Križnar libero, vertici sloveni divisi
Era stato arrestato lo scorso luglio in Sudan. Il salvataggio di Tomo Križnar si è però trasformato in una corsa alla grazia di Al Bashir, Presidente sudanese, ed ai meriti di un’eventuale scarcerazione del noto africanista umanitario
Tomo Križnar, l’operatore umanitario e inviato del Presidente sloveno per il Darfur, dopo un mese e mezzo di prigione in Sudan è finalmente libero e ha già fatto rientro alla natia Naklo, presso Kranj.
Križnar, arrestato nel Darfur il 20 luglio scorso per essere entrato in Sudan senza il necessario visto e poi condannato a due anni di detenzione per "spionaggio e propaganda anti-sudanese", è stato graziato il 4 settembre dal Presidente Omar Hassan Al Bashir, dopo che a questi aveva scritto personalmente Janez Drnovšek, chiedendo scusa per l’errore compiuto da Križnar (essere entrato nel Paese illegalmente) e assicurando che ad ispirare il suo inviato è stato solo l’impegno umanitario e la volontà di affermare il processo di pace nel Darfur.
Accolte le scuse e l’occasione mediatica di apparire agli occhi occidentali magnanimo e comprensivo, Al Bashir ha accordato la grazia per Križnar ripetendo il gesto subito dopo per Paul Salopek, noto giornalista americano del National Geographic e del Chicago Tribune, due volte premio Pulitzer, anche lui incarcerato come Križnar ad Al Fasher e processato per le medesime accuse.
Il caso Križnar si è felicemente concluso in Sudan, anche grazie ad una mediazione informale e parallela all’azione diplomatico-consolare portata a termine da un giovane esperto legale sloveno di origine bosniaco-musulmana, nominato sul campo da Drnovšek quale suo inviato personale.
Hamdija Blekić, studioso di legge coranica, attualmente impiegato in uno studio legale nel Qatar, si è offerto volontariamente a Drnovšek subito dopo aver letto dell’arresto di Križnar in Sudan. Blekić il Sudan lo conosce bene, vi ha studiato per 4 anni e a Kartum mantiene altolocate conoscenze, tra cui alcuni generali e avvocati che avevano studiato nella Jugoslavia di Tito e che parlano il serbo-croato.
Come ad esempio il generale in pensione Hawuad Abdulkarin, con studi compiuti a Zagabria e a Pola, ammiratore di Tito e attualmente influente consigliere di Al Bashir. Fu Abdulkarin che presso il cantiere di Isola d’Istria firmò il contratto e pagò la cifra pattuita per portare via mare in Sudan lo yacht di lussso che il presidente sudanese ordinò in Slovenia qualche anno fa.
Anche Blekić parla l’ arabo. La scelta di Drnovšek è stata energicamente osteggiata dal governo e dal capo diplomazia Dinmitrij Rupel, che dopo alcune settimane di incertezze e dopo le sollecitazioni dell’ambasciatore tedesco che in Sudan rappresenta anche l’UE, ha mandato a Kartum il proprio console al Cairo Andrej Dernovšček.
Il salvataggio di Tomo Križnar si è così trasformato in una corsa alla grazia di Al Bashir ed ai meriti di un’eventuale scarcerazione del noto africanista umanitario in cui la diplomazia formale ha dovuto fare i conti con l’azione informale di Blekić, sostenuta a Lubiana dal Presidente in persona. Ma la vicenda Križnar è stata in Slovenia soprattutto una nuova occasione di duro scontro tra le più alte cariche istituzionali dello stato. Soprattutto tra il premier Janša affiancato dal ministro degli esteri Rupel da un lato ed il presidente Drnovšek e il suo consigliere, l’ex ministro demoliberale Ivo Vajgl, dall’ altro.
Per settimane si sono susseguiti colpi bassi, accuse reciproche, polemiche che hanno sfiorato lo scontro diretto. Per Drnovšek il salvataggio di Križnar – che era andato nel Ciad e poi in Sudan con in tasca una delega del Presidente – è stato sin dal primo momento anche il proprio salvataggio.
Tra i giornalisti sloveni già da tempo infatti circolava la voce che Janša stesse preparando una proposta di impeachment contro Drnovšek, visto che tra presidenza e governo la rissa è ormai su tutto e Drnovšek dalla pagina web del suo "Movimento per la giustizia ed il progresso" non risparmia al governo sferzate al vetriolo, come ad esempio l’accusa a Janša di voler controllare ogni poro della società compresi i media e l’economia, imponendo dappertutto i propri adepti in base a scelte palesemente politiche.
L’occasione per sbarazzarsi del critico e sempre più "alternativo" Drnovšek si era presentata proprio con la detenzione in Sudan di Tomo Križnar, che suggellava il fallimento dell’iniziativa di pace per il Darfur intrapresa all’inizio dell’anno dal presidente senza consultare il governo.
Quest’ ultimo comunque di Africa non si era mai interessato particolarmente, con l’eccezione di una proposta avanzata dalla diplomazia di Lubiana nel 1999 – su insistenza di Tomo Križnar – a favore del popolo Nuba nel Kordofan. L’ iniziativa era stata appoggiata all’ONU e anche dall’ UE, rendendo possibile l’invio di osservatori in quella regione del Sudan, ora relativamente tranquilla.
Il vortice di accuse, anche personali, scaturito in seguito al caso Križnar si è solo in parte placato dopo il rientro dell’operatore umanitario in Slovenia. Questi – ignaro in carcere di quanto sul suo caso si tramasse in patria – ha capito tutto dopo aver partecipato con una pleiade di diplomatici governativi e consiglieri di Drnovšek ad una popolare trasmissione dell’emittente indipendente POP TV. Della guerra in Sudan e nel Darfur e della sua esperienza nel carcere di Al Fasher Križnar ha potuto parlare solo nel corso dei primi dieci o quindici minuti dello show in diretta, dopo di che si è scatenata tra gli altri presenti una vera e propria battaglia verbale sui meriti e le colpe. Nel frattempo oltre 9 mila telespettatori si esprimevano con il televoto sulla politica estera slovena, accendendo una preoccupante spia rossa per il governo. Alla domanda su chi ripongono maggior fiducia in politica estera il 60% ha premiato il presidente Drnovšek, il 35% il premier Janša e solo il 5% il titolare degli esteri, l’ impopolare e notoriamente arrogante e camaleontico ministro Dimitrij Rupel.
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