, il melodico e il groove.
Questo progetto culturale è poi condiviso da Robert Šoko, originario di Zenica (Bosnia ed Erzegovina) ed emigrato in Germania, dove da sette anni organizza "BalkanBeats Party", divenuto ormai un appuntamento bimensile fisso al club berlinese Mudd Club. Forse proprio a lui si deve l’invenzione del termine Balkan Beats, che così bene definisce questo stile che miscela il gypsy groove a ritmi tribali, all’elettronica ed allo ska balcanico, creando una playlist perfetta anche per comprendere la diversità delle tradizioni che convivono nell’universo balcanico.
Il suo nome, come quello di Dankelbunt, non dovrebbe essere completamente estraneo al pubblico italiano. Entrambi hanno già fatto la loro apparizione nelle serate torinesi – Robert Šoko al Ab+ club e Dunkelbunt al Hiroshima Mon Amour.
Dietro al nome Dunkelbunt si cela il musicista e il produttore Ulf Lindemann che compone, reinterpreta e remixa differenti stili musicali: dal jazz, alla world music – combinati con l’elettronica. L’ultimo album dell’artista è il suggestivo "Balcan Hot Step" che prende il nome dall’omonima clubnight viennese di cui Dunkelbunt è dj resident. L’idea di questo progetto nasce e prende forma – pensate un po’ – durante un viaggio che vede Ulf a bordo della sua bicicletta lungo le strade che vanno da Vienna fino ad Istanbul. L’album racconta le istantanee di quel viaggio attraverso musiche tradizionali balcaniche reinterpretate in chiave più Dub, Reggae, Bossa, Jazz, Electronics, Trip Hop and Break Beats.
Ma il viaggio, come elemento fondante di questo genere musicale, non è esclusivamente materiale e fisico. Spesso avviene una migrazione squisitamente mentale, alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi – senza mai perdere di vista le culture di partenza.
Questo è il caso, per esempio, di Mitsou, che con la sua voce di un’incredibile potenza emotiva si è meritata un posto di primaria importanza tra gli artisti gitani più dotati di tutto il mondo. Già cantante degli Ando Drom, ha donato la propria voce ai film di Tony Gatlif (Gadjo Dilo e Swing) e a quello di Zoltán Kamondy, Kísértések.
Dopo molti anni passati nel mondo dell’autentica musica zingara, Mitsou ha rivendicato la sua libertà musicale e si è decisa a mettere in piedi un proprio gruppo, i Mitsoura, circondandosi di sofisticati sound designer.
Dopo tre anni di silenzio, ecco il risultato di una lunga sperimentazione: un album che contiene una miscela di tradizioni Gipsy e tecniche audio contemporanee. Delle sue canzoni Mitsou dice: "Queste canzoni vengono da diverse tradizioni zingare, lovári, collár, gulvári, romungo. Sono le canzoni di mia madre, della mia famiglia. Canti di vacanza ma anche di funerale, della vecchia gente gitana che sapeva cantare con un grande talento che io probabilmente non avrò mai. Io canto semplicemente la canzoni che circondano la mia vita".
La musica di quest’album si basa sulla creatività dell’eclettico musicista András Monori, che si attiene esclusivamente ai tipici strumenti folk del suo popolo, mentre l’altro membro del gruppo, Márk Moldvai, ricama ed impreziosisce le melodie con percussioni ed effetti sonori elettronici. Vecchio e nuovo, mai in conflitto o a confronto, ma in una vera coesistenza armonica. In molti dei suoi spettacoli la performance di Mitsou è accompagnata da animazioni video ispirate a motivi indiani ed alla vita Rom.
È molto difficile trovare parole che descrivano fedelmente questo nuovo fermento musicale – ma sicuramente è più facile abbandonarsi all’ascolto degli album e perdersi nelle energie sprigionate nei concerti di questi artisti. Provate a farlo anche voi.
Siti internet consigliati:
www.balkanica.org
www.bucovina.de
www.balkanbeats.de
www.dunkelbunt.org
www.mitsoura.net
Discografia esenziale:
VA – Bucovina Club
VA – Bucovina Club Vol. 2
VA – Eletric Gypsyland
VA – Eletric Gupsyland Vol. 2
VA – BalkanBeats
VA – BalkanBeats Vol. 2
Dunkelbunt – Balkan Hot Step
Balkanica – Balkanica Vol. 1 – Promo CD
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua