Kosovo: politica alla dinamite
Sabato scorso il puzzo d’esplosivo ha intriso nuovamente la politica kosovara. Una potente esplosione ha devastato il quartiere generale del movimento ORA. Fortunatamente senza vittime. Osservatorio ha incontrato Veton Surroi, animatore di ORA nonché intellettuale ed editore
Lo scorso 17 aprile, alle 10 e mezza di sera una forte esplosione ha distrutto gli uffici centrali di ORA, partito attualmente all’opposizione in Kosovo. Il suo leader Veton Surroi – editore del quotidiano Koha Ditore, uno dei più letti nella Provincia – è stato negli ultimi due decenni uno dei più acuti ed influenti analisti politici ed opinionisti in Kosovo.
A caldo, poco dopo l’esplosione, Veton Surroi ha dichiarato ai media che si aspettavano quest’esclation della violenza. "Abbiamo ammonito in merito il Rappresentante Speciale UNMIK, il Primo ministro, la KFOR forza di interposizione NATO in Kosovo, ed il gruppo di contatto, ma nulla è stato fatto per fermare questi attentati di cui sono responsabili gruppi di criminalità organizzata con legami politici".
Anche le istituzioni internazionali presenti in Kosovo ed i leader politici kosovari hanno condannato l’attacco dinamitardo contro gli uffici di ORA. Larry Rossin – numero due dell’UNMIK – ha dichiarato che "qualsiasi progresso verso al definizione dello status finale del Kosovo e verso le sue aspirazioni potrebbe essere minato da attacchi come questo, ma anche dal tipo di mentalità, che non guarda in modo democratico, positivo e costruttivo al futuro del Kosovo".
Ho incontrato Veton Surroi nel suo ufficio presso l’Assemblea del Kosovo a soli tre giorni dall’attentato alla sede del suo partito. "Ma quale il movente di quest’atto criminale?". "Non ne riesco a vedere altri che di matrice politica" ha risposto lui "ma non so chi vi sia dietro e chi lo ha realizzato. Per questo preferisco non speculare e lascio che la polizia faccia il suo mestiere".
Gli ho poi chiesto come si sentisse. "Non è certo una sensazione piacevole sapere che non potrò più camminare da solo per le strade di Pristina ma accompagnato da agenti di polizia che mi accompagneranno ovunque vada. Non è certo la vita che mi auguro per il futuro".
Veton Surroi è attualmente uno dei quattro politici del Kosovo minacciati dalla sedicente Organizzazione per la Sicurezza della Patria. Ed è stato il primo preso di mira.
"Ma chi crede vi sia dietro a quest’Organizzazione, chi gli autori delle lettere di minaccia che avete ricevuto in queste settimane?". "Nelle lettere sono stato minacciato, come è accaduto ad altri politici, di morte a causa di alto tradimento", ha risposto lui. "Ma di che tradimento?". "Non posso rispondere, non riesco a capire i motivi delle minacce, non riesco a ricondurre alcun mio atto all’alto tradimento".
Parlando della situazione della sicurezza in Kosovo Veton Surroi riesce anche a vedere degli aspetto positivi. Almeno ora – spiega – temi legati ai cosiddetti servizi di para-sicurezza, e l’Organizzazione per la Sicurezza della Patria è probabilmente rinconducibile a questi ultimi – emergono e vengono dibattuti pubblicamente".
Il leader di ORA afferma poi che a suo avviso tali gruppi vennero creati attorno ai maggiori partiti politici, quale LDK ed il PDK, poiché nell’immediato dopoguerra la situazione in merito alla sicurezza era molto difficile e si stava come in un limbo, in un’assenza di stato di diritto. "Un qualche tipo di protezione, innanzitutto personale, era necessaria".
Ma è allora conseguenza logica chiedersi se oggi questi gruppi di para-sicurezza siano ancora necessari, e quando questi ultimi verranno smantellati permettendo al Kosovo di percorrere con convinzione la strada dello stato di diritto. Come fare in modo che questi servizi di para-sicurezza non rappresentino una minaccia per il futuro del Kosovo e dei suoi cittadini?
Secondo Surroi questi servizi di para-sicurezza debbono al più presto essere inglobati in un concetto più ampio di sicurezza, volto a riconciliare vari interessi. Questo non può prescindere da un accordo tra il Presidente Ibrahim Rugova, leader dell’LDK e Hashim Taqi, a capo del PDK. Sono questi ultimi infatti i due partiti più influenti. Sui servizi di sicurezza vi è – aggiunge Surroi – una sostanziale omertà.
Rivolgendosi ai media nelle ore successive all’attentato Surroi ha segnato la differenza tra ORA ed altri movimenti politici: "Non siamo persone identificate con guardie del corpo ed armi da fuoco. Questo poiché non utilizziamo e non intendiamo farlo, alcuna forma di violenza. Siamo contro il crimine organizzato. Siamo per uno stato democratico e lo stato di diritto".
Dall’inizio di marzo ed a partire dall’incriminazione dell’ex Primo ministro Haradinaj da parte del Tribunale dell’Aja – nonostante quest’ultimo si sia consegnato spontaneamente senza opporre alcuna resistenza – sta emergendo in Kosovo una situazione del tutto fragile. Vi è stato un attentato contro il Presidente del Kosovo Ibrahim Rugova, che per fortuna non ha causato vittime, poi l’uccisione di Enver Haradinaj, fratello dell’ex Premier del Kosovo, ed infine l’attentato alla sede di ORA. Fatti criminali che dimostrano come, sotto la superficie, vi siano grosse frizioni e movimenti. La violenza si scatena quando alcune questioni emergono e divengono di dominio pubblico.
Il dato più significativo della scena politica kosovara delle ultime settimane è stato il deteriorarsi delle relazioni tra la coalizione di partiti al governo, formata da LDK ed AAK, ed i partiti dell’opposizione, PDK ed ORA. La situazione è peggiorata in seguito alle accuse del PDK contro il vice Primo ministro Adem Salihaj ed altri ministri dell’LDK accusati di corruzione ed abuso d’ufficio.
Surroi a questo proposito parla con cautela: "ORA non ha alcuna prova a propria disposizione su fatti di corruzione in seno al governo. Ciononostante la coalizione al governo ed in particolare l’LDK non ha agito in modo corretto. Alle accuse è stato risposto che queste ultime non verranno neppure prese in considerazione. Non è una risposta adeguata alla gravità dei sospetti".
Negli editoriali apparsi sui maggiori quotidiani del Kosovo sono stati in molti a mettere in dubbio la credibilità delle istituzioni e dei servizi di sicurezza kosovari di fronte ai cittadini. Le questioni emerse in questi giorni sono state interpretate non come problemi ordinari per il Kosovo ma come fardelli che non verranno superati facilmente.
Alcuni giornalisti hanno anche sottolineato come il livello di violenza sia in queste ultime settimane notevolmente incrementato. Di fonte a questo si interrogano le istituzioni. "Qualcuno sarà richiamato alle proprie responsabilità davanti ai cittadini del Kosovo per i fallimenti nel combattere il crimine organizzato? O forse c’è gente che ancora pensa che non si tratti di un fallimento continuare a ripetere che indagini sono in corso …?".
I cittadini del Kosovo sembrano sempre più insofferenti a risposte di questo tipo da parte delle autorità. La speranza di molti è che si riescano a superare questi forti contrasti e l’intolleranza che impregna le relazioni politiche attuali.
L’opposizione ha il ruolo istituzionale di monitorare l’operato del governo, sottolineare ciò che non va, proporre alternative. Ruolo che difficilmente può essere svolto se vi è una mancanza assoluta di fiducia nell’avversario politico.
Che ne sarà del rapporto tra maggioranza ed opposizione in Kosovo lo scopriremo prossimamente.
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