Kosovo: la rinascita di un centro sciistico?
A Brezovica, storico centro sciistico del Kosovo, dovrebbe arrivare a breve un investimento di più di 400 milioni di euro da parte di un consorzio francese. Un reportage
(Pubblicato originariamente da Kosovo 2.0 il 15 aprile 2015, tit. orig. "Returning the Luster to a Snow-capped Jewel")
Non ha idea di cosa significhi avere problemi di pressione, né sa nulla di colesterolo. La bellissima catena montuosa dello Sharr sembra aver tolto ogni malanno a Fatmire Deva, 67 anni. “Penso che non morirò mai”, dice lei, con un sorriso.
Deva è una donna usa alla cultura di montagna, con un cappello bianco in testa. E’ il motore e il principale guardiano del circondario presso il centro sciistico di Brezovica, pieno di belle case. “Sono arrivata qui per la prima volta nel 1979. Non che fossi rimasta impressionata dal posto, ciononostante fu amore a prima vista”, racconta Deva, tornando nella memoria a 35 anni fa.
All’inizio veniva qui solo per qualche giorno, poi i giorni divennero mesi, ed infine anni. Non la si trova mai nel suo appartamento di Pristina: Brezovica è diventata la sua casa permanente. “Quando è iniziata la campagna di bombardamenti della NATO, ci hanno detto che dovevamo andarcene”, spiega Deva. Tornò dopo qualche mese, e tutto era cambiato e la sua casa bruciata. “L’ho ricostruita, con molta fatica”, ricorda. Deva vive sette chilometri a valle dell’impianto sciistico, in una zona chiamata Brezova.
A Brezovica i primi passi della costruzione di un centro sciistico sono avvenuti negli anni ’50, quando venne costruito qualche piccolo skilift. Nel 1984, mentre Sarajevo si stava preparando per le Olimpiadi, Brezovica è stata scelta come località alternativa nel caso in Bosnia vi fossero stati problemi di neve. Vennero costruite alcune cabinovie, tuttora funzionanti. “Le piste erano migliori di oggi; vi erano squadre di sciatori che arrivavano da tutta la Jugoslavia per allenarsi”, ricorda Deva, raccontando degli anni ’80.
Il centro sciistico dista 15 chilometri dalla città di Štrpce, abitata in gran parte da appartenenti alla comunità serba. La Serbia ha continuato, ogni tanto, ad investire negli impianti di Brezovica, nonostante non vi fosse in merito alcun accordo con le autorità kosovare. Dalla guerra ad oggi però gli investimenti sono stati minimi, dato che il governo kosovaro ha palesato l’intenzione di privatizzare gli impianti. Si sono solo riparate cinque cabinovie da parte di Skijaliste Srbije, azienda serba che gestisce centri sciistici in Serbia. Gli impianti in passato riuscivano a trasportare 10.000 sciatori all’ora, ora il numero è di molto inferiore anche perché molti impianti che servono nove delle potenziali piste a disposizione non sono funzionanti.
Quando Brezovica dimostrò tutto il suo potenziale, si è iniziato a costruire alberghi, che sono ancora là, ma la mancanza di manutenzione e investimenti li ha lasciati in rovina. Ed è questa l’attività di Deva. Nella sua casa può ospitare fino a otto persone. I prezzi dipendono da Deva, perché, afferma, “questo è un hobby, è un peccato se la casa resta vuota”.
Nella parte più bassa di Brezovica, a circa 900 metri sul livello del mare, vi è l’Hotel Narcis, in passato considerato un albergo di prima classe. Attualmente non è più come in passato. L’Hotel Breza è un altro luogo dove si può trovare una sistemazione, ed ha aumentato la sua clientela ultimamente grazie ai pochi investimenti fatti negli impianti. L’Hotel Molika, situato a ridosso delle piste da sci, a 1700 metri di altezza, ha iniziato a cambiare la mobilia ai suoi cinque piani di stanze. Non lontano vi è l’Hotel Partizan, con 150 letti. Proprio di fronte vi è l’Hotel Woodland, privato. A Bresovica attualmente in totale vi è la capacità ricettiva di 600 posti letto.
Vi è una persona che trascorre più di 200 giorni all’anno qui, in queste montagne. Si chiama Lul Zhubi, e gestisce le attività outdoor dell’ong Scardus. “Scardus” è il nome latino della catena montuosa delle Sharr. “Siamo venuti per la prima volta a Brezovica nel 1971. La strada era aperta solo fino a laggiù, e siamo dovuti arrivare in cima con i cavalli”, ricorda. Ai tempi Zhubi era uno sciatore che partecipava a gare a livello della Jugoslavia. Mantiene ancora lo stesso entusiasmo per lo sci, ma ora promuove gare in questa zona del Kosovo.
“Resici conto che la Federazione kosovara dello sci aveva altre priorità, io ed alcuni amici abbiamo fondato l’associazione di sport estremi Scardus”, spiega Zhubi. In merito alla promozione dello sci in Kosovo la Federazione kosovara ignora Brezovica, per favorire invece il centro sciistico di Boge.
Scardus da ormai cinque anni promuove gare di snowboard cross e ski cross, discipline per cui nei Balcani, non vi sono gare se non proprio a Brezovica. “Al momento le gare sono al livello dei Balcani, ma vi è il potenziale affinché si vada oltre”, sottolinea Zhubi.
Nei momenti in cui gli impianti di Bresovica non erano in funzione, come ad esempio due anni fa, quando vi sono stati problemi alle cabinovie e quindi le piste sono rimaste inaccessibili, le attività di Scardus sono diventate ancora più frenetiche. Invece di aspettare aiuto dall’esterno i suoi membri hanno infatti comperato un gatto delle nevi. “Nel 2013 l’intera area rischiava di rimanere chiusa, ma visto cosa stava per accadere abbiamo deciso di chiedere un prestito e comperare un gatto delle nevi. Abbiamo percorso una via piena di ostacoli, ma la nostra buona volontà e il nostro entusiasmo ci hanno fatto andare avanti”, racconta Zhubi.
In merito alle divisioni etniche, Zhubi dice che Brezovica divide la gente per quanto riguarda la politica, ma la unisce a livello delle loro relazioni, perché tutti in quest’area dipendono dai soldi portati dai turisti. Fa poi un paragone con l’area costiera di Ulcinj, in Montenegro, che va in ibernazione da ottobre a giugno, perché non vi sono turisti. Ma quando l’estate torna, la città e la sua economia rivive. “All’inizio della stagione chi vive a Ulcinj è triste perché è da mesi che non vede un soldo, e questo avviene anche qui. Ma i soldi poi, nel prosieguo della stagione, fanno migliorare l’umore”.
Da quando è venuto a Brezovica per la prima volta, nel 1998, Nemanja Radišic, dalla Serbia, è sempre ritornato con regolarità. E’ circondato da molti amici albanesi, che sta aiutando ad organizzare la Independence Cup, una gara di slalom parallelo che si terrà a breve. Non si cura di questioni interetniche; a suo avviso, non dovrebbero nemmeno esistere. “Qualsiasi altra cosa, ma non questa, dovrebbe essere un problema”, afferma. A lui piace l’aspetto duro di Brezovica. “Qui è molto selvaggio”, sottolinea.
Non appena la coltre bianca ricopre Brezovica, il sangue di una persona originaria dell’Albania inizia a ribollire. Si chiama Gent Mati ed è un grande entusiasta di sport estremi. “Questa è la montagna dove sono maturato come sciatore e dove mi sento a casa. Per me è impossibile starmene a casa quando la neve ricopre Brezovica. La mia famiglia e anche al lavoro lo sanno, e mi capiscono”, afferma Mati.
Per lui Brezovica ha un gusto unico perché offre scenari incontaminati. “L’infrastruttura è scarsa e cerchiamo di superare la cosa con filosofia”, spiega. Mati fa anche da guida a molti gruppi di alpinisti che passano da Brezovica in un tour che comprende anche località nelle “Montagne maledette”, come ad esempio Valbona. Brezovica non è certo il luogo ideale per sciatori principianti, ma lo è per chi ha esperienza.
“Per chi va fuori pista è un piccolo paradiso ma purtroppo, in Albania, gli sciatori di questo livello si contano sulle dita di una mano. Nei fine settimana il centro sciistico è pieno e la domanda supera l’offerta. Ed è triste realizzare che questo potenziale venga sprecato”, aggiunge Mati. A suo avviso è lo stato precario degli impianti e la poca accuratezza con cui vengono tenute le piste che spingono molti albanesi a preferire gli impianti di Kolašin in Montenegro, o Mavrovo e Popova Sapka in Macedonia.
Nonostante i problemi interetnici il centro sciistico di Brezovica e l’area circostante sarà oggetto di un investimento di 410 milioni di euro da parte del consorzio francese “Compagnie des Alpes and MDP Consulting”. La MDP prenderà in leasing per 99 anni l’area e la maggior parte degli hotel nominati prima. Sino ad ora il governo serbo non ha né criticato né approvato la privatizzazione del centro sciistico. Ma, considerando i recenti investimenti di aziende quali Skijaliste Srbije e Inex Sharr Planina, è chiaro che la Serbia potrà ancora dire qualcosa in merito al processo di privatizzazione. Anche l’azienda locale Outdoor Kosovo fa parte del consorzio MDP Consulting. Il suo proprietario è Lorik Haxhiu, ex consulente coinvolto nel progetto della centrale termoelettrica di Kosova e Re. Secondo Outdoor Kosovo a Brezovica verranno aggiunti 75 chilometri di piste e verrà dato lavoro a 3000 persone.
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