Tipologia: Notizia

Area: Kosovo,Serbia

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Kosovo, vacilla la strategia di Belgrado

Alle recenti elezioni amministrative a Mitrovica nord, la strategia di Belgrado per i comuni serbi del Kosovo settentrionale mostra tutta la sua debolezza. Praticamente scontata la graduale integrazione dei serbi nel sistema istituzionale kosovaro

20/11/2013, Dragan Janjić - Belgrado

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Il governo serbo ha investito grandi sforzi e risorse per motivare il maggior numero di serbi ad andare a votare alla ripetizione delle elezioni nella parte nord di Mitrovica, ma all’invito di Belgrado ha risposto meno di un quarto degli elettori. La lista “Srpska”, controllata da Belgrado, dovrà condividere il potere locale della città con l’Iniziativa civica SDP guidata da Oliver Ivanović, mentre sul sindaco si deciderà al ballottaggio tra Ivanović e Krstimir Pantić, candidato sostenuto da Belgrado.

La lista Sprska si era posizionata meglio negli altri comuni del Kosovo settentrionale, così come nei comuni del Kosovo centrale, dove l’affluenza ha superato il 40%. Tuttavia non è ancora chiaro dove riuscirà a governare da sola, e dove invece dovrà formare una coalizione coi partiti serbi che già collaborano con Pristina, e che li sostiene. Risposte definitive si potranno dare solo dopo il ballottaggio per i sindaci.

Le liste guidate da Pantić e Ivanović hanno ottenuto alla ripetizione delle elezioni a Mitrovica nord più del 50% dei voti, fugando così i timori di Belgrado che, a causa del boicottaggio di massa dei serbi radicali di Mitrovica, il sindaco potesse essere il rappresentante di uno dei partiti albanesi. La lista di Pantić ha preso il 36.8% di voti mentre quella di Ivanović il 28.35.

Al terzo posto c’è il candidato del Partito democratico del Kosovo Agim Deva col 20.2 percento, al quarto il candidato indipendente Adrijana Hodžić col 12.3% di voti (già capo dell’ufficio di Pristina a Mitrovica nord), e al quinto posto il candidato del Partito autonomo liberale (partito serbo che gode di buone relazioni con Pristina) Dimitrije Janjićijević con il 2.2% di voti.

Pantić al secondo turno può contare sull’aumento di voti solo se l’affluenza sarà superiore di quella di domenica scorsa nei tre collegi elettorali dove si sono ripetute le elezioni. Ivanović, invece, può ottenere anche i voti degli elettori degli altri candidati, compreso il Partito democratico del Kosovo. Per questo motivo Ivanović ritiene che il vantaggio di Pantić non sia così irraggiungibile.

La cornice di riferimento

Il relativo insuccesso alle elezioni nella parte nord di Mitrovica ha svelato tutta la debolezza della strategia di Belgrado nelle relazioni col Kosovo. Mitrovica, infatti, è stata pensata come una sorta di centro amministrativo dell’Associazione dei comuni serbi, parte integrante dell’Accordo di Bruxelles.  Questa comunità dovrebbe essere la cornice entro la quale i serbi del Kosovo realizzano i propri diritti e attraverso la quale mantengono le relazioni con Belgrado. Ciò comprende pure le pensioni, i benefit sociali e altri benefici forniti da Belgrado ai serbi del Kosovo.

Il potere di Belgrado continua a presentare questa strategia all’opinione pubblica del Kosovo e a quella della Serbia come un grande successo e come “vittoria dello stato serbo” in Kosovo, ma ora è evidente che la cornice di riferimento non è poi così solida. Perché era sufficiente il rischio che un candidato di un partito albanese diventasse sindaco di Mitrovica nord per far traballare l’intero impianto concettuale. Ma anche l’eventuale vittoria di Ivanović renderebbe a Belgrado più difficile mantenere il controllo sui serbi del Kosovo, Ivanović infatti non appartiene a nessuno dei partiti al governo in Serbia.

L’idea del Kosovo concepita dal governo serbo oltre un anno fa è il tentativo di controllare il danno politico creatosi indirettamente con l’accettazione di una sorta di ingerenza di Pristina su tutto il territorio del Kosovo. Belgrado da tempo non ha più il potere di impedire il consolidarsi dell’indipendenza kosovara, mentre l’Associazione dei comuni serbi prevista dall’accordo di Bruxelles viene trattata come una sorta di presenza dello stato serbo in Kosovo..

Questo sorta di quadro istituzionale è tale che la sua debolezza si manifesterebbe comunque nei prossimi anni, a prescindere dai risultati elettorali non confacenti alla parte serba. La Serbia non riconosce il Kosovo come stato indipendente, lo ritiene suo territorio e su questo territorio cerca di creare delle enclave che stiano sotto il suo potere decisionale. La maggior parte dei membri dell’UE e gli USA riconoscono il Kosovo e avranno comprensione per gli sforzi  di Pristina volti ad ottenere influenza sull’Associazione dei comuni serbi.

La Serbia non può nemmeno pensare di introdurre delle relazioni speciali con l’Associazione dei comuni serbi, come ha fatto con la Bosnia Erzegovina, creando un rapporto particolare con la Republika Srpska (RS). Il motivo, ovviamente, è che Belgrado riconosce la Bosnia Erzegovina, ma non il Kosovo, pertanto non può avere accordi interstatali.

Pristina

Il governo di Pristina, mediante i partiti serbi che lo appoggiano, influisce già sul lavoro dei comuni del Kosovo centrale, e dopo le elezioni al nord si è aperto un discreto spazio anche per rafforzare la sua influenza in questa area. Pristina è ben consapevole che il tempo gioca a suo favore e non ha interesse di battersi per abolire l’Associazione dei comuni serbi e rischiare così di essere accusata di violare l’Accordo di Bruxelles. Il governo del Kosovo, a quanto pare, è intenzionato ad aumentare la sua influenza all’interno di tale comunità, cercando di vincolare il più possibile a sé i serbi.

Pristina certamente saprà sfruttare il fatto che in futuro tutte le donazioni provenienti da Belgrado per i serbi del Kosovo dovranno passare dai conti di Pristina. Questo, naturalmente, non potrà impedire alla Serbia di pagare le pensioni e i benefici sociali alla popolazione serba, ma l’intera procedura diventerà più trasparente e soggetta ai controlli di entrambe le parti. Il governo del Kosovo cercherà di assicurare denaro e progetti per i comuni serbi, per poter così rafforzare le strutture in quei comuni che già lo sostengono.

Si potrebbe, dunque, dire che l’insuccesso di Belgrado nel cercare di garantire una vittoria convincente della sua lista e dei suoi candidati nei comuni serbi in Kosovo ha soltanto accelerato gli eventi. Prima del previsto, si sono aperte diverse opzioni che sottintendono anche l’appoggio dei comuni serbi al governo di Pristina. Considerando il reale rapporto di forze, ci si può aspettare che il grado d’integrazione dei serbi nel sistema istituzionale kosovaro aumenti gradualmente. 

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