Kossovo: le elezioni viste dal basso
Oramai ci siamo. Sabato i kossovari si recheranno alle urne per eleggere la nuova Assemblea. Per il Rappresentante Speciale Jessen Petersen è l’appuntamento più importante della recente storia del Kossovo. Una breve intervista a Agron Kaliqani, collaboratore del Tavolo Trentino con il Kossovo a Pec/Peja
Osservatorio sui Balcani: Siamo a pochi giorni dalle elezioni. A Pec/Peja vi è una campagna elettorale in sordina o invece i vari partiti stanno mettendo in campo molte energie?
Agron Kaliqani: Direi che quest’ultima è la campagna più accesa ed intensa tra quelle avvenute dopo il ’99. Vi sono più comizi pubblici, molti manifesti elettorali e numerose trasmissioni televisive. E poi a Peja vi è stata una novità: finalmente si è fatto vedere anche Ibrahim Rugova …
OB: I programmi dei vari partiti ti appaiono molto ideologici o piuttosto legati ai problemi effettivi del Kossovo?
AK: Si punta molto sui problemi del Kossovo che sono ormai drammatici: lavoro, economia, corruzione e definizione dello status. Tutti i partiti inoltre sottolineano che rappresenteranno tutte le nazionalità del Kossovo. La novità è che sulla soluzione dei vari i problemi ogni partito ha dato anche delle scadenze, che potranno quindi in seguito essere valutate dagli elettori.
OB: La gente come reagisce? Percepisce queste elezioni come un momento cruciale del proprio futuro?
AK: La popolazione si divide in due, quelli che sperano in grandi cambiamenti dopo questo appuntamento elettorale e coloro che invece sono meno speranzosi e ritengono che saranno non queste elezioni ma il tempo a portare dei benefici.
OB: Come sta vivendo la comunità albanese di Peja il dibattito sul voto dei serbi?
AK: La popolazione di Peja sembra indifferente al voto dei serbi. Anche se molti pensano che sia meglio per la comunità albanese se i serbi boicottasno le urne.
OB: E come si vive invece a Gorazdevac, enclave serba, questa vigilia elettorale?
AK: Nell’enclave nessuno, così dicono, andrà a votare. C’è stata tra l’altro, tramite un volantino anonimo, un’intimidazione nei confronti di coloro i quali decidessero di fare il contrario. Minacce simili sono avvenute l’altro ieri a Gracanica dove il rappresentante della comunità serba ha caldamente invitato i suoi concittadini a non andare a votare ed ha accusato i partiti serbi che si sono presentati di tradimento. Al suo fianco vi era anche Rada Trajkovic ed il Pope cittadino.
OB: Ed i giovani? Si rischia tra di loro un forte astensionismo?
AK: Molti dei ragazzi con i quali siamo in contatto nelle nostre attività affermano che non andranno a votare. Ma alla fine ritengo che la maggior parte di loro andrà alle urne. Tra i giovani è piaciuta molto l’entrata in campo di Veton Surroi.
OB: Come si vivono queste elezioni da "operatore della cooperazione allo sviluppo"?
AK: Notiamo, più che in altri momenti, molta attenzione e disponibilità a collaborare da parte delle istituzioni. Personalmente comunque ritengo che con queste elezioni non cambierà molto. Certo è che un insuccesso porterebbe ad un clima ancor più esasperato di quello già grave di questi ultimi mesi.
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