Kosovo: stato di diritto cercasi
Il problema principale del Kosovo? Le carenze del sistema giudiziario. Polizia, tribunali e pubblici ministeri – proni alla classe politica – non garantirebbero giustizia e protezione ai cittadini. L’introduzione ad un’analisi del think tank ICG
A più di due anni dalla dichiarazione di indipendenza, il Kosovo arranca tra uno stato di diritto deficitario e un sistema giudiziario debole di cui fanno le spese i suoi cittadini. La polizia, i pubblici ministeri e i tribunali hanno modalità di procedere errabonde, e sono proni alle interferenze politiche e agli abusi di potere. Il crimine organizzato e la corruzione sono diffusi e in costante aumento. Rendendosi conto che lo sviluppo economico, le relazioni con l’Unione europea e il riconoscimento del paese come stato indipendente dipendono dallo stato di diritto, il governo del Kosovo ha fatto scelte importanti, sostituendo funzionari e approvando riforme da troppo tempo rimandate. Nonostante ciò, permangono debolezze critiche, in particolare nei tribunali, e il governo, sostenuto dalla comunità internazionale, dovrà agire in fretta per eliminarle.
Che il Kosovo sia governato da un’ élite politica senza legge che controlla ogni aspetto della società, è un’ impressione alquanto diffusa. La missione dell’Ue Eulex, che ha lo scopo specifico di rafforzare lo stato di diritto, sta conducendo indagini su casi di corruzione ai più altri livelli e i suoi sforzi hanno sino ad ora mostrato discrepanze tra le norme e l’applicazione delle stesse. Tutto ciò scoraggia gli investimenti esteri e il Kosovo langue nella povertà. Un approccio duplice è necessario: da una parte rafforzare le istituzioni e adottare le norme indispensabili per combattere la corruzione, dall’altra condurre indagini sui principali abusi del passato.
Sotto certi aspetti, la reputazione del Kosovo come paese privo di leggi è un’esagerazione. Il Paese ha un basso tasso di crimini violenti, i crimini tra comunità diverse sono sporadici, e in gran parte del Kosovo i serbi vivono sicuri. Ma il sistema giudiziario è debole. Sono pochi i responsabili di crimini a finire dietro alle sbarre. L’iter giudiziario soffre di una generale sfiducia, di testimoni spaventati o reticenti e dal lavoro poco professionale dei pubblici ministeri. Per quanto riguarda il diritto civile, è impossibile per i cittadini e per le società, sia locali che internazionali, vedere i propri diritti riconosciuti in tribunale. Vertenze riguardanti la proprietà sono comuni e, poiché non sono facilmente risolvibili, spesso si concludono in scontri violenti. Il sistema di diritto civile, poco funzioanle, è letteralmente intasato da numerosi casi risalenti al 2000-2001, e scoraggia gli investimenti. I giudici, demoralizzati ed esausti, sono sommersi da pratiche arretrate e sono rinomati per corruzione e favoritismi. I querelanti si rassegnano di fronte alle sconcertanti procedure d’appello, rimandi e ritardi, che per di più sono spesso il risultato di errori intenzionali. La corruzione e perfino la violenza sono mezzi utilizzati quotidianamente per risolvere in modo extragiudiziale i diverbi.
Il corpo di polizia è uno delle istituzioni più multietniche del Kosovo, composto da serbi e altre minoranze integrate in tutte le regioni e a tutti i livelli. La polizia gode di un buon sostegno da parte dell’opinione pubblica e di una forza lavoro molto volenterosa. Purtroppo però è gestita in modo poco efficace e risulta poco competente a causa della carenza d’ addestramento. Le forze dell’ordine si occupano efficacemente di crimini di minor entità, ma risultano fallimentari nel combattere il crimine organizzato, i crimini fiscali e frodi, il traffico di droghe ed esseri umani e così via. Inoltre, le forze dell’ordine non sono in buoni rapporti con i pubblici ministeri, a cui spetta la conduzione delle indagini in merito ai reati più gravi. Il risultato è che le forze dell’ordine agiscono di testa propria e i pubblici ministeri sottoutilizzati e non coinvolti.
Le istituzioni incaricate di monitorare il sistema giudiziario – il Kosovo Judical Council (KJC), che supervisiona i giudici, la Police Inspector of Kosovo (PIK), e il ministro della Giustizia, che supervisiona i pubblici ministeri – non lavorano efficacemente. Il KJC è in difficoltà per la mancanza di personale competente in posti chiave. Le sue componenti, nello specifico l’ Office of Disciplinary Counsel e il Judicial Audit, responsabile per le investigazioni in materia di corruzione ed altre questioni coinvolgano i tribunali, lavorano bene; ciononostante, le loro indagini rimangono senzxa conseguenze perché il KJC nel suo complesso è paralizzato. Il ministero è affetto da una leadership inefficace e dalla mancanza di sostegno politico, nonostante la nomina di un nuovo ministro nell’aprile del 2010 forse migliorerà le cose.
La debolezza del sistema giudiziario è particolarmente evidente nelle regioni al nord del fiume Ibar, la piccola area del Kosovo di fatto controllata dalla Serbia. In quest’area non esiste un valido sistema penale in quanto i tribunali serbi non cooperano con la polizia kosovara. Tuttavia, il tasso di criminalità del nord è simile a quello del resto del Kosovo, e la piccola comunità locale vive grazie agli aiuti provenienti da Belgrado. Recentemente, i controlli del confine tra il Kosovo e la Serbia sono migliorati e gli arresti, avvenuti specialmente in Serbia, hanno ridotto drasticamente il contrabbando. Ma il “Nord” rimane una spina nel fianco nei rapporti tra Kosovo e Serbia e in quelli tra i due ed EULEX. E’ per eccessiva precauzione che l’UE non ha stabilito la propria polizia a nord del fiume Ibar, lascianod così il territorio in balia del crimine organizzato. Gli sforzi dell’Ue di inserire nel tribunale di Mitrovica giudici locali è fallito, al contempo offendendo sia Pristina che Belgrado.
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