Kosovo: come non perdere 18 milioni di Euro
Con la sentenza sul "caso AUK", EULEX ha risparmiato al bilancio del Kosovo una perdita di 18 milioni di Euro. Purtroppo, in questi anni, è spesso mancata un’azione così efficace. Un commento sulle due facce della missione UE
Alle 9.30 di venerdì 30 gennaio 2015, sono entrato negli uffici della Procura del Kosovo. Lì ho avuto due colloqui con procuratori Eulex: uno formale e programmato, l’altro informale e inaspettato. I due colloqui ben raffigurano le due facce di Eulex.
Il primo colloquio si è svolto con il procuratore Eulex che ha lavorato al caso "American University in Kosovo" (AUK). Avevo scritto di questa transazione nell’estate del 2011, su Koha Ditore, principale quotidiano del Kosovo e unico realmente indipendente, e su Transitions Online (qui, o qui in PDF). In breve, avevo detto che, attraverso una serie di passaggi illegali (l’auto-esproprio di un largo tratto di terreno di proprietà statale nei pressi di Pristina, la sottovalutazione estrema e consapevole del suo valore di mercato e il suo trasferimento ad un istituto privato, l’Università Americana in Kosovo, che prevedeva di costruirci un nuovo campus), il governo, l’Agenzia per la Privatizzazione del Kosovo (PAK) e l’AUK stavano per sottrarre al Kosovo circa 18 milioni di Euro.
Le tasse annuali all’AUK equivalgono ad una ventina di stipendi medi mensili in Kosovo. Quindi questo accordo, in sostanza, rappresentava una sovvenzione pubblica segreta e illegale alla (ricca) università destinata alla prole dell’elite kosovara (vedi pagg. 17-19 di questo documento, e pagg. 201-2 del mio libro sul Kosovo).
Denunciai pubblicamente il caso perché nei mesi precedenti avevo inutilmente cercato di convincere la PAK, Eulex e la missione dove lavoravo, l’Ufficio civile internazionale (ICO), a fermarlo. Scrissi una prima lettera ad Eulex nel settembre 2010 (qui), allegando i documenti ufficiali sul caso (qui, a partire da pagina 6 del file PDF), a dimostrazione che era illegale. Eulex rispose due settimane dopo (qui), non esprimendo alcun interesse a indagare (alla mia obiezione seguì uno scambio lungo e improduttivo). Per quanto riguarda l’ICO, solo dopo la pubblicazione dei miei articoli la missione, pressata dai media, dichiarò che prima di attuare l’accordo il governo avrebbe dovuto "spiegarne gli interessi pubblici" (l’assenza di un interesse pubblico è una delle molte ragioni per cui l’accordo era illegale).
I procuratori di Eulex lasciarono questi documenti nel cassetto per alcuni anni, fino a quando, il 29 marzo 2014, la non ancora famosa procuratrice Maria Bamieh mi scrisse per chiedere aiuto su questo caso e una manciata di altri. Nel corso dei nostri scambi, mi inviò la bozza della sentenza di apertura dell’indagine (vedi pagg. 11-12 dello stesso documento). I documenti vedevano implicati due ministri e probabilmente anche il primo ministro, che aveva firmato la risoluzione principale (qui, pagina 6 del file PDF), funzionari PAK senior e junior, il presidente e il vice direttore dell’AUK e il perito del terreno. Informazioni meno affidabili implicavano anche l’allora ambasciatore degli Stati Uniti: come scrissi nel 2011, un collega dell’ICO mi inviò questa e-mail: "Sappi che questo accordo è stato negoziato durante diverse passeggiate domenicali tra [l’ambasciatore americano Christopher Dell e il primo ministro Hashim Thaci]. Potrebbe essere difficile da combattere".
Eppure, anche se la procuratrice Bamieh si basava sugli stessi documenti, la sua indagine mirava solo ai funzionari PAK (il principale sospettato era morto nel frattempo) e al perito. I miei scambi con lei si conclusero quando le spiegai che non aveva senso indagare solo questi sospettati, perché le prove a loro carico erano esattamente le stesse contro gli altri, di gran lunga più importanti.
Fui quindi contento di ricevere la convocazione di Eulex il 30 gennaio 2015. Fu un colloquio ben condotto, approfondito, che riguardava tutti gli indagati: pesci piccoli e pesci grossi, per così dire.
Lo scorso novembre l’inchiesta è stata chiusa. La sentenza è pubblica (l’ho pubblicata qui ) e descrive il caso interamente sulla base dei documenti da me forniti a Eulex nel settembre 2010 (il che significa che già cinque anni fa Eulex disponeva di tutte le prove necessarie). E si conferma che l’accordo era illegale: l’inchiesta è stata chiusa perché, e solo perché, l’affare non è stato attuato. Permettetemi di citare direttamente dalla sentenza.
Il procuratore così conclude la sua analisi della transazione (§ 33 della sentenza):
"Si conclude quindi che il governo del Kosovo, nella persona dei ministri Ahmet Shala e Enver Hoxhaj, era fortemente determinato ad offrire i lotti di terreno ad AUK, come concordato con l’istituto stesso e con l’ambasciata americana. Si sostiene che PAK e il Comune hanno intrapreso tutti i passi necessari per l’esecuzione della decisione, a prescindere dagli ostacoli giuridici e con poca o nessuna attenzione a questi o alle obiezioni provenienti principalmente dal Dr. Andrea Capussela".
Il procuratore considera poi il sussistere di reato di "Abuso di ufficio o di autorità" (art. 422 del codice penale) e conclude affermativamente (§ 36):
"È stato commesso reato ai sensi dell’articolo 422 CCK, perché, in effetti, l’unico requisito è ‘l’intento di acquisire un beneficio per sé o per un’altra persona […]’. In questo caso, anche se il vantaggio (per AUK) e il danno (per Pak e Kosovo in generale) non si sono concretizzati, l’intento – mens rea: dolus specialis – è riconoscibile".
Quindi, il pubblico ministero ha stabilito che le persone coinvolte stavano progettando di infrangere la legge, poiché intendevano beneficiare AUK a spese del Kosovo. Tuttavia, poiché l’accordo non è stato attuato – scrive il procuratore (§ 34) che le procedure per l’attuazione del contratto "sono state congelate dopo il 2011 e annullate nel 2014 dopo la divulgazione dell’inchiesta" – non ci sono danni. E senza danni non c’è crimine.
Credo che il governo abbia annullato il contratto per tre motivi. In primo luogo, i miei articoli del 2011 hanno portato alla luce l’affare e costretto l’ICO a intervenire, provocando almeno un ritardo. In secondo luogo, nel giugno 2014 ho pubblicato un articolo (sopra citato), che descrive il mio scambio con la procuratrice Bamieh su questo accordo, che probabilmente ha portato a temere che l’indagine potesse continuare. La terza ragione, certamente la principale, è che i sospettati devono aver ritenuto che il pubblico ministero che mi ha convocato fosse ben determinato a condurre l’inchiesta (la sentenza cita diverse richieste di chiarimenti da lui rivolte alle autorità del Kosovo) e di conseguenza scelto di abbandonare i loro piani.
(Quindi, senza falsa modestia, suppongo si possa dire Koha Ditore, Transitions Online, il pubblico ministero ed io abbiamo risparmiato al bilancio del Kosovo una perdita di circa 18 milioni di Euro)
Questa storia dimostra come l’apertura di un’indagine possa essere un’efficace misura deterrente, poiché alla fine nessun danno è stato inflitto ai cittadini del Kosovo e nessun crimine è stato commesso. E dimostra quanto Eulex avrebbe potuto ottenere se avesse agito più come questo procuratore, e meno come quelli che hanno lasciato i documenti nel cassetto per quattro anni o come la procuratrice Bamieh, che sembrava interessata solo ai pesci piccoli (cosa che, per inciso, potrebbe spiegare il motivo per cui il presidente del Kosovo le abbia recentemente conferito una sorta di medaglia "Amica del Kosovo").
Questo mi porta al mio secondo colloquio del 30 gennaio 2015. Terminato il primo, sono stato invitato nella stanza di un altro procuratore Eulex, che mi voleva parlare in modo informale di alcuni casi. Anche se il procuratore ha delineato solo le questioni coinvolte, senza identificare i casi, ho compreso facilmente che si trattava, almeno in parte, dei casi (a parte l’AUK) sui cui la procuratrice Bamieh aveva chiesto la mia assistenza (assistenza mai più richiesta, per inciso, dopo che ho criticato la sua apparente inclinazione a pescare solo pesci piccoli).
Gli ho detto che avevo diversi documenti potenzialmente utili per le sue indagini. Non avendo avuto più sue notizie, qualche settimana dopo gli ho ricordato la mia offerta. Mi ha risposto che mi avrebbe contattato quando le sue indagini avrebbero raggiunto una fase in cui la mia assistenza sarebbe potuta essere utile. Questa risposta sembrava strana. Perché non prendere subito i miei documenti per leggerli al momento opportuno? E come avrebbe potuto sapere quando i documenti sarebbero stati utili se non ne conosceva il contenuto?
Così, dopo aver avvertito questo pubblico ministero, ho scritto ai suoi superiori (il procuratore capo di Eulex e il capo della divisione esecutiva), dicendo che questo procuratore sembrava molto negligente. Mi hanno ringraziato e mi hanno detto che avrebbero trasmesso le informazioni al procuratore speciale capo di Eulex Jonathan Ratel (che, per inciso, ha ricevuto questo incarico nonostante il modo indifendibile in cui ha gestito il caso Medicus). Egli non ha fatto nulla. Lo posso dire con una certa sicurezza, perché avevo descritto i fatti omettendo il nome del procuratore negligente, per proteggere la sua autonomia e la riservatezza delle sue indagini. Nella mia e-mail, dicevo anche che il suo nome era a disposizione dei suoi superiori e di Ratel, qualora sentissero il bisogno di prendere provvedimenti. Dato che non mi hanno mai chiesto il nome, deduco che non hanno fatto niente. In effetti, questo procuratore è ancora al suo posto (e non mi ha mai chiesto i documenti, tranne forse un paio attraverso un assistente).
Ecco quindi le due facce di Eulex. Quella del pubblico ministero che ha agito con competenza e lealtà al suo mandato, e ha chiuso il caso AUK con successo. E quella dei procuratori e dirigenti troppo negligenti, pigri, incompetenti, pavidi, mansueti o asserviti per svolgere correttamente il proprio mandato (quelli, ad esempio, che hanno aperto due inchieste sulla base di sospetti gravi e poi non hanno fatto nulla, come attestato dalla sentenza di cui sopra, §§ 4 e 5). Nel periodo 2008-14, che ho analizzato nel mio libro, la seconda faccia di Eulex è predominante.
Un ultimo commento sull’elezione del prossimo presidente del Kosovo. Poiché il sistema giudiziario non funziona, in Kosovo ci sono molti sospetti, ma poche certezze circa le malefatte dei politici di primo piano. La sentenza Eulex sull’affare AUK ci dice che, mentre era primo ministro, Hashim Thaci ha firmato un documento (qui , a pagina 6 del file PDF) di cui sapeva troppo poco oppure è stato complice in questa operazione criminale progettata, fra gli altri, dai suoi allora colleghi di gabinetto Enver Hoxhaj e Ahmet Shala. Ora, Thaci è il principale candidato alla presidenza e Hoxhaj un possibile sostituto come ministro degli Esteri: spero che il Parlamento del Kosovo tenga in considerazione questa nuova informazione per valutare se questi due politici siano adatti a ricoprire quelle posizioni.
Nota: ho avvertito il procuratore Eulex negligente e suoi superiori che stavo per pubblicare questo articolo, invitandoli a farmi sapere se questo avrebbe potuto danneggiare il loro lavoro, e ho dato all’ambasciata degli Stati Uniti a Pristina la possibilità di commentare il coinvolgimento dell’ex ambasciatore nell’affare AUK. Non ho ricevuto alcuna risposta.
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