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Kragujevac teme che la Fiat se ne vada

Sono circa 900 i lavoratori in esubero alla Fiat di Kragujevac che perderanno il posto di lavoro. Un duro colpo per l’economia della Serbia che teme l’uscita di scena della Fiat

30/06/2016, Dragan Janjić - Belgrado

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Lo scorso lunedì sono iniziati i licenziamenti dei lavoratori in esubero della fabbrica Fiat Chrysler Automobiles (FCA) di Kragujevac (Serbia centrale). È questa la conseguenza della riduzione della produzione del modello “Fiat 500L”, ed è previsto che rimangano senza lavoro circa 900 lavoratori sul totale di 3200. “In città regna l’inquietudine perché la FCA è il principale sostegno dell’economia locale. A noi va bene quando anche alla fabbrica di automobili va bene”, afferma Branko Vučković, giornalista di Kragujevac che da anni segue il lavoro dell’industria di automobili.

La Fiat ha stipulato il contratto sulla FCA Srbija per un periodo di 10 anni e questo scade nel 2018, quindi fra poco meno di due anni. Fino ad allora, secondo le stime del produttore italiano di automobili, dovrebbe durare anche la richiesta per il modello “500L”, mentre nei prossimi anni dovrebbero essere prodotte tra le 70.000 e le 90.000 vetture. Per questo livello di produzione, come ha spiegato il premier uscente e incaricato di formare il nuovo governo serbo Aleksandar Vučić, non sono più necessari tre turni ma solo due, motivo per cui vengono licenziati circa 900 lavoratori.

È chiaro che gli esperti della Fiat, quando dieci anni fa hanno stretto il contratto sulla creazione della fabbrica, avevano ben valutato sia il mercato che la gamma di modelli che volevano produrre. Ora si avvicina la fine degli impegni contrattuali e occorre preparare una nuova strategia che evidentemente presuppone la riduzione della produzione. Il management oggi probabilmente si comporterebbe diversamente se il mercato automobilistico fosse in salita, ma purtroppo non è questo il caso.

L’unico modo per far sì che la produzione tenga e che riparta di nuovo sarebbe che la Fiat iniziasse a Kragujevac a produrre un nuovo modello, oltre alla “500L”, la cui richiesta ormai è in discesa. Gli analisti ritengono che la Fiat, se non dovesse produrre un nuovo modello, sul lungo termine (cioè decenni, e non solo qualche anno) non resterà in Serbia. Consapevole di ciò il governo serbo continua fortemente a sostenere l’avvio della produzione di un nuovo modello, tuttavia le buone notizie ancora mancano.

Gestione

Il valore complessivo dell’investimento nella FCA Srbija è di 1,3 miliardi di euro, dei quali la partecipazione della Fiat è al 67%, mentre la Serbia è al 33%. La fabbrica è il maggior esportatore serbo, ma l’export è in caduta già da alcuni anni. Nel 2013 le esportazioni della compagnia, secondo le stime degli analisti, sono state di 1,53 miliardi di euro. Un anno dopo sono scese a 1,36 miliardi, e lo scorso anno a 1,18 miliardi di euro. Il valore complessivo delle esportazioni dell’economia serba nel 2015 è stato di 13,6 miliardi di euro, ed è quindi chiaro che la riduzione della produzione della FCA Srbija si riflette negativamente sull’economia del paese, mentre il suo blocco totale comporterebbe conseguenze ancora più drastiche.

Il governo serbo ha a più riprese e in modo roboante annunciato l’esportazione del modello “500L” sul mercato russo, offrendo questa soluzione come una delle possibili uscite dalla crisi. Ora si parla di circa 10.000 vetture per il mercato russo, a condizione che la Serbia importi altrettante vetture russe “Lada”. Ma persino se un tale accordo fosse realizzato, non avrebbe un peso decisivo sulla FCA Srbija dal momento che questa fabbrica produce circa 650 automobili al giorno, cioè vorrebbe dire che con l’esportazione di suddette 10.000 vetture si “coprirebbero” solo una quindicina di giorni di produzione.

Gli esperti del mercato delle auto indicano che la Fiat non riesce a raggiungere il mercato russo, non è mai riuscita a prendere piede tra i produttori leader, e che in Russia, almeno per ora, non c’è alcuna salvezza nemmeno sul medio periodo, figurarsi sul lungo. Il governo serbo finora non ha mai avuto le capacità di cercare sulla scena internazionale un’alternativa migliore, pertanto, la sopravvivenza dello stabilimento di Kragujevac e la situazione di decine di migliaia di famiglie dipendono dagli interessi commerciali della Fiat.

“Per ora non sono state annunciate proteste sindacali. Credo che ciò sia dovuto soprattutto al comportamento corretto dell’amministrazione della Fiat nei confronti dei lavoratori, durante tutti questi anni. Ovviamente le persone non vogliono rimanere senza lavoro, ma la maggior parte di loro non è disposta ad incolpare la Fiat. Altrimenti, subito dopo l’annuncio della riduzione della produzione sarebbero seguiti gli scioperi”, afferma Vučković.

Al sindacato affermano che ai lavoratori in esubero sono state offerte sufficienti buone uscite, con un indennizzo di 3000 euro per lavoratore. Inoltre sono previste indennità per ogni anno di lavoro svolto, per le ferie non godute e i permessi dell’anno in corso. A conti fatti, un lavoratore con quattro anni di anzianità che si licenzia volontariamente può contare su una cifra di circa 5000 euro, un indennizzo ritenuto rispettabile.

Prospettive

La Fiat non è venuta in Serbia per via del mercato russo o quello di altri paesi a cui la Serbia potrebbe aprire le porte, bensì per le agevolazioni che la Serbia aveva offerto alla casa automobilistica. Il governo ha sovvenzionato la creazione di nuovi posti di lavoro, la fabbrica si trova nella città che produce automobili sin dal secolo scorso e che dispone di una forza lavoro qualificata, gli stipendi sono più bassi che in altre parti d’Europa, e infine sono state accordate facilitazioni sulle tasse.

Quando dieci anni fa fu stretto l’accordo, la Serbia sperava che la FCA sarebbe rimasta nel paese anche dopo la scadenza del contratto e che la Fiat, grazie alle agevolazioni offerte dal governo, avrebbe aumentato la produzione. La crisi economica però ha portato grandi cambiamenti a livello globale, pertanto il mantenimento della produzione del modello “500L” cessa di essere economicamente conveniente. La Serbia ora può o cercare insieme alla Fiat altre soluzioni, affittare le catene di montaggio ad altri produttori, oppure cercare un nuovo partner che eventualmente acquisti la fabbrica di Kragujevac una volta che l’interesse del produttore italiano cessi del tutto.

Una delle possibili opzioni è che la Fiat, se decidesse di andarsene, offra alla Serbia di acquistare la fabbrica. Una cosa analoga è accaduta con l’acciaieria di Smederevo che fu comprata dall’americana USS quanto l’economia tirava e che poi, quando la crisi è iniziata, l’ha rivenduta alla Serbia per il valore simbolico di 1 dollaro. La Serbia ha cercato invano di mantenere la produzione, ma alla fine ha venduto l’acciaieria alla corporation cinese Hestil.

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