Kossovo: protezione civile multietnica?
Protezione civile del Kossovo. Dalle polemiche – alcuni suoi membri accusati di aver preso parte ad attentati dinamitardi – ai rassicuranti tintinnii dei brindisi per inaugurare l’assunzione di personale appartenente alle minoranze.
I Kossovo Protection Corps, protezione civile kossovara al cui interno sono stati assunti molti degli ex militanti dell’UCK, ha 16 nuovi membri. Sino a qui nulla di particolarmente rilevante se non che appartengono a comunità minoritarie in Kossovo. Di questi otto sono serbi.
Per l’occasione è stata organizzata una cerimonia ufficiale presso il quartiere generale del KPC durante la quale Agim Ceku ha sottolineato come oramai il corpo da lui guidato non rappresenti più solo gli albanesi ma tutto il Kossovo e che queste nuove assunzioni sono un passo avanti che faciliterà la ridefinizione dello status della regione.
Agim Ceku ha inoltre tenuto una conferenza stampa, rispondendo alle domande di giornalisti provenienti dal Kossovo e dalla Serbia. Gli è stato fatto notare come si sia ancora lontani dall’obiettivo di 500 assunzioni di membri di minoranze all’interno del KPC. "Non possiamo ritenerci soddisfatti sino a quando l’obiettivo non verrà raggiunto. Ma ritengo che 122 su 500 rappresenti un buon inizio. E’ fondamentale che i membri della minoranza serba si rendano conto che sono tra nuovi amici. Abbiamo dimostrato di non avere riserve e che non vi sono ostacoli affinché i serbi si sentano effettivamente parte dei KPC".
Zlatka Stojanovic ha un cognome inequivocabilmente serbo. Vive nella municipalità di Gjilan, Kossovo orientale. E’ tra i nuovi assunti. "Sono stata accolta in modo normale. La situazione sta migliorando. Non avevo un lavoro ed ora sono qui a lavorare. Dobbiamo ritornare a vivere assieme come abbiamo sempre fatto".
D’altro canto però i rappresentanti serbi sembrano riluttanti ad accogliere con favore la notizia delle nuove assunzioni. Oliver Ivanovic, membro della Presidenza dell’Assemblea del Kossovo, ha affermato che la presenza di alcuni serbi nei KPC non è altro che il risultato di forti pressioni effettuate sulla comunità serba e che questi ultimi non sono "legittimi rappresentanti del popolo serbo". "Questi sfortunati non potevano che scegliere tra l’entrata nei KPC o l’abbandono del Kossovo. Non saranno mai dei veri rappresentanti del popolo serbo".
Ivanovic inoltre ha sottolineato i collegamenti tra i KPC ed i recenti attentati avvenuti in Kossovo. "Difficile pensare ad un’effettiva integrazione delle minoranze all’interno dei KPC se resteranno al loro interno i colpevoli del genocidio subito dai serbi in Kossovo" ha affermato il leader serbo affermando poi che "Non vi è stata alcuna riforma della protezione civile spesso utilizzata come rifugio per coloro i quali hanno espulso, represso ed ucciso i serbi e distrutto le loro proprietà". Ivanovic si è augurato che rapidamente si arrivi a smantellare i KPC.
Immediatamente dopo la cerimonia per le nuove assunzioni il ‘gruppo di lavoro’ sui KPC, formato da rappresentanti UNMIK e KFOR, ha sospeso il provvedimento che stabiliva che i membri dei KPC non potevano viaggiare all’estero. Contemporaneamente è stato però specificato che continueranno, nel caso fosse giudicato opportuno, le indagini sui singoli membri dei KPC per individuare eventuali connessioni con organizzazioni illegali.
Dal nostro inviato dal Kossovo
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