Kabardino-Balkaria: prepensionato il presidente
Arsen Kanokov, capo della repubblica di Kabardino-Balkaria è stato ufficialmente mandato in pensione dal presidente russo Vladimir Putin. A sostituirlo è stato nominato Jurij Kokov. Il potere dei clan e la corruzione nella regione caucasica
Sul piano politico il presidente russo Vladimir Putin evidentemente non è soddisfatto della situazione nelle piccole, ma turbolente repubbliche del Caucaso del Nord. Già nel gennaio 2013 egli aveva destituito il presidente del Daghestan, Magomedsalam Magomedov mettendo al suo posto un veterano della politica moscovita, Ramazan Abdulatipov.
Ora è la volta di un’altra repubblica della stessa regione, la Kabardino-Balkaria (KBR). Putin ha deciso di destituire (ufficialmente: di mandare in pensione anticipata “dietro sua richiesta”) il capo della repubblica, Arsen Kanokov, e di sostituirlo con un capo provvisorio nella persona di Jurij Kokov che rimarrà in carica fino all’elezione definitiva di un nuovo dirigente. Jurij Kokov è il fratello di Valerij Kokov, presidente della KBR dal 1992 al 2005. Kanokov, a sua volta, era diventato capo della KBR nell’autunno del 2005 con l’appoggio di Putin. Egli aveva sostituito appunto Valerij Kokov, al quale pure toccò di dimettersi “dietro sua richiesta”.
È un po’ complicato, ma quando si ha a che fare con la politica delle repubbliche nord-caucasiche bisogna sempre avere presenti gli intrecci e le connessioni delle famiglie e dei clan. Ora al Cremlino non si precisa per quali ragioni Konokov se ne vada “spontaneamente”, benché si sappia che già da tempo era caduto in disgrazia per una serie di truffe e imbrogli . Nel settembre 2010 il parlamento della KBR aveva rieletto all’unanimità, per la seconda volta, Kanokov a capo della repubblica, dietro raccomandazione dell’allora presidente russo Dmitrij Medvedev. In tal modo il mandato di Kanokov sarebbe scaduto solo nel 2015. Senza contare che Kanokov è membro del Consiglio supremo del “partito del potere”, cioè di Russia Unita.
Le lodi di Putin
Putin, nel conferire il mandato “provvisorio” a Jurij Kokov nel corso di una cerimonia a Mosca, gli ha personalmente fatto sapere che “conta su di lui”. Il presidente non è stato avaro di complimenti al suo riguardo. “Vorrei pregarla di tornare nella sua repubblica. Lei non solo è originario di laggiù, ma sa bene anche quello che vi succede, ha una buona esperienza di lavoro negli organi del potere federale e negli ultimi tempi è diventato direttore di una delle scuole-modello del ministero degli Interni (MVD) della Russia. Io conto sul fatto – ha concluso il capo del Cremlino – che tutte le sue conoscenze, la sua esperienza di vita e di professione saranno utilizzate nel modo migliore per la risoluzione dei problemi che deve affrontare la repubblica”. Questo autorizza a supporre che proprio Kokov sia visto da Putin come il futuro dirigente “permanente” di questa repubblica nord-caucasica. Putin si è anche premurato di far sapere che prima di incontrare Kokov, aveva visto anche Kanokov e gli aveva espresso il suo apprezzamento per la “dinamica positiva” sviluppata nella repubblica negli anni del suo governo, ma gli aveva anche ricordato che “i problemi non risolti”, parola di Putin, “naturalmente sono assai più numerosi” ed erano la ragione per le dimissioni “volontarie”. Infatti in luglio la Corte dei conti della Federazione Russa aveva scoperto nella KBR e nella limitrofa Repubblica di Karačaevo-Circassia considerevoli ammanchi nelle dotazioni di bilancio.
Corruzione e inadempienze nelle repubbliche
Non solo, gli uditori del tribunale contabile avevano anche notato che “non erano stati eseguiti i programmi repubblicani per la lotta alla corruzione”. “Nei programmi – secondo la relazione della Corte di conti – mancano i criteri di efficienza delle misure contro la corruzione, non sono analizzati fino in fondo i problemi della loro copertura finanziaria, non vengono pubblicate sui siti internet le informazioni sui redditi dei dirigenti degli uffici”. Anche la situazione sociale, rileva la Corte dei conti, lascia a desiderare. Per esempio, “la Repubblica di Kabardino-Balkaria non ha eseguito i suoi obblighi per quanto riguarda il trasferimento degli abitanti delle case pericolanti: neppure una famiglia ha ricevuto una nuova abitazione dal 2009, i cittadini continuano ad abitare in condizioni di pericolo”. Ancora prima, in aprile, erano stati denunciati alla magistratura diversi funzionari statali della KBR, compresi alcuni stretti parenti di Kanokov, sospettati di aver partecipato a un tentativo di “alienazione illegale” di beni dello stato.
Kokov presidente
Kokov accettando il nuovo incarico conferitogli da Putin, ha sottolineato, naturalmente, che per lui la nomina a capo provvisorio della Kabardino-Balkaria “è un grande onore ed un’enorme responsabilità”, e ha promesso di fare di tutto per “giustificare la fiducia” del capo del Cremlino.
Dunque il potere si rivolge di nuovo al clan dei Kokov. Dicono i “bene informati” che da queste parti sono sempre numerosi, che le dimissioni anticipate di Konokov sono il risultato della lotta per il potere fa i due clan.
Il clan dei Kanokov
Per la prima volta si incominciò a parlare di possibili dimissioni di Arsen Kanokov nell’estate del 2012, quando furono arrestati alcuni suoi parenti: Vladimir Žamborov dirigente dell’amministrazione del capo della KBR, e suo fratello Ruslan Žamborov, capo dell’amministrazione del servizio postale federale nella KBR. Nello stesso tempo fu preso in custodia e inviato a Mosca sotto scorta Habdulsalam Ligidov, ministro per l’Amministrazione dei beni dello Stato e delle risorse terriere di questa repubblica, e la sorella della moglie di Kononov, l’imprenditrice Madina Khatsukova.
Tutti gli arrestati furono accusati di truffa “in dimensioni particolarmente rilevanti”: cioè di aver venduto alla Khatsukova la sede della “Filarmonica” di Nal’čik per un milione di rubli, quando il suo prezzo di mercato era di 20 milioni. Ad una verifica il valore dell’edificio era stato abbassato fino a 3,5 milioni di rubli, e poi esso venne valutato per la somma per la quale è stato venduto.
Elezione diretta del presidente
Non è escluso che dopo il cambiamento del capo della repubblica nella KBR cambierà anche la procedura per l’elezione della prima carica dello stato. Secondo il quotidiano moscovita Kommersant, presentando il nuovo capo in pectore Kokov al governo, il “rappresentante politico” di Putin nella Circoscrizione Federale Nord-Caucasica (SKFO), Aleksandr Khloponin, ha espresso l’opinione che le repubbliche nord-caucasiche debbano rinunciare all’elezione diretta dei dirigenti. Khloponin ha motivato la sua proposta osservando che “nel Nord-Caucaso, “dato il ben noto complicato intreccio di interessi”, non è più il tempo di lanciarsi nelle “grandi elezioni”, cioè nelle elezioni a suffragio universale. Naturalmente le elezioni del presidente regionale da parte del parlamento scelto in una rosa di tre candidati proposti da Putin, permettono un più facile controllo di tutta la procedura da parte del Cremlino. Il “rappresentante politico” ha rilevato l’intenzione di “intavolare trattative con il parlamento della KBR, poiché è proprio il parlamento che deve decidere questa questione”.
Fino ad oggi già tre repubbliche del Nord-Caucaso hanno rinunciato all’elezione diretta del presidente: Nord-Ossezia, Daghestan e Inguscezia.
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