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Kosovo: nuovo premier, ma i ministri non cambiano

Agim Ceku è il nuovo premier del Kosovo ma, nonostante le promesse di radicale rinnovamento, il gabinetto di governo rimane inalterato. Ciononostante gli albanesi del Kosovo sperano che con la sua personalità possa influenzare positivamente i negoziati sullo status

04/04/2006, Redazione -

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Di Brikenda Rexhepi*, Pristina, Balkan Insight, 23 marzo 2006, BIRN Media Training and Reporting Project, (titolo originale: "Kosovo Premier Weighed Down by Old Cabinet").

Gli osservatori internazionali ed i politici locali in Kosovo hanno dato un cauto benvenuto al nuovo primo ministro Agim Ceku, nonostante la delusione per la sua incapacità di apportare cambiamenti al gabinetto di governo, ampiamente criticato, del suo predecessore.

Dopo essersi insediato il 10 marzo scorso Ceku, in precedenza a capo del Corpo di Protezione del Kosovo, KPC, ha ricevuto il plauso dei rappresentanti internazionali per essersi impegnato a far progredire la situazione.

Il capo dell’amministrazione delle Nazioni Unite in Kosovo, UNMIK, Soren Jessen Petersen, ha dichiarato che Ceku già in precedenza "si è dimostrato un prezioso collaboratore per l’UNMIK … e per la comunità internazionale".

Gli albanesi del Kosovo lo rispettano come personaggio e sperano che la sua presenza rafforzerà la loro posizione negoziale nei colloqui di Vienna sullo status definitivo del Kosovo.

Comunque la notizia che il gabinetto del suo predecessore Bajram Kosumi sopravviverà virtualmente intatto, nonostante le accuse di inefficienza e corruzione, ha sollevato le critiche di chi aveva sperato in un rimpasto.

La decisione di Ceku di mantenere la vecchia squadra di governo, con l’eccezione del vicepremier Adem Salihaj, rimosso dall’incarico, è stata il frutto di una politica pragmatica. I partner della coalizione del suo governo, la Lega democratica del Kosovo, LDK, e l’Alleanza per il futuro del Kosovo, AAK, si sono infatti rifiutati di cambiare i propri ministri.

Ceku ha espresso chiaramente il suo disappunto, commentando che "le sue possibilità erano ben diverse dalle sue intenzioni".

I media kossovari hanno registrato il risultato come una battuta d’arresto per Ceku, e un quotidiano lo ha definito la "prima sconfitta del Generale".

Ceku è uscito ammaccato da questo match, ma con una consolazione: i partiti della coalizione gli hanno concesso che tra tre mesi egli potrà rimuovere i ministri che egli dovesse reputare insoddisfacenti.

Il primo ministro non ha lasciato dubbi a nessuno sul fatto che egli è intenzionato a fare uso di questa clausola, se ce ne sarà bisogno.

"Tutti i ministri sono in prova", ha detto. "Passati 100 giorni, il loro operato sarà analizzato e valutato".

Ceku ha assunto l’incarico in un momento cruciale, con i colloqui sullo status in corso e una crescente pressione internazionale sul Kosovo perché esibisca dei risultati nell’implementazione di una serie di standard ONU di buongoverno. Questi riguardano principalmente la trasparenza nell’operato dell’esecutivo, la lotta contro la corruzione e il trattamento delle minoranze etniche – in particolare della più vasta, quella serba.

Un’altra sfida che egli si trova di fronte è la necessità di elaborare piani e strategie per promuovere l’integrazione europea del Kosovo.

Ilir Dugolli, un analista politico indipendente che in precedenza aveva lavorato come consigliere di Ceku, ha detto che il fallimento nel fare piazza pulita dei vecchi ministri è stato un duro colpo.

"Io dubito che vi sia la possibilità di fare qualche progresso, considerando che il gabinetto non è cambiato", ha detto.

"Ciò pone il primo ministro su un terreno sfavorevole. I compromessi quotidiani che egli dovrà fare coi partiti e coi ministri potrebbero mettere in secondo piano quelle che dovrebbero essere le sue priorità a lungo termine".

Dugolli ha concluso: "Dover trattare con alcuni ministri, che ora hanno una immagine irrimediabilmente negativa, costituirà una sfida".

I partiti dell’opposizione hanno sostenuto lo stesso punto, incolpando il premier di non essere riuscito a ripartire da zero.

Vlora Citaku del Partito democratico del Kosovo, PDK, il principale partito di opposizione, ha detto che i cambiamenti nel governo sono stati di tipo cosmetico.

"Poteva essere una buona opportunità per il governo di allontanarsi dalle politiche del fallimento, della cattiva amministrazione e della corruzione, ma così non è stato", ha dichiarato Citaku a Balkan Insight.

Teuta Sahatqia, vicepresidente del secondo partito d’opposizione in ordine di grandezza, il centrista ORA, ha detto che l’inefficienza del passato governo non rifletteva solo la mancanza di capacità di Kosumi, ma anche quella dei suoi ministri.

"Ceku ha ereditato lo stesso gabinetto e, con tutto il rispetto per la personalità del generale, egli non possiede la bacchetta magica per trasformare ministri fallimentari in ministri di successo" ha detto.

Un campo in cui Ceku può contare su un ampio supporto trasversale alle divisioni partitiche è comunque quello dei negoziati sullo status finale. Come primo ministro, Ceku va ad aggiungersi ai sei membri del "team dell’unità" che rappresenta il Kosovo nei colloqui.

I suoi colleghi sono il presidente (facente funzione) del Kosovo Fatmir Sejdiu, il portavoce del parlamento Kole Berisha, i capi dei due partiti di opposizione, Hashim Thaqi del PDK e Veton Surroi dell’ORA, e il coordinatore del team Blerim Shala.

Teuta Sahatqia dell’ORA ha detto che la reputazione di integrità personale di Ceku lo renderà nei negoziati una figura più autorevole del suo predecessore.

Dugolli si è detto d’accordo, aggiungendo che è ben noto che il "team dell’unità" è tutt’altro che unito e soffriva per "i difficili rapporti tra alcuni dei suoi membri". Il nuovo primo ministro ha ora un’opportunità di ricominciare su nuove basi, ha detto.

Il 21 marzo, nel corso del suo primo viaggio all’estero in qualità di premier, Ceku ha visitato Vienna e Bruxelles dove ha incontrato tra gli altri l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Kosovo, il finlandese Martti Ahtisaari.

Il portavoce di Ahtisaari, Hua Jihang, ha detto a Balkan Insight che l’inviato dell’ONU ha esortato il nuovo leader a non perdere un solo attimo.

Secondo quanto riferito da Jihang, Ahtisaari ha detto che "il tempo che passa va a contrastare il processo" e che "servono più migliorie" su questioni come la sicurezza delle minoranze etniche e la loro reintegrazione nella società più vasta.

Ceku si è già impegnato a rendere prioritaria la questione dei diritti delle minoranze, inclusi quelli dei serbi che vivono in Kosovo.

Ha ripetuto ciò a Bruxelles, sua tappa successiva dopo Vienna, dove ha promesso agli esponenti dell’UE che egli sarebbe riuscito a coinvolgere la amareggiata e timorosa minoranza serba del territorio.

"Noi siamo molto chiari riguardo al volere che i serbi rimangano in Kosovo, che siano uguali, liberi e protetti, che amino il Kosovo e lo considerino come la propria casa" ha detto.

Riferendosi all’inizio della successiva tornata di colloqui sullo status, prevista per lo scorso 3 aprile, Ceku ha detto di voler inviare un segnale ai serbi: che il suo governo punta ad allineare il proprio trattamento delle minoranze agli standard UE.

*Brikenda Rexhepi è giornalista per il quotidiano Koha Ditore e collaboratrice di Balkan Insight. Balkan Insight è una pubblicazione online di BIRN, Balkan Investigative Reporting Network.

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