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Kosovo e Pride: la prima volta

In ottobre la prima volta del Pride in Kosovo. Ma nonostante il sostegno – per ora solo a parole – di presidente e primo ministro la lotta contro le discriminazioni sessuali nel paese è ancora lunga

03/11/2017, Veton Kasapolli - Pristina

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In ottobre si è svolto a Pristina il primo Pride nella storia del Kosovo, preceduto dalla Pride Week. Le organizzazioni lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex (LGBT) sono scese in strada per denunciare la marginalizzazione della propria comunità all’interno della conservatrice società kosovara.

Centinaia di persone LGBT e di loro sostenitori hanno marciato e ballato sotto i riflettori dei media, senza significativi episodi di violenza durante la manifestazione. La sfilata ha ricevuto la benedizione dei leader locali, compreso il presidente del Kosovo, oltre a quella dei rappresentanti stranieri.

Fermento pre-Pride

La sfilata è stata annunciata dagli organizzatori con pochissimi giorni di anticipo, comunque abbastanza da lasciare spazio a forti reazioni contro l’evento e la comunità. Online, almeno due imam hanno definito la parata "vergognosa". Inoltre, il leader di un piccolo partito islamista ha dichiarato che le sfilate andrebbero riservate ai corpi in divisa come la polizia e non a chi diffonde “malattie”. Questo post è stato poi rimosso da Facebook in quanto espressione di odio.

Tuttavia, questo è bastato per incoraggiare intolleranza, volgarità e minacce contro i partecipanti nei commenti online agli articoli sull’evento, pratica, purtroppo, socialmente legittimata. Nonostante le migliaia di insulti, la sfilata si è svolta in modo abbastanza tranquillo, salvo il fatto che subito dopo la manifestazione due membri della comunità LGBT sono stati minacciati e percossi.

Abbandonati dalle forze dell’ordine

Come tutte le segnalazioni fatte in passato, probabilmente questi casi si trascineranno senza esito restando impuniti. L’organizzazione LGBT Centre for Equality and Liberty (CEL) ha registrato sei casi di crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale nel 2016, ma solo uno è arrivato a dibattimento. Fra i motivi di questa impunità il fatto che i responsabili degli atti di violenza sono spesso famigliari delle vittime e il timore, di queste ultime, di esporsi.

La generale sfiducia delle persone LGBT verso le autorità si basa sulla mancanza, da parte di queste ultime, di strumenti e volontà politica ad affrontare la questione della discriminazione nei confronti delle minoranze sessuali. Non vi è nient’altro che possa giustificare il fatto che le procure non consultino la comunità LGBT per supplire alla mancanza di conoscenza su questo ramo dei diritti umani.

In questo panorama, organizzazioni come CEL e il Centre for Social Group Development (CSGD) lavorano con comuni e forze dell’ordine per sensibilizzare su tematiche e diritti LGBT. Inoltre, forniscono assistenza legale gratuita o, quando è necessario trovare un rifugio, indirizzano le persone a organizzazioni sorelle in Albania.

In Kosovo la legislazione in tema, pur valida, non è correttamente implementata, come del resto qualsiasi legge nel paese. Vi è inoltre un conflitto fra la Legge sulla famiglia, che vieta i matrimoni omosessuali, e la Costituzione che proibisce qualsiasi discriminazione, compresa quella basata sull’orientamento sessuale.

Questo e altri temi chiave sono stati discussi con le organizzazioni partner della regione durante la Pride Week.

Serve un donatore

Eventi come la Pride Week non sarebbero possibili senza donatori, che forniscono fondi e consulenza per migliorare la modesta performance del paese nel campo dei diritti umani, con particolare attenzione a minoranze e gruppi marginalizzati. Nel 2016, i progress report UE hanno evidenziato l’inadeguata risposta delle autorità alle violenze fisiche e verbali contro le persone LGBT.

I report segnalano con regolarità la mancata implementazione della legge, ostacolata dalla mancanza di risorse e volontà politica a tutti i livelli. In risposta a queste critiche, l’ufficio del Presidente del Kosovo ha rilasciato dichiarazioni di sostegno a tutti gli eventi organizzati dalla comunità LGBTI per promuovere la tolleranza.

Il primo Pride della storia

La legittimazione da parte delle autorità è positiva in una società conservatrice come il Kosovo, poiché rafforza una comunità timorosa di esporsi. Il primo ministro Ramush Haradinaj ha ricevuto gli organizzatori e aperto la Pride Week, mentre il presidente Hashim Thaçi ha presenziato all’incontro di preparazione alla sfilata.

La legittimazione dall’alto è fondamentale per contrastare lo stigma e promuovere tolleranza ed eguaglianza. Sotto questo aspetto, il Kosovo è ancora indietro rispetto alla Serbia, dove il Pride di quest’anno è stato aperto dalla prima premier lesbica dichiarata.

Al Pride di Pristina, il primo nella storia del paese, la comunità LGBT ha però ricevuto un chiaro segnale di fiducia dalla presenza di centinaia di sostenitori: più che in tutte le precedenti marce contro omofobia e transfobia.

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