Kosovo: status e decentramento
Mentre sono in atto i preparativi per i negoziati sullo status del Kosovo, il belgradese "Centro per la resistenza non violenta" ha presentato a Roma un’analisi sui vari aspetti del decentramento, ponendoli in relazione al futuro assetto della provincia. Il resoconto della nostra corrispondente
La soluzione del futuro status del Kosovo è iniziata, la maggior parte dei nomi dei negoziatori è nota nonostante non si sappia ancora che strategia la comunità internazionale intenderà applicare, dalla quale dipenderà il comportamento dei due attori: Belgrado e Pristina. Per la maggior parte dei conoscitori della situazione nei Balcani è chiarissimo che i colloqui – che stando a quanto si sa fino ad ora dureranno come minimo un anno – non saranno dedicati esclusivamente alla questione del futuro status, ma saranno orientati anche alla soluzione delle altre questioni importanti per il Kosovo, e certamente una delle principali riguarderà la decentralizzazione.
Riconoscendo l’importanza della decentralizzazione in Kosovo, il Centro per la resistenza non violenta, organizzazione non governativa di Belgrado, ha stilato un documento dal titolo "Perché la decentralizzazione è importante per i colloqui sul futuro status del Kosovo", con lo scopo di attirare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica locale e straniera su questa importante questione. Il documento è stato presentato venerdì 28 ottobre, durante il seminario speciale dedicato al Kosovo, organizzato dall’Assemblea parlamentare della NATO e dai Senatori italiani membri della delegazione parlamentare presso l’Assemblea parlamentare NATO. Intitolato "Kosovo: la decentralizzazione come chiave per le future trattative sullo status" il seminario si è tenuto nei locali del Senato italiano a Roma. La prima parte dell’incontro era dedicata alla questione della decentralizzazione, mentre la seconda si occupava principalmente della questione del futuro status della regione.
Nella parte del seminario dedicato alla decentralizzazione hanno partecipato Petar Ivancov, il rappresentante del gabinetto del rappresentante speciale del Segretario Generale dell’ONU per il Kosovo, e il celebre inviato della RAI nei Balcani Ennio Remondino, i quali hanno parlato della situazione in Kosovo da due punti di vista differenti. Mentre il rappresentante della comunità internazionale in Kosovo si è fermato sui temi legati ai risultati conseguiti fino adesso dall’UNMIK, Remondino si è discostato dallo stile d’espressione diplomatico e ha criticato fortemente la comunità internazionale, in modo particolare la cosiddetta "politica dei doppi standard" nella regione, sottolineando che non si possono applicare dei principi per il Kosovo diversi da quelli applicati per la Bosnia ed Erzegovina. Il giornalista della RAI ha sottolineato inoltre che mentre l’Europa si unisce, la comunità internazionale sostiene il processo di disintegrazione nei Balcani.
Nella seconda sessione, il rappresentante del Centro per la resistenza non violenta Nenad Djurdjevic e i collaboratori di questo progetto Dusan Janjic e Srdjan Cvijic hanno presentato un documento intitolato "L’importanza della decentralizzazione per i colloqui sullo status del Kosovo". Le principali raccomandazioni di questo documento erano, oltre al fatto che le trattative sulla decentralizzazione devono essere fatte a prescindere dai negoziati sullo status e che la decentralizzazione non deve servire come carta negoziale nei colloqui sul futuro status, di costruire un nuovo approccio a questo problema, che prenderebbe in considerazione tutti i piani esistenti. Gli autori hanno proposto una serie di misure concrete: che le strutture parallele del potere del Kosovo si trasformino in istituzioni legittime, che vengano formati i nuovi comuni, e che ai comuni si dia un ampio potere che comprenderebbe il controllo della polizia, dei tribunali comunali, l’istruzione, la salute, i media, l’economia, la protezione sociale, lo sviluppo economico locale.
E’ stato proposto di rendere possibile la formazione di legami orizzontali fra i comuni sulla base del principio della funzionalità. Come una delle misure aggiuntive della protezione istituzionale della comunità serba è stato proposto che, oltre ai posti garantiti per detta comunità nel parlamento del Kosovo, ai deputati serbi venga dato il diritto di veto sulle questioni che influenzano direttamente la vita della comunità serba.
Alla fine, gli autori del documento hanno insistito affinché il Kosovo divenga una zona demilitarizzata. Mentre l’argomento centrale degli autori si potrebbe sintetizzare nell’idea che la decentralizzazione è d’importanza fondamentale per tutti i cittadini del Kosovo, per una democratizzazione complessiva e per la stabilità della regione, e poi anche per un’efficace protezione istituzionale delle minoranze.
Durante la discussione, i partecipanti hanno insistito principalmente sull’ulteriore spiegazione del modo in cui dovrebbe essere organizzata la polizia locale e sulla necessità di spiegare meglio la proposta di consentire ai comuni di stringere i legami orizzontali fra di loro. Riferendosi alle questioni della polizia locale, Nenad Djurdjevic ha sottolineato che la polizia locale sarebbe collegata a livello regionale, e che i poliziotti locali prima di tutto sarebbero responsabili di fronte al potere locale, e che verrebbero scelti tra le fila dei cittadini della comunità locale. Srdjan Cvijic, nella risposta sulla definizione dei legami orizzontali, ha sottolineato che tale risoluzione corrisponde in tutto alle proposte avanzate nel rapporto di Kai Eide, inviato speciale del Segretario dell’ONU.
Il panel pomeridiano, dedicato al futuro status del Kosovo, è iniziato con l’esposizione di Dusan Janjic, il quale ha sottolineato che la soluzione dello status deve essere intesa come un processo. Il rappresentante del parlamento italiano Marco Minniti ha sottolineato che nei colloqui riguardanti il futuro status del Kosovo non bisogna cercare una soluzione perfetta, ma quella politicamente possibile e che sia in grado di condurre verso la stabilità della regione e del suo futuro euro-atlantico. I partecipanti del panel erano Sanda Raskovic- Ivic, presidentessa del Centro di coordinamento per il KiM (Kosovo i Metohija, ndt.), Lufti Haziri, ministro per l’autogestione locale delle istituzioni kosovare temporanee, Teuta Sahacija, membro del gruppo dei deputati del partito ORA presso l’Assemblea kosovara e Aleksandar Simic, consigliere legale del premier serbo.
Sanda Raskovic- Ivic ha parlato della difficile situazione in cui vive la comunità serba del Kosovo, sui trasferimenti progressivi della popolazione serba, con una attenzione particolare alla "pulizia etnica" del marzo 2003 e successiva. Sanda Raskovic ha sottolineato che soltanto una decentralizzazione globale potrà fermare i processi negativi e che essa va collegata ai colloqui sul futuro status del Kosovo. Per quanto riguarda lo status del Kosovo, la presidentessa del Centro di coordinamento per il KiM ha sottolineato che bisogna cercare la soluzione nella formula "più dell’autonomia, meno dell’indipendenza". Lufti Haziri ha sottolineato che il processo di decentralizzazione in Kosovo è già iniziato e ha aggiunto che il governo del Kosovo sta cercando di creare delle cornici istituzionali per mantenere il carattere multietnico della regione. Haziri ha precisato che si lavorerà sulla formazione dei nuovi comuni e sulla attribuzione di uno status particolare alla città di Pristina. Il ministro kosovaro, però, ha portato l’attenzione sulla disfunzionalità di un ampio numero di comuni, offrendo l’esempio della Macedonia, e ha avvertito che la decentralizzazione non deve portare verso la frammentazione del Kosovo, perché potrebbe provocare nuovi scontri. Haziri ha detto, infine, che il futuro status del Kosovo deve essere l’indipendenza. Durante il suo intervento Aleksandar Simic ha chiesto ai rappresentanti della NATO dell’assemblea parlamentare se lo scopo dell’intervento della NATO nel 1999 era di permettere l’indipendenza del Kosovo, o le ragioni erano di tutt’altra natura. Il consigliere del premier della Serbia ha insistito sul rispetto della legge internazionale, riferendosi in concreto all’inviolabilità delle frontiere. Simic ha sottolineato che gli interessi legittimi degli albanesi kosovari devono essere presi in considerazione, e che in questo senso, e in armonia con la risoluzione UN SB 1244, il Governo della Serbia si impegna per garantire una significativa autonomia in Kosovo.
Nel discorso finale, il deputato tedesco Rainer Steiner ha detto che l’Unione europea è l’interesse comune di tutti i Balcani. Steiner sostenendo che il suo paese d’origine è un esempio di quanto sia difficile diventare un buon vicino, ha invitato i paesi dei Balcani occidentali a "trovare il coraggio" e a condurre la politica del "buon vicinato".
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