Tipologia: Intervista

Tag: Pedakos

Area: Kosovo

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Kosovo e prima infanzia: pensare con le mani

Riutilizzare nella formazione per la prima infanzia materiali di riciclo: il Centro di Riciclaggio Creativo di Reggio Emilia ha recentemente proposto alcuni laboratori ad educatrici ed educatori del Kosovo. Ne abbiamo parlato con Laura Pedroni, sua coordinatrice organizzativa

22/07/2021, Davide Sighele -

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Da poche settimane è terminato un ciclo di formazione che ha visto coinvolte educatrici ed educatori del Kosovo del settore 0-6 anni sul recupero e riuso di materiale di scarto a fini educativi. Ci spiega di cosa si è trattato?

Questo percorso di formazione si inserisce nel progetto Pedakos, promosso da Volontari nel Mondo-RTM. L’obiettivo generale è quello di accrescere la qualità dei servizi educativi offerti da scuole dell’infanzia pubbliche, private e comunitarie del Kosovo. Per farlo, è stato coinvolto un gruppo pilota di 15 scuole dell’infanzia distribuite in tutte le regioni del paese.

Il ruolo di Fondazione Reggio Children nella cornice del progetto è nel supporto e consulenza per la realizzazione di iniziative volte a promuovere l’educazione al gusto (grazie alla collaborazione con PAUSE Atelier dei Sapori) e al riuso dei materiali (grazie all’esperienza di Remida, Il Centro di Riciclaggio Creativo di Reggio Emilia promosso insieme a Istituzione Scuole e Nidi di Reggio Emilia e Iren).

In particolare, l’approfondimento online da poco concluso, articolato in quattro incontri tra fine aprile e giugno, aveva l’obiettivo di sensibilizzare al tema del riutilizzo dei materiali, promuovendo l’idea che il materiale informale, non strutturato, di scarto, possa essere risorsa educativa e culturale, possa arricchire i contesti scolastici quotidiani e offrire spunti e suggestioni insoliti per il lavoro con i bambini.

Un modo tra l’altro per avvicinare le scuole alla sostenibilità. Siamo infatti convinti che oggi questo sia un tema più urgente che mai. La nostra idea di sostenibilità si riflette dalla visione offerta dai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che pongono l’accento sulla necessità di un approccio multidisciplinare, una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, a partire da un’educazione di qualità.

Crediamo, oggi più che mai, anche in una sostenibilità delle relazioni, una sostenibilità sociale ed economica. Crediamo nel diritto alla non conformità, nel diritto all’imperfezione. Ciò che è considerato "di scarto", non conforme, ha per noi molte possibilità, ha valore, diventa prezioso.

Un momento dei webinar Pedakos

A moment of the Pedakos webinars

Una delle frasi a cui vi ispirate è “Pensare con le mani”. Cosa significa? 

Remida promuove l’idea che i materiali che le aziende scartano (nuovi, mai usati, ma per diversi motivi destinati allo smaltimento) abbiano grandi potenzialità educative e valore culturale. L’obiettivo è – attraverso il lavoro di ricerca e l’adozione uno sguardo inusuale, “obliquo” – di trovare la bellezza dove non siamo abituati a cercarla, cioè nei materiali non strutturati.  E, per vederne le molte identità e possibilità, i materiali vanno esplorati, manipolati indagati: con le mani, con la vista, con l’udito… È questo uno dei significati di “pensare con le mani”: attraverso workshop, atelier e ricerche si attivano, a tutte le età, capacità cognitive, creative e relazionali.

Per avvicinare a questi temi le scuole coinvolte nel progetto era prevista una visita a Remida nel 2020 e di due missioni in Kosovo per la formazione del personale scolastico sul tema. La pandemia ha cambiato un po’ i piani e abbiamo dovuto rimodulare alcune azioni. Le attività previste nell’ambito del progetto non sono state solamente spostate on-line e a distanza, ma sono state completamente riprogettate con lo scopo di rispondere al meglio alle esigenze del progetto, proponendo incontri virtuali progettati ad hoc con e per le scuole.

Il Kosovo è un paese che negli ultimi decenni ha vissuto una realtà molto dura, fatta di conflitti, emigrazione e – per una parte rilevante di chi vi vive, forte povertà. In questo contesto cosa è emerso dai partecipanti rispetto al tema del riciclo?

Durante il percorso formativo, in cui abbiamo incontrato diversi insegnanti e amministratori delle scuole pubbliche e private del Kosovo, è emerso che attualmente c’è una scarsa propensione delle comunità locali alla tutela dell’ambiente, all’uso sostenibile delle risorse, al riuso e riciclo. Abbiamo però notato che il tema ha destato molto interesse e che sta crescendo la consapevolezza di quanto sia importante fare qualcosa per invertire questa tendenza. 

Le scuole coinvolte hanno infatti mostrato di voler attivare percorsi e progetti che possano promuovere (non solo nelle attività didattiche, ma anche coinvolgendo comunità e famiglie) una maggiore sensibilità verso le tematiche legate allo sviluppo sostenibile. 

Un’altra particolarità emersa è che nelle scuole sono molto presenti i materiali didattici più conosciuti, mentre non è tanto abituale lavorare insieme ai bambini con materiali informali, non strutturati, di scarto. Anche in questo caso, però, insegnanti, direttrici e amministratori delle scuole non si sono lasciati scoraggiare e hanno partecipato con entusiasmo alla discussione, proponendo poi ai bambini alcuni dei progetti di cui abbiamo parlato durante il percorso.

I materiali utilizzati nel workshop "Biciclette Fantastiche" - © Remida

The materials used in the "Fantastic Bicycles" workshop – © Remida

Ci può fare qualche esempio delle attività che possono essere proposte a bambine e bambini?

Durante il percorso abbiamo proposto alle 15 scuole pilota due progetti, ispirati alle attività di Remida, su cui poter lavorare con i bambini.

Un “Laboratorio di carte” dove si intende la carta non come materia per realizzare un prodotto ma come soggetto di ricerca. Bambini e ragazzi vengono invitati ad allestire un proprio laboratorio con strumenti e reagenti, per andare alla scoperta dell’anima anatomica della carta, delle sue infinite possibilità di trasformarsi, di diventare plastica, di trattenere la memoria dei gesti e del tempo. Una proposta che attiva competenze scientifiche, narrative, tecnologiche e creative.

E poi un secondo laboratorio titolato “Biciclette Fantastiche” con il quale chiamiamo bambini e insegnanti a lavorare insieme sull’immaginazione e la composizione, per progettare “biciclette fantastiche” a partire da oggetti inusuali, materiali informali e immagini. Questo tipo di attività promuove la collaborazione e la condivisione, e invita gli adulti a riflettere insieme a bambini anche piccoli sull’idea di movimento, di equilibrio, di coraggio, di autonomia e sul significato del loro crescere giorno per giorno.

Scaffali al centro Remida

Shelves in the Remida center © Remida

Quali sono gli elementi emersi da questo ciclo formativo in Kosovo che l’hanno colpita di più?

Nonostante le tante difficoltà nelle scuole, aggravate negli ultimi mesi anche dall’emergenza pandemica, ci ha colpito in primo luogo il coinvolgimento e la partecipazione delle scuole agli incontri e alle attività proposte, la voglia di avere spunti e suggestioni da poter sviluppare nelle loro attività quotidiane.

Abbiamo trovato inoltre molto interessante che i referenti delle scuole abbiano manifestato il desiderio di proseguire con questo tipo di approfondimenti, in quanto considerati innovativi, inusuali rispetto al loro modo abituale di lavorare, più incentrato su attività didattiche tradizionali. Le 15 scuole pilota, pur se molto diverse tra loro – sia dal punto di vista gestionale che organizzativo – hanno partecipato attivamente a tutti gli incontri e fatto tante domande.

Nella vostra attività in Italia incontrate spesso educatori ed insegnanti. Avete notato particolari differenze o somiglianze di approccio rispetto ai colleghi del Kosovo?  

Senza intervenire direttamente sulle attività educative, didattiche e le scelte pedagogiche, quello che noi cerchiamo di condividere, quando entriamo in contatto con esperienze diverse, è un approccio educativo basato sulla tutela e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e sulla corresponsabilità tra gli attori di settore. Nel fare ciò, è fondamentale difendere e promuovere i diritti dei bambini, a partire da un’idea di bambino competente e soggetto di diritti. Un bambino da ascoltare, valorizzare e coinvolgere nei processi educativi. È quindi importante puntare sulla formazione del personale insegnante e sulle buone pratiche quotidiane, come previsto dalle attività e dai percorsi offerti da diverse istituzioni nell’ambito del progetto Pedakos – che si avvale della collaborazione di preziosi partner in loco, tra cui il Ministero dell’Educazione, e a Reggio Emilia con il coinvolgimento di Istituzione Nidi e Scuole Infanzia del Comune di Reggio Emilia. 

È infatti fondamentale riportare in primo piano il tema dell’educazione della prima infanzia in Kosovo, tema che da molti anni non è stato considerato un ambito prioritario né dagli attori locali né dalla comunità internazionale. RTM ha quindi ha iniziato a operare in questa direzione e il progetto Pedakos si inserisce in questo percorso.

Negli anni è nata una rete di altri centri Remida che oggi conta 12 realtà in Italia e nel mondo, ad esempio in Argentina, in Australia, in Svezia. Come sono nate queste collaborazioni internazionali e ritiene vi sia spazio per attività di questo tipo anche nei Balcani?

L’interesse suscitato in questi 25 anni dal progetto Remida e i dialoghi instaurati in anni di accoglienze e visite studio, hanno dato vita a una rete che oggi si compone di 13 Remida: 8 in Italia e 5 nel mondo. Un network di centri geograficamente lontani ma vicini nelle idee e nell’approccio.

Tutti insieme partecipano a valorizzare il riciclaggio creativo e la tutela dell’ambiente, progettare iniziative culturali, ambientali ed educative condivise, attivare collaborazioni tra il mondo dell’educazione e delle aziende.

Ogni centro della rete ha però un DNA specifico. Non solo dal punto di vista gestionale e organizzativo – non tutti i centri offrono le stesse attività e i modelli di gestione sono molto diversi – ma anche perché ogni Remida parla del territorio in cui è inserito: delle sue aziende e dei suoi materiali; delle relazioni tra il mondo dell’imprenditoria, della scuola, della cultura; delle richieste ed esigenze che ogni territorio e i suoi cittadini esprimono. 

Per questo motivo non ci sono luoghi non adatti a progetti di questo tipo, in quanto è importante che ogni centro possa interpretare e dare voce al contesto che abita. E questo vale anche nel caso dei Balcani: alzare l’attenzione sullo sviluppo sostenibile, sull’utilizzo consapevole delle risorse e sulle possibilità rigenerative di ciò che è considerato di scarto, è un valore universale.

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