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Kosovo, il parlamento bloccato dall’opposizione

Il parlamento del Kosovo è bloccato. L’opposizione, più aggressiva che mai, è decisa a boicottare anche con azioni dimostrative i lavori dell’assemblea. Al centro della contesa gli accordi tra Pristina e Belgrado

09/10/2015, Violeta Hyseni Kelmendi - Pristina

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Il parlamento kosovaro dall’inizio della sessione autunnale non ha potuto procedere con la sua agenda legislativa. I lavori sono infatti bloccati dall’opposizione, che protesta contro gli accordi raggiunti tra Pristina e Belgrado grazie all’opera di mediazione dell’Unione europea. Uno dei punti negoziali riguarda la costituzione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba, che garantisce ai serbi del Kosovo maggiore autonomia nei campi dell’economia locale, della sanità, dell’istruzione e dello sviluppo urbano e rurale.

Le tre formazioni dell’opposizione, il movimento “Vetëvendosje” (Autodeterminazione), l’Alleanza per il futuro del Kosovo (AAK) e l’Iniziativa per il Kosovo (NISMA) chiedono che il governo ritiri la propria firma dall’accordo. Secondo l’opposizione, assicurando larghi poteri all’Associazione delle municipalità serbe il governo di Belgrado – che considera il Kosovo come una sua provincia – guadagnerà spazio di manovra per manipolare i serbi del Kosovo. A parere del governo, l’intesa è invece in accordo con la costituzione kosovara ed alla Serbia non sarà permesso interferire con gli affari interni del Kosovo.

Bagarre in parlamento

Nelle ultime settimane i deputati dell’opposizione hanno prima lanciato uova in direzione del premier Isa Mustafa mentre questi parlava nell’aula del parlamento di Pristina sugli accordi con la Serbia. Nella sessione successiva, l’opposizione ha fisicamente impedito al presidente del parlamento di parlare, impossibilitando la prosecuzione dei lavori in aula. Ieri, una nuova interruzione è avvenuta quando Albin Kurti, leader di “Vetëvendosje” ha azionato un fumogeno all’interno dell’aula .

Secondo Glauk Konjufca, esponente dello stesso movimento politico, l’Associazione delle municipalità serbe impedirà di fatto al Kosovo di funzionare come stato unitario e aprirà le porte ad una federalizzazione di fatto del paese. “Vogliamo quindi bloccare il funzionamento del governo e del parlamento, così che il premier e l’esecutivo possano riflettere e ritirare la firma da questo accordo imbarazzante, che rischia di danneggiare in modo irreversibile gli interessi del Kosovo”, ha detto Konjufca.

Il premier e il presidente del parlamento hanno invitato i deputati dell’opposizione a mettere fine all’opera di boicottaggio dell’Assemblea nazionale, e di rendere invece possibile un dibattito aperto sugli accordi con la Serbia, che secondo l’UE, rappresentano un punto di svolta nel processo di normalizzazione dei rapporti tra le due parti.

L’opposizione ha mobilitato i cittadini anche contro il processo di demarcazione del confine tra Kosovo e Montenegro. Quest’ultimo ha irritato i kosovari che risiedono lungo la linea di confine: alcune formazioni politiche ritengono che il Kosovo possa perdere parte del suo territorio. Secondo l’opposizione, circa 150mila persone avrebbero firmato petizioni su queste due delicate questioni.

A causa delle profonde divisioni tra maggioranza e opposizione, il parlamento non è stato in grado di deliberare su ventidue proposte di legge che erano pronte per essere analizzate. “L’opposizione chiede alla maggioranza di fare un passo indietro sugli accordi con la Serbia, non solo perché li ritiene dannosi, ma come pretesto per far cadere il governo attraverso proteste violente” è l’opinione dell’analista politico Shkëlzen Gashi raccolta da Osservatorio Balcani Caucaso “ma anche se dovessero tenersi elezioni anticipate, non credo che l’opposizione possa migliorare le proprie posizioni. Anzi, probabilmente faticherebbe anche a mantenere quelle attuali”.

Interrogato sulla possibile via d’uscita dall’attuale muro contro muro, Gashi ha risposto: “L’opposizione agisce in modo molto aggressivo, cosa usuale per Vetëvendosje, ma piuttosto sorprendente per l’AAK. Il suo leader, l’ex premier Ramush Haradinaj – già sotto processo due volte al Tribunale dell’Aja – probabilmente reagisce oggi a quella che avverte come una mancata ricompensa da parte della comunità internazionale per i servizi resi negli anni passati. Alla fine, come al solito, a decidere sarà comunque l’ambasciata americana a Pristina, che può minacciare con possibili incriminazioni per crimini di guerra non solo i due leader della maggioranza – Isa Mustafa e Hashim Thaçi – ma anche due dei leader dell’opposizione – Ramush Haradinaj e Fatmir Limaj. Se gli americani, che hanno creato questo governo per portare a casa gli accordi con la Serbia, hanno oggi interesse a farlo cadere, l’esecutivo cadrà”.

Rischio destabilizzazione

Secondo l’ufficio in Kosovo della fondazione Konrad Adenauer la situazione politica in Kosovo è caratterizzata oggi da una dinamicità e da un livello di tensione raramente osservati negli ultimi sedici anni: “Questa complessa situazione minaccia di destabilizzare il paese. Quindi, il dialogo tra i partiti rappresentati in parlamento, dove un compromesso può essere raggiunto, è essenziale per far tornare l’Assemblea del Kosovo ad essere un’istituzione funzionante. La strategia del blocco dei lavori è nociva e non offre nulla di positivo al Kosovo. Tenere nuove elezioni anticipate rappresenterebbe una perdita di tempo, associata a costi considerevoli. Quello di cui il Kosovo ha bisogno è un parlamento funzionante, con un’opposizione che gioca un ruolo costruttivo”.

Kadri Veseli, presidente del parlamento, ha assicurato che farà il possibile per evitare conseguenze negative dell’attuale crisi. “L’Assemblea non sarà bloccata, continueremo con le sessioni plenarie previste nell’agenda”, ha dichiarato Veseli, sottolineando che non sarà l’uso della violenza a risolvere i problemi.

Alcune organizzazioni della società civile hanno chiesto al presidente del Kosovo di organizzare e mediare per favorire un ampio dibattito tra i partiti politici e trovare una soluzione alla crisi.

Il conflitto tra governo e opposizione è esploso a partire dalle divisioni nate in seno al blocco d’opposizione che si era presentato alle elezioni dello scorso anno. Vetëvendosje, AAK e NISMA hanno accusato infatti di tradimento la Lega democratica del Kosovo (LDK) di Isa Mustafa, dopo che il partito ha deciso di formare una coalizione di governo col Partito democratico del Kosovo di Hashim Thaçi.

Mai prima d’ora l’opposizione ha mostrato un atteggiamento tanto aggressivo come quello mostrato nei confronti del pacchetto di accordi raggiunto con la Serbia lo scorso agosto, che comprende l’Associazione delle municipalità serbe, la rimozione delle barricate sul ponte di Mitrovica, un nuovo codice telefonico internazionale per il Kosovo e un’intesa sul settore energetico.

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